Dakar 2022. T6. Incidentalmente... l’hanno buttata di fori!

Dakar 2022. T6. Incidentalmente... l’hanno buttata di fori!
Pubblicità
Piero Batini
  • di Piero Batini
La Speciale sospesa, e poi confermata per un quarto, fa riflettere. Su un errore organizzativo e sulla sicurezza. Pochi feriti, ritiri ridotti al minimo. La Dakar dell’attenzione alla sicurezza sta funzionando
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
7 gennaio 2022

Ar Riyadh, Saudi Arabia, 7 Gennaio 2002. Così si dice da noi. Hanno pensato una cosa e ne è venuta fuori un’altra non proprio indovinata. Ci sono espressioni ancora più colorite. Sesta Speciale. Moto sul tracciato delle Auto del giorno precedente, e viceversa.

Pronti via, pochi chilometri e, più o meno nello stesso punto, volano via Ross Branch e Danilo Petrucci. Il primo si frattura una gamba e deve ritirarsi, l’altro si scuoia profondamente un gomito ma può continuare. Si scopre che la pista è devastata dal passaggio delle auto e dei camion il giorno precedente. Alla prima neutralizzazione qualcuno si è lamenta, poi più di uno, infine gli organizzatori decidono di sospendere la Speciale, potenzialmente pericolosa, e di mandare tutti a casa in trasferimento. Passata la pratica all’ufficio regolamenti e trovate, si decide di tenere buoni i 101 chilometri fino al rifornimento e di validare la classifica a quel punto. Morale: primo Sanders, GasGas, secondo Sunderland, GasGas, terzo Matthias Walkner, KTM. Nella generale in testa sempre Sunderland avanti a Walkner. L’unico a perdere qualcosa è Van Beveren, che cede il terzo posto a Sanders.

Nulla di grave, ma la storia suona un po’ farsesca. Il fatto che una pista venga distrutta dal passaggio delle auto e dei camion è un’informazione di default, fissata sulle tavole del dakariano già ai tempi della prima uscita in monopattino sulla spiaggia. Precede il comandamento di tenere sempre pieni serbatoio e pancia e non è mai stata messa in discussione. Quindi il bravo organizzatore non lo suppone, lo sa.

Devo ammetterlo. L’idea di far passare le Moto sul percorso delle Auto e dei Camion era buona. Un uovo di Colonbo… che si è rotto. Ecco perché. Bisogna sapere che la tappa che precede la giornata di riposo è tipicamente un massacro, tanto è vero che il controllo di arrivo resta aperto fino al pomeriggio del giorno successivo. Di solito sono tapponi in linea lunghissimi e impestati. Invece, questa volta, ecco l’idea geniale per ottenere lo stesso effetto con una tappa relativamente corta, ad anello, facilmente controllabile gestibile. Ma dove passano i camion è come dopo una battaglia, gli elicotteri son andati in saturazione d’intervento, e i Piloti si sono incazzati. Insomma agli organizzatori è andata male (peggio a Branch) e la storia va in archivio con la Speciale più corta del Rally (prologo escluso) che potrebbe passare alla storia come La Carica dei 101 (chilometri)

L’Aneddoto 6a Tappa ci dà il modo di riflettere su qualcosa di più serio. Sicurezza. La Dakar è un modo di vivere pericoloso. Non più di altri (ho letto che la pesca con la canna lo è ben di più a causa delle canne in carbonio attira-fulmini). Tutti quelli che vi partecipano lo sanno. Anche se spesso sottovalutano la problematica, spingendola psicologicamente verso l’esterno, lontano da sé, verso gli altri. La natura del motorsport è incline al pericolo dell’incidente, la Dakar ne è un concentrato di possibilità a causa dell’ampiezza 3D dei suoi elementi chiave: spazi infiniti, tempi dilatati, chilometraggi elevatissimi. 300 chilometri un Gran Premio o un Rally WRC, 5.000 una 24 ore di Le Mans su pista conosciuta al millimetro. Una Dakar è il doppio di fuoristrada sconosciuto. Ecco che la Dakar ha registrato vittime e feriti gravi.

Gli Organizzatori si adoperano per ridurre al massimo il rischio. Per anni lo si è fatto nominalmente, pescando qua e là soluzioni che non evitavano la necessità di pescare un jolly per salvarsi. Da un po’ di tempo la sicurezza è diventata una missione sistematica, un attacco frontale che esplora tutte le strategie possibili. È una necessità di tempi sempre meno indulgenti con gli svarioni, e un impegno sincero, sentito.

Abitacoli che sono delle vere e proprie cellule di sopravvivenza, impianti di estinzione, sistemi di tracciamento, comunicazione, allarme, rilevazione di anomalie, il Sentinel, per le Moto l’imposizione del giubbetto “airbag”.

Questa Dakar sta registrando un bassissimo numero di ritiri, pochissimi per incidenti. Si dice e si pensa che sia stata non troppo dura sin qui, e che lo sarà di più nella seconda settimana di gara. Il dato porta comunque a una considerazione positiva.

Giornata di riposo.

 

© Immagini ASO Mediateque - KTM – GAS GAS Media – Husqvarna - Red Bull Content Pool – Audi Media – Honda – Hero – Toyota Gazoo – BRX – X-raid – Yamaha - MM ItalTrans

Pubblicità