Dakar 2021. Pronti per “vendicare” la sconfitta del 2020. Parola di Nasser Al Attiyah

Dakar 2021. Pronti per “vendicare” la sconfitta del 2020. Parola di Nasser Al Attiyah
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Nasser Al Attiyah e Glyn Hall, ovvero l’avamposto di Toyota Gazoo Racing impegnato a… vincere la Dakar. Il Principe del Qatar in una analisi globale sulle novità e sullo stato di avanzamento della competitività in Famiglia Toyota
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
27 novembre 2020

Doha, Qatar. 26 Novembre. Nasser Al Attiyah. 3 volte forse non basta. 3 vittorie alla Dakar non sono sufficienti per… giustificare un secondo posto evidentemente maldigerito. È il succo emotivo, a quasi un anno di distanza, del piazzamento ottenuto con la Toyota ufficiale lo scorso anno, alle spalle del trionfatore Carlos Sainz con il buggy Mini. Non proprio una questione personale… ma con tutti i contorni per poter essere considerata tale.

Al Attiya si dichiara pronto a replicare la vittoria ottenuta nel 2019, ultima Dakar sudamericana 100% Perù, e quindi a lavare l’onta, a vendicare quella sconfitta che non ha digerito, insomma a scendere nell’arena della Dakar Arabia Saudita con il coltello tra i denti per un duello all’ultimo sangue.

Va bene, abbiamo esagerato. Chiunque conosca il Principe del Qatar, cinquant’anni a Dicembre e la settima Olimpiade con un fucile italiano tra gli obiettivi di un ambizioso, ma non impossibile 2021, sa benissimo che tanta animosità non è nel carattere del fuoriclasse che ha già conquistato tre volte la sfida Rally-Raid per definizione. Giusto per ricordarlo. La prima volta fu con la Volkswagen nell’edizione del 2011 Argentina-Cile, la seconda con la Mini nel 2015, Dakar Argentina-Bolivia-Cile, e la terza appunto quella del 2019 storica prima volta di Toyota. Strana la vita, Toyota costruisce da sempre i fuoristrada migliori del Mondo, è di casa nelle spedizioni e nelle missioni più difficili del Pianeta, e non aveva mai vinto il Rally. Divago, scusate.

Dunque Toyota torna con quattro Macchine ufficiali, quattro Hilux che andranno nelle mani di Nasser Al Attiyah, Giniel De Villiers, Henk Lategan e Shameer Variawa, rispettivamente affiancati da Mathieu Baumel, Alex Haro, Brett Cummings e Dennis Murphy. Due Equipaggi di gloria, fama e esperienza consolidate, due Equipaggi cui dare una chance di crescita.

Dunque Al Attiyah vuole vincere. Si è preparato nel suo Deserto e con le poche corse andate in onda quest’anno. Si sente comunque pronto ed eccitato, giustamente caricato.

 

Adesso sappiamo qualcosa di più anche della 43ma edizione della Dakar. Meno velocità, più sabbia, più dune, più guida, più navigazione. Apparentemente, bisogna sempre diffidare di “quelli là”, una Dakar che non dovrebbe metterti paura. Giusto?

Nasser Al Attiyah. “Sì, stando alle informazioni che abbiamo ricevuto ieri con la presentazione ufficiale, avremo una Dakar diversa da quella dello scorso anno. Nel 2020, prima volta in Arabia Saudita, poche dune, quest’anno mi piace pensare che sarà una Dakar … che mi piace di più. Naturalmente sappiamo benissimo che alla Dakar le componenti e le variabili sono molte, e dunque che bisognerà stare in guardia. Guidare sulle dune mi piace. Mi piace anche il muovo limite di velocità assoluta imposto per la prossima edizione. 180 km/h al massimo, per tutti. Questo potrebbe portare maggiore competitività anche ad altri e alzare il livello generale della bagarre. Interessante. Per quanto riguarda la navigazione…”

 

Già, tra l’altro anche alle Macchine, questa volta, il road book verrà consegnato alla mattina, e in una forma diversa, cosa dice di questa novità Mathieu Baumel?

N A-A. “Per la navigazione non dovremmo avere problemi. Mathieu è bravissimo e ha già dimostrato in varie occasioni che nel suo ambito di competenza non lo spaventa nulla e nessuno. Ci sarà la novità del road book su supporto elettronico che verrà consegnato al mattino su un ipad. Eravamo curiosi. Poi lo abbiamo usato nel Rally Andalucia, che tra parentesi abbiamo vinto, e Mathieu se ne è dimostrato entusiasta. Ha capito subito come funziona, è entrato in sintonia perfetta con il sistema e si è addirittura divertito ad usarlo per la prima volta. Tra l’altro c’è un aspetto non secondario. La novità elimina la necessità di utilizzare i mapmen, o quanto meno abolisce le lunghe ore notturne di studio del road book.”

