Dakar 2016, Al Attiyah (Mini): "Vinciamo noi!"

Dakar 2016, Al Attiyah (Mini): "Vinciamo noi!"
Pubblicità
Piero Batini
  • di Piero Batini
Il Signor Nasser Al Attiyah non demorde, e conserva intatta la fiducia nei propri mezzi. Il “Principe” e la Mini restano molto competitivi, ma il ritardo è cospicuo. Più che un grido di guerra, quella di Al Attiyah è la promessa di non mollare
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
14 gennaio 2016

A Lei la parola

«Buongiorno amici miei, come state?»

Buongiorno a Lei, Principe, permette che le poniamo una domanda un po’, come dire, imbarazzante?

«Gli amici non mi mettono mai in imbarazzo, prego, avanti…»

Vorremmo sapere come è successo che vi siete cappottati. Non mi pare che vi succeda spesso…

«No, non è vero, cappottarsi è parte della scuola di pilotaggio. Serve a capire “praticamente” quale è il limite che, invece, non si dovrebbe mai superare. A me è successo varie volte, soprattutto all’inizio della carriera a sulle dune del mio Paese, il Qatar. Ci si fa le ossa anche così. Non è raro, questa non è stata la prima volta e non sarà neanche l’ultima. Bisogna solo, anche in questo caso, cercare di non esagerare. Quello che è successo questa volta è solo un po’ più complicato a casuale allo stesso tempo. È successo che abbiam preso una leggera imbarcata nel superare una duna. Niente di strano, solo che nel momento in cui la macchina stava rimettendosi sull’allineamento ideale, ho colpito involontariamente un grosso cespuglio di herbe a chameaux. Quei cespugli d’erba sono solidissimi nel terreno, anche sabbioso, hanno trattenuto la macchina da un lato, abbiamo fatto perno e siamo finiti su un fianco».

Never Give Up, amico mio. Non bisogna mai mollare

E cosa avete deciso di fare?

«In un primo tempo sono rimasto un po’ sorpreso, forse un po’ troppo. Ho iniziato a pensare che ci eravamo messi in un brutto pasticcio, e che la nostra Dakar sarebbe forse finita lì. Game over! Pensare troppo non fa bene, talvolta. Pensare bene, sì, quello fa… bene. Mi sono risvegliato, ci abbiamo messo un po’ per la verità, anche per l’intervento del mio navigatore, Mathieu Baumel, che non aveva nessuna colpa dell’accaduto, e finalmente ci siamo decisi a fare qualcosa. Quello che dovevamo fare subito! Abbiamo spinto la nostra Mini dall’altra parte, oh issa, oh issa, e l’abbiamo rimessa appoggiata sulle sue quattro ruote. Abbiamo fatto presto a rimontare quei quattro pezzi che erano volati nell’”operazione” e via, eravamo pronti a ripartire. In fondo era giusto che portassimo la Macchina al bivacco a facessimo lavorare un po’ i nostri meccanici, per una volta!»

E siete ripartiti, con quali obiettivi? Eravate ormai rassegnati?

«Never Give Up, amico mio. Non bisogna mai mollare. Le peggiori situazioni che ti possono capitare sono sempre raddrizzabili. Oddio, un’ora di svantaggio, adesso, da Stephane Peterhansel, non è una cosa da poco, ma noi conserviamo tutta la fiducia nei nostri mezzi. Vorrei anzi dirvi una cosa, amici miei: vinciamo noi!»

Foto primi piani: Antonio Ammiragli

Pubblicità