Dakar 2019 Perù. Fine della tortura: si parte

Dakar 2019 Perù. Fine della tortura: si parte
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Finite le operazioni preliminari. Dopo i tre giorni di Lima, passati lentamente tra verifiche e pianificazione, visita alla Città e le ultime turbolenze, è finalmente ora di partire. Il “caso” Salvatierra” resta nella Capitale
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
7 gennaio 2019

Lima, Perù, 6 Gennaio 2018. Qualcuno ancora non ci crederà, ma i giorni dei preliminari della Dakar possono diventare un incubo. Lo stress è per la maggior parte dei Partecipanti un nemico imbattibile, e l’atmosfera di festa e di eccitazione non aiuta nella ricerca di quell’equilibrio che solo la pista potrà restituire ai Dakariani… “Full Perù”. È un po’ come sentire sottopelle il caos del traffico della metropoli peruviana, anch’esso inarrestabile e imbattibile.

Comunque la tre giorni di ansia, di stretta finale prima del via è finita. Lunedì 7 gennaio è finalmente Lima-Pisco, 247 chilometri con il primo “strappo” di Speciale di 84. 159 tra Moto e Quad, 130 tra Auto e Side By Side, ben 30, e 41 Camion, in tutto 541 Concorrenti, sono ammessi a prendere il via nella prima Tappa.

Se ve lo stavate chiedendo, ecco la risposta. No, Juan Carlos Salvatierra, il boliviano iscritto con un Quad Barren Racing, non è stato autorizzato, nemmeno a verificare sé stesso, il “Quadri” incriminato l’equipaggio e i mezzi del Team di Assistenza. In pratica, cacciato via in un clima che, non bello né chiaro, altro che “neblina” del… Pacifico, ha l’aria dell’imperfetta incompiuta.

Il lungo cerimoniale del Podio di partenza, allestito alla Magdalena di Costa Verde, si è preso tutto il pomeriggio per far scendere dalla pedana, o passare accanto, tutti i partenti. Cento metri, da Parco Chiuso a Parco Chiuso, che ancora non rendono giustizia alla fame di azione ormai rabbiosa, ma che hanno mandato in delirio centinaia di migliaia di spettatori sciamanti nell’area delle “Feria” o assiepati sui contrafforti affacciati sull’Oceano che bagna la Capitale del Perù e, in soluzione unica, della Dakar 2018.

Un po’ di italiani al via. Non troppi. I Motociclisti. Jacopo Cerutti, dopo il forfait di Botturi, passato all’Africa Eco Race, incontestabile migliore degli italiani, Husqvarna, Maurizio Gerini, Husqvarna, Mirco Miotto e Mirko Pavan, Beta, Gabriele Minelli, KTM, Elio Aglioni, Husqvarna, Nicola Dutto. In Macchina ancora meno. Schiumarini e Succi, Ford, Bedin e Toni con un Railtec, Del Punta e Sinibaldi, Can-Am, Camelia Liparotti con Rosa Romero, Yamaha. Due i Camion. L’Iveco di Rickler e il Ginaf di Bellina.

La lunga e nervosa attesa di Lima non ha aiutato a scovare alcun nuovo elemento di reale “papabilità” dei favoriti al successo in questa 41ma, contando anche quella annullata del 2008, edizione. Solo pochi “indizi”, frazioni di punto pro o contro le varie tesi già più volte esposte e discusse. Particolarmente difficile, e sempre più intrigante, è il caleidoscopio di schemi possibili, di geometrie conosciute della Gara delle Auto. Non c’è dubbio che, rispetto alle ultime edizioni, c’è grande attesa per la successione del patrimonio di Peugeot, ma la situazione previsionale si ingarbuglia ogni ora che passa. C’è chi giura Mini, prima ancora di scendere nel dettaglio e stabilire in quale ordine classificare Sainz, Peterhansel e Despres, ma poi riflette sulla possibile fragilità da mancanza di collaudi dei Buggy JCW e richiama dalla panchina Roma. C’è chi promette il migliore Al Attiya di tutti i tempi, ma poi si sofferma sulla “cattiveria” di Hunt, in ogni caso contemplando una chiara riscossa Toyota. Poi tutto torna alla religiosa ammirazione per il Fuoriclasse Loeb e per il ritorno in sordina della sua Peugeot dell’ultimo minuto. I fin dei conti le Macchine nate e Velizy e parcheggiate a Satory in vista di finire in un Museo PSA son tornate in massa, tre nei colori di PH Sport e due con le insegne di Easy Rally.

Insistendo a voler trovare un’alternativa teorica che possa porre interrompere la serie KTM, alla Fiera di Lima si è parlato molto anche di Yamaha, pompando su alcuni elementi che ne alzano le quote azionarie. Tra questi in particolare, il perfetto stato di forma di Adrien Van Beveren, che prima di andare out lo scorso anno sembrava avere la Gara in pugno, e il salto tecnico della Moto. Al contrario, in una gara che esige il 100%, si deve pensare che Gonçalves, Caimi e anche Price possano avere qualche difficoltà a mantenersi in linea con i più in forma. Silenzio assoluto dall’ambiente Honda-Barreda, e questa potrebbe essere una buona cosa, perché inedita.

Un altro ambiente piuttosto impermeabile sembra essere quello relativo al Rally vero e proprio, alla sua natura e alla sua consistenza. Solo a livello di ipotesi, quindi, si può pensare che una Dakar più corta, compatta e molto omogenea in termini di terreni e tabella di marcia abbia tutte le caratteristiche, invece, per risultare… micidiale.

Dakar 2019 presentata da Bardahl

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