 

Pronti per “vendicare” il secondo posto?

Al Attiyah si mette a ridere. “No, non abbiamo nulla da vendicare. Lo scorso anno siamo stati soddisfatti del secondo posto ma, naturalmente, eravamo scontenti per la vittoria mancata. La Dakar è un po’ così, un terno secco: o la vinci o la perdi. Conta poco, in fondo che andando a vedere le cose si debba rilevare che poteva andare diversamente. Abbiamo contato una dozzina di forature solo nella prima settimana di gara, e il calcolo del tempo perso porta almeno a una mezz’ora di soste. È evidentemente molto di più dei sei minuti di ritardo nella classifica generale finale. Però, lo sappiamo, è un conto che… non conta niente. In buona sostanza sì, siamo pronti a fare “chiarezza”!” E ride ancora.

 

Bravo il Pilota, bravo il Navigatore. E la Macchina? Di solito è “brava” se migliora continuamente. Per gli uomini è l’esperienza, per le meccaniche l’ottenimento di maggiori prestazioni sempre entro la soglia invalicabile dell’affidabilità. Non solo velocità, tenuta, comportamento, ma feeling vincente. Ci siamo?

N A-A. “Sì, ci siamo. La Toyota Hilux è stata oggetto di una unga serie di miglioramenti. Io li sento in un comportamento più sincero per un rapporto di guida più facile, in un migliore lavoro delle sospensioni. La sento migliore, insomma, ma in questo caso la parola spetta a colui che l’ha creata e continua a svilupparla. Signori, Glyn Hill, Team Principal del Team Toyota Gazoo Racing South Africa. Tocca a lui parlare della Hilux TGRSA 2020.”

 

Glyn Hall. “La nostra Macchina è ed era già buona lo scorso anno, e ha dimostrato di esserlo anche durante la stagione in corso. L’Hilux Dakar era ed è competitiva, un Macchina vincente. Naturalmente è oggetto di continue attenzioni tese ad un costante miglioramento. Dopo la Dakar dello scorso anno abbiamo affrontato il tema dei (sia chiaro, io dico “dei”, n.d.r) pneumatici e siamo certi che il nostro “Gommista di fiducia” avrà adattato lo sviluppo di questo importante anello della catena di competitività alle caratteristiche previste per la prossima Dakar. Abbiamo lavorato sulla meccanica. Poco, e poi questa è una competenza a monte nella filiera TGR, di Toyota. Niente di clamoroso. La nostra macchina evolve costantemente per piccoli passi partendo dal presupposto di confermarne la competitività nell’affidabilità. Lavoriamo molto sul telaio e sulle sospensioni. Piccoli dettagli di cambiamento che portano a miglioramenti globalmente sensibili, adattamenti alle modifiche regolamentari. Quest’anno hanno imposto una velocità massima delle vetture da Gara, fissato in 180 km/h, quindi abbiamo lavorato principalmente sulle curve di erogazione della potenza. Le sospensioni sono sempre oggetto di miglioramenti, la tecnologia degli elementi in gioco è un argomento globale e crea un grande ventaglio di possibilità. Possiamo dire che, alla vigilia della Dakar, abbiamo una Hilux più efficiente e più facile da guidare. Un passo avanti.”

 

È Toyota, è Mini, la Dakar che verrà è anche BRX, Bahrain Raid Xtreme. Cosa pensi di loro?

N A-A. “Penso un gran bene. Prima di tutto perché è sempre bello veder arrivare nuove macchine, nuovi team. Poi perché ho una grande stima dello storico di Prodrive, li conosco bene per i miei trascorsi nei Rally WRC. Infine perché hanno due Piloti che suscitano grande rispetto e una grande attenzione. Joan “Nani” Roma e Sébastien Loeb. Roma ha l’esperienza, una vittoria in Auto e una in Moto, Loeb non c’è bisogno che lo dica io, ha la velocità e una voglia matta di migliorare quei secondo e terzo posto già conquistati. La Dakar è anche e imprescindibilmente esperienza, e ormai entrambi gli Equipaggi possono portarne a BRX.”

 

© Immagini DPPI – Red Bull Content Pool – Toyota Gazoo Racing

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