L’Epopea delle Sport e Prototipi di Aldo Zana: «meglio della Formula 1»

L’Epopea delle Sport e Prototipi di Aldo Zana: «meglio della Formula 1»
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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
Presso la Libreria dell’Automobile di Milano, Aldo Zana ha parlato del suo libro dedicato al Mondiale Sport e Prototipi, una delle competizioni su circuito più importante nella storia dell’automobilismo
  • Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
27 aprile 2012

Milano – Un tuffo nel passato, in particolare negli anni ’60 e ’70, quando gloriose automobili come l’indimenticabile Porsche 917 o la Ford GT40 Mk IV animavano il Campionato del Mondo Sport Prototipi o, se preferite, il World Sportscar Championship, come amavano definirlo gli inglesi.

Questo Campionato, organizzato dalla FIA tra il 1953 e il 1992, vedeva gareggiare sui circuiti di tutto il mondo vetture biposto dotate di impianto di illuminazione e ha rappresentato per molti anni, insieme alla Formula 1, una delle competizioni su circuito più importanti nella storia dell’automobilismo.

Per raccontare le mitiche imprese dei piloti di quegli anni, al volante di vetture che, con gli occhi di oggi, stentiamo a credere capaci di simili prestazioni, Aldo Zana, ha scritto un libro intitolato “L’Epopea delle Sport e Prototipi” e pubblicato da Giorgio Nada Editore.

Presentato ieri sera, in occasione dell’iniziativa “Quattro chiacchiere con l’Autore” organizzata dalla Libreria dell’Automobile di Corso Venezia a Milano, il libro si propone di raccontare le particolarità e i protagonisti di questa competizione automobilistica, caratterizzata, secondo l’autore, da un autentico senso della sportività e da una sostanziale estraneità “dal marketing e dalla politica”, che oggi contraddistingue più che mai la Formula 1.

Da cosa è nata l’idea di scrivere un libro sul Campionato del Mondo Sport e Prototipi?

«Ho iniziato a scrivere questo libro perche sul Campionato Sport e Prototipi non si era ancora scritto a sufficienza, specialmente in Italia. Ho voluto dare un taglio particolare al libro e per questo non ho seguito un ordire rigorosamente cronologico e ho deciso di intervallare il testo portante con tanti box integrativi per facilitare la lettura. All’interno dei box ci sono una serie ritratti di piloti e di disegni delle vetture dell’epoca, alcuni realizzati da me personalmente».

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L'epopea delle Sport e Prototipi di Aldo Zana, Giorgio Nada Editore

Il libro racconta tutte le stagioni del Campionato?

«La storia completa della Sport e Prototipi tratta di 41 Campionati in 39 anni e sarebbe quindi impossibile racchiuderli tutti quanti in un libro di queste dimensioni. Ho strutturato quindi il libro attorno a due grandi momenti principali, che secondo me hanno scandito la storia di questa affascinante competizione automobilistica».

Perché il 1964 rappresenta un anno fondamentale nella storia della Sport e Prototipi?

«Il Campionato del Mondo Sport Prototipi ha avuto un primo periodo, fino al 1964, dominato dalla Ferrari. Da quell’anno in poi, con l’arrivo della Ford, cambiarono tutti i paradigmi della competizione. Inizialmente derisa dalla stampa di settore italiana, la Casa americana seppe imporre la sua corporate culture, pianificando, studiando, ricercando step by step e investendo ingenti risorse, fino a raggiungere il suo obiettivo: ottenere un’auto in grado di vincere».

Qual’era la vera motivazione alla base della scelta di Ford di entrare a competere nel Campionato Sport e Prototipi?

«In realtà la motivazione che spingeva la Ford a entrare in questo Campionato era la decisa volontà di riposizionare il marchio, che aveva un'immagine troppo antiquata e poco attrattiva. Un genio del marketing come Lee Iacocca aveva capito che occorreva dare un’immagine più giovane al marchio e quindi fece prima la Mustang e subito dopo decise che era arrivato il momento di entrare nel mondo delle competizioni. Una indagine della Casa americana, condotta tra i propri dealer, rivelava addiruttura che se le vetture Ford vincevano durante le gare della domenica, il lunedì successivo i venditori riuscivano a vendere più automobili».

ford gt40 mk iv
Ford GT40 Mk IV

Come si arrivò allo sviluppo della vittoriosa Ford GT40 Mk IV?

