Dakar 2020. D-8 Flash. Ferme le Moto. Prima vittoria di Serradori (Century)

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Gonçalves aleggia sul bivacco. Giorno di fermo e di lutto per la Dakar delle Moto. Solo le auto, SSV e i Camion, prendono il via per una Tappa di forte transizione emotiva. Serradori plus, vincitore, e Alonso extra, secondo
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
13 gennaio 2020

Wadi Al Dawasir, Arabia Saudita, 13 Gennaio 2020. La Corsa va avanti, secondo una regola presa in prestito e quasi universalmente accettata, variamente interpretata. Questo non vuol dire affatto che si sia chiuso il sipario sulla tragedia che l’ha segnata indelebilmente il 12 Gennaio. La scomparsa di Paulo Gonçalves resta nell’atmosfera della Dakar. Tutti quelli che sono passati sul luogo dell’incidente, o che solo hanno visto le immagini, ricorderanno per sempre. Marc Coma ha capito subito, ma ha fatto andar via Fernando Alonso per risparmiargli parte del trauma. Altri non sono riusciti a non fermarsi. I compagni di Squadra e il cognato RodriguezToby, Svitko, Kevin. Sono rimasti lì, inebetiti e impotenti, la corsa congelata come il sangue nelle vene.

Non tutti reagiscono allo stesso modo al dramma. Dipende da molti fattori. Dalla vicinanza affettiva, dalla conoscenza, dalla rapidità, o spesso lentezza, con cui si riesce a mettere a fuoco un evento che è sempre e immancabilmente lontano dalla portata dei più.

C’è gente che crolla emotivamente subito, istantaneamente colpita come da un’esecuzione, altra cui lo shock vero e proprio arriva giorni, settimane dopo. La ferita è profonda e rimarrà aperta per lungo tempo, per alcuni non si rimarginerà mai più.

La Dakar va avanti, ma lo fa con rispetto. Il silenzio al bivacco, sulla pista delle Moto un giorno di fermo, di lutto e di rispetto. Il bivacco è rimasto scosso. Non è solo il Motociclista Gonçalves, è Paulo, uno della carovana, della famiglia. È un simbolo, lo si scopre dopo per la solidarietà spontanea nel dolore, perché non era una star ma una persona amata, considerata, nel cuore di tutti come il riferimento di un modo di amare e vivere la Dakar. Per questo non solo i team dei motociclisti, anche Mini, Toyota, i camionisti, tutti hanno comunicato la loro giornata non riuscendo a prescindere dal dramma. Borgward ha eliminato dal comunicato ogni riferimento alle auto e alla gara per concentrarsi esclusivamente sull’omaggio all’uomo volato via per sempre dalla continuità di questa terra.

 

Solo le Auto

Poi, lentamente, sospinta più dal levarsi del sole che dalla voglia, la ottava Tappa delle Auto si è messa in moto, ha onorato l’impegno e ha reso omaggio allo spirito con un risultato inedito, fortemente appassionato. Ancora, pare l’emblema della Dakar, inspiegabile e avvincente motore di emozioni e di exploit.

Una Speciale atipica, nervosa e incerta, dal primo all’ultimo chilometro. 700 chilometri, 470 di Prova Speciale. 80% di sabbia e dune, il resto terra. Fine delle pietre. Speciale Lunga, guidata, “sabbiosamente” impegnativa.

All’inizio sembra niente altro che una piccola variazione sul tema principale, la colonna sonora della Dakar 2020. Sainz, Al Attiyah, Peterhansel. Le prime battute espongono Sainz alle prime difficoltà in questa edizione, tanto è vero che soprattutto Al Attiyah ne approfitta per farsi sotto, incalzato a sua volta dall’impazienza di Peterhansel. Monsieur Dakar, infatti, è uno che si esalta quando la situazione si fa improvvisamente nuova e difficile e oggi, per l’appunto, c’è una grande novità. Per una volta, davanti alle ruote della Macchine non ci sono tracce. La pista è vergine perché non sono passate la Moto, e tocca alle auto lasciarne per prime. Alla fine il gruppetto di testa si compatta, e la classifica si allinea al rispetto dell’ordine di partenza al prezzo principale di una significativa limatura del vantaggio di leader Sainz. A metà Speciale rinviene forte anche Al Rajhi, forte della maturata consapevolezza di essere finalmente uno dei “buoni”, e l’argentino Terranova.

 

Serradori e Alonso

Solo da metà Speciale, tuttavia, inizia a farsi meno misteriosa la mano dell’ottava Tappa, le cui carte verranno svelate completamente solo nel finale. Sul tavolo… giallo della pista, infatti, Mathieu Serradori e Fabian Lurquin, diventati inseparabili dai tempi delle loro prime Dakar in Moto a cavallo tra il primo e secondo decennio del secolo in corso, mettono giù le loro carte. Traendo il massimo profitto dal rallentamento cui sono obbligati i battistrada, Mathieu e Fabian passano al comando della Speciale, che poi andranno a vincere con un solido, eloquente margine. Favoriti dall’ordine di partenza e dalla caratura degli “apripista”, certo, ma questo non toglie niente alla bravura dell’Equipaggio e alla competitività del mezzo, il buggy SRT Century Racing. Del resto della “pericolosità” del binomio ci si era già resi conto in Marocco. La vittoria di Serradori e Lurquin apre un’altra finestra sulla storia della Dakar. Non so da quanti decenni, infatti, un “privatone” in auto si permetteva di mettere in fila fior di ufficiali di solito inarrivabili!

 

Del tutto innovativo e inedito, invece, è il vero e proprio exploit di Fernando Alonso e Marc Coma che, nonostante una foratura, nel finale escono allo scoperto con la Toyota Gazoo Racing, passando al secondo posto della Speciale e sempre meno distanti da Serradori. Con pochi elementi di disturbo “scritti” sulla sabbia, e con la molla della determinazione a migliorare ogni giorno, Fernando e Marc si lanciano nella realizzazione dell’utopia della vigilia del bi-Campione del Mondo di Formula 1: vedere se, anche con la collaborazione di un bouquet di circostanze, fosse possibile salire almeno una volta sul podio.

L’obiettivo massimo è centrato, questo significa che scatta il livello successivo. Non domani, magari, visto che ci sarà da aprire la pista insieme a Serradori, ma magari già dopodomani, ammesso che il trio di testa non debba dargli di booster per dirimere la questione a tre, si potrebbe puntare alla prima vittoria!

 

Serradori, Alonso, Terranova, dunque, nell’ordine al traguardo dell’anello di Wadi Al Dawasir, insieme a un grappolo di outsider e “diseredati”. “Peter & Co.” a partire dal nono posto, ma anche giù fino al quindicesimo. Sainz sempre al comando del Rally, ora con sette minuti scarsi di vantaggio su Al Attiyah e ancora circa il doppio su Peterhansel.

Tempo per ricordare che Lopez torna ad avvicinarsi prepotentemente a Currie in testa alla Gara degli SSV, oggi primo Re Varela, e che Karginov, nuova vittoria, continua a suonare la carica nella battaglia dei Camion, nonostante il Kamaz numero 511 possa già contare su una mezz’ora di vantaggio sull’omologo di Shibalov.

Un pensiero e un saluto a Paulo

 

© Immagini ASO/DPPI/Delfosse/Flamand/LeFloch/Vargiolu/Lopez – X-raid – KTM - Gas Gas - RedBull Content Pool

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