Dakar 19 100% Perù. Arequipa Rest Day. Conti e Impressioni

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Giornata di pausa agonistica, di “riposo” al giro di boa di Arequipa. Non per tutti e non per tutti allo stesso modo. È comunque un’occasione d’oro, per contarsi, per riprendere fiato, per togliere il fesh fesh dai mezzi e dagli occhi
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
13 gennaio 2019

Arequipa, Perù, 12 Gennaio 2018. Giornata di Riposo. Termine quanto mai approssimativo e, se vuoi, irriverente. Dipende dalle circostanze, naturalmente, e quella di cui stiamo parlando è l’episodio che in ogni Dakar determina una pausa. In un certo senso è anche un obiettivo di avvicinamento. Essere arrivato alla giornata di riposo della Dakar, infatti, significa aver compiuto metà dell’opera, aver superato uno scoglio simbolicamente importante.

Da tre anni è il giorno della Dakar in cui piove, e Arequipa non fa eccezione, come La Paz, il luogo scelto in occasione delle precedenti due edizioni. Poche gocce, quasi simboliche, cadute dal cielo freddo per incollare a terra un po’ di polvere.

Comunque, sapete come è. Oggi non si corre. Tuttalpiù… si arriva dalla tappa precedente. Non è uno scherzo, durante tutto il giorno è stata una processione di arrivi, soprattutto auto e camion. Ritardatari. E fortuna che la Speciale delle 4 ruote era stata interrotta al CP3 facendo risparmiare ai Concorrenti tempo, buio e nebbia. Per questo è prematuro contarsi, c’è sempre uno che deve arrivare. Qualcuno in corsa contro il tempo, un altro con una causa o un reclamo pendente, sarebbe meglio contarsi dopo la chiusura definitiva del cancello dell’aeroporto, dove è allestito il bivacco. Alle 18:00. Usiamo quindi le cifre provvisorie per dare un’idea della selezione operata dalla prima settimana di Gara. 105 moto delle 137 partite da Lima, 18 Quad dei 25, 69 auto delle 100, 24 SxS dei 30 e 32 Camion schierati alla partenza. Globalmente, circa un quarto dei partenti è rimasto intrappolato tra le maglie della Corsa, più fitte, naturalmente, nei giorni del fesh-fesh. Qualche riflessione sulla e dalla giornata di riposo.

Al lavoro sulle moto nel giorno di pausa della Dakar 2019
Al lavoro sulle moto nel giorno di pausa della Dakar 2019

Con questo avete capito anche che per i primi che sono arrivati il pomeriggio precedente, tipo i Motociclisti delle Squadre ufficiali che trovano il campo montato e i meccanici pronti e riposati (si sono risparmiati la trasferta al bivacco della Marathon) è una giornata di un certo tipo. Effettivamente di riposo. Per quelli che si sono infilati nella notte, magari con un UTV, gelati, magari con qualche problema, e che sono arrivati all’alba o durante il giorno, è tutta un’altra cosa. Addio riposo. L’atmosfera è buona, molto più che in altre occasioni. Ci sono dei momenti di pace, i diversivi, lavarsi i panni, farsi la barba o mangiare qualcosa di buono. Il numero 1 è il barbecue, il numero 1 dei numeri 1 il barbecue di Motul Original. Motul Original. L’origine della specie. È quell’area che raccoglie i Motociclisti delle vecchie “malles”, le casse di ricambi e effetti personali trasportate dall’organizzazione per quei Concorrenti che non possono permettersi un’assistenza. Oggi c’è anche un camion con attrezzi, saldatrici e compressori, illuminazione e lubrificanti, Motul appunto. Resta lo spirito originale. Ognuno fa da sé, interviene da solo sulla propria Moto, si fa aiutare da un compagno di Avventura o si presta a dare una mano.

Duro lavoro anche nel giorno di riposo della Dakar 2019
Duro lavoro anche nel giorno di riposo della Dakar 2019

Per i Motociclisti comunque non è una giornata intera. Si parte prima, nel pomeriggio. Alle 17 con destino Camana, 200 km da Arequipa, sulla costa. Il concetto è che è meglio farsi i primi 200 chilometri del trasferimento alla volta della sesta tappa il pomeriggio, dormire a Camana e ripartire a un’ora decente verso lo start della Prova Speciale del giorno, altri 200 chilometri più avanti. Vuol dire interrompere l’ozio e lasciare Arequipa alle 17:00.