«Per entrare nel mondo delle corse Ford si affidò a due preparatori diversi, addirittura in concorrenza tra di loro, uno dei quali era il celebre Shelby. Portarono avanti progetti paralleli e riuscirono a capire quale fosse la soluzione migliore da sviluppare, tralasciando quella meno vincente. La prima GT40 non era una macchina vincente e quindi decisero di trascurarla per portare avanti altri due progetti, ovvero la Mk II e la Mk IV».


«Quando crearono la Mk IV vinsero tutto quello che potevano vincere, tanto che si dovettero cambiare i regolamenti per non permetterle più di ottenere la vittoria».

Quando si verifica l’altro momento di svolta all’interno del Campionato Sport e Prototipi?

«L’altro momento chiave all’interno di questo Campionato si manifesta nel 1969, quando la Porsche, trovando una fessura nel regolamento, decise di produrre i famosi venticinque esemplari di 917, omologati sport. Anche in questa operazione si può vedere un approccio corporate, simile a quello della Ford, ben testimoniato dalla memorie di Ferry Porsche. Il padre della 356 diceva infatti che le corse sono come le guerre per il progresso automobilistico e per questo motivo occorreva che la Porsche corresse e dimostrasse di saper vincere».

La Porsche 917 è un mito nella storia dell’automobilismo. Come si è conquistata questa fama?

«La 917 è stata una vettura così innovativa e così diversa che riuscì a cambiare interamente lo scenario delle corse e proprio per questo motivo la abbiamo scelta per la copertina del libro. All’inizio, nel 1969 l’auto era un catorcio impossibile ed era assolutamente inguidabile. Col tempo però riuscirono a metterla a posto, grazie soprattutto al prezioso contributo dei piloti e dei collaudatori, così che diventò una macchina vincente».

porsche 917
Porsche 917


«Sul circuito di Spa, nel ’70, fece registrare una media in una gara di 1000 Km, che comprendeva quindi anche le soste, pari a 256 Km/h. Questo significava andare col piede sempre a tavoletta e la 917 era una vettura che lo permetteva. Anche in questo caso comunque per far fuori la 917 la FIA fu costretta a cambiare il regolamento».

Dove risiede il fascino di queste corse, così celebri negli anni ‘60 e ‘70?

«Il bello di queste corse è rappresentato dal fatto che le vetture andavano veramente fortissimo, molto più delle Formula 1 dell’epoca, ed erano quindi estremamente spettacolari».

Ci ha fatto capire che anche nella Sport e Prototipi vi era una buona dose di marketing a spingere le diverse Case a partecipare alla competizione. In che cosa si differenzia allora questo Campionato dalla Formula 1?

«Abbiamo visto che anche nel Mondiale Sport e Prototipi c’era una buona dose di marketing, che spingeva le Case a partecipare per evidenti ritorni commerciali e mediatici, ma era un marketing sano, perché era nella giusta misura e molto lontano da quello che domina oggi la Formula 1».

Perché la Sport e Prototipi non esiste più?

«Chi ha ucciso le Sport Prototipi se non Ecclestone, che doveva trasformare la Formula 1 nello sport egemone? Una fine ingloriosa per una storia che, a mio avviso è molto più bella di quella della Formula 1».

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Aldo Zana, autore del libro "L'epopea delle Sport e Prototipi"


«Gli anni migliori per la Sport e Prototipi sono stati il ’63-’64 e il ’72. Poi è arrivato Ecclestone che, con tutte le colpe che può avere, è comunque colui che ha salvato la Formula 1. Il prezzo pagato per il trionfo della Formula 1 è stata l’uccisione di tutte le altre categorie, tra cui le Sport Prototipi».

Come vive oggi il mondo delle corse?

«Per me oggi non sono più corse. Le corse vere sono finite a metà degli anni ’80. Nella Formula 1 c’è troppa politica, ormai è uno spettacolo pre-ordinato, con una regia molto precisa che decide tutto a priori. Tentano di vendere tutto questo come sport, ma non lo è più. Rimane quel minimo di adrenalina e di incertezza solo perché i sistemi meccanici si possono rompere. Allora invece, ai tempi d’oro della sport e prototipi, correvano per davvero.

 

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