 

Chi e come, nell’ordine, e come si riparte. Le classifiche della 5^ Tappa escono a singhiozzi, man mano che i concorrenti arrivano a Arequipa. Le Moto: Ricky Brabec, sorpresa, Sam Sunderland a 59 secondi, Pablo Quintanilla a poco meno di 3 minuti. Piloti e Moto in gran forma, ritmo più che velocità, pazienza invece che rischi. I Quad: tre argentini al comando, Cavigliasso più avanti di un’ora, poi Gonzales Ferioli e Gallego. Le Auto: Al Attiyah, Toyota, perfetto. Peterhansel, Mini, a 24 minuti, un paio di errori. Joan Nani Roma, Mini, a 34, molto generoso. Le Macchine a posto, Toy incredibile, Mini da verificare, ancora troppo giovane, gran salto in avanti della Mini 4x4 che sembrava plafonata e invece è tornata competitiva. I Side by Side: Moreno Piazzoli, Varela e Farres. fuori Francisco Chaleco Lopez, e su Gerard Farres torniamo dopo. I Camion, gli Elefanti del Deserto: i Kamaz di Nikolaev e Sotnikov faccia a faccia, l’Iveco di De Rooy a un’ora e passa.

Tempo di reset per i piloti alla Dakar 2019
Tempo di reset per i piloti alla Dakar 2019

Legge e potere decisionale. Succedono cose strane, perché hanno strascichi e lati oscuri, almeno per la mia capacità di comprensione, a questa Dakar. Vicende di un certo rilievo, esemplari. Non hanno fatto verificare, ricorderete, Juan Carlos Salvatierra, il suo Quad, il suo Team. C’è una denuncia penale in corso, Lavigne e Gavory si devono presentare a Lima il 17. Poi c’è stato il difetto di navigazione gratuita della terza Tappa. Loeb aveva perso oltre 40 minuti portato fuori rotta da una nota sbagliata del road book. Senza fare tanto chiasso, la parte di Loeb ha reclamato giustizia. Istruttoria: il traliccio elettrico doveva essere su una nota, invece era su un’altra. Quel tipo di note non si può interpretare, è come un punto cospicuo per la navigazione. Sentenza: c’è l’ammissione dell’errore, ma il tempo perso non viene restituito. Una soluzione impossibile, arbitraria, offensiva. Ora Daniel Elena di chiasso ne fa urlando ai quattro venti. Sébastien Loeb continua a stare zitto. Il caso di Nicola Dutto, anche questo lo conoscete. Quello di Gerard Farres forse no. Da chiarire, mancano conferme e classifiche, andremo a vedere. Due SxS sono stati fatti partire prima della neutralizzazione al km 425 della Speciale di venerdì, a Gerard i commissari di percorso hanno detto che doveva prendere l’asfalto. Poi avrebbero premiato con uno sconto di mezz’ora i due che hanno coperto l’intera speciale. Qualche analogia con il caso Dutto, soprattutto nell’irrevocabilità della sanzione e nel buco, una voragine di logica, e la sensazione, per usare come uno sconto il termine irrazionale, che qui le leggi si fanno, si modificano quando e come si vuole, soprattutto non si discutono e si applicano con tirannica incontestabilità.

I camion alla Dakar 2019
I camion alla Dakar 2019

Camion e italiani. I Camion russi dominano il campo e la scena ai lati della Corsa. Due Kamaz in testa, e quello di Karginov espulso dalla gara per aver messo sotto uno spettatore e non essersi fermato. Nel giorno di riposo ha prevalso la tesi della buona fede. Il Daf/Ginaf italiano di Bellina-Minelli-Gotti continua per la sua strada con grande passione. C’è una storia decennale di partecipazione, e ancora prima un’epopea tutta italiana che parte da Vismara e dallo stesso Minelli. Sono stati i primi italiani a vincere una Dakar. Si parla del 1986, Vismara e Minelli conducevano l’Unimog dell’Assistenza Honda che, tenuto insieme con le cinghie e il nastro americano, fu il primo a tagliare il traguardo sulla spiaggia del Lago Rosa. Bellina e Minelli perpetuano i valori della scuola italiana, e sono tra i pochi italiani rimasti in gara, insieme ai Motociclisti Gerini e Pavan (Rookie), all’Equipaggio Schiumarini-Succi-Salvatore, Ford Raptor, a Camelia Liparoti, che corre con Rosa Romero su un SxS.

 

Piero Batini – Mr. Franco

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