F1 2015, le pagelle di fine anno: ecco promossi e bocciati

F1 2015, le pagelle di fine anno: ecco promossi e bocciati
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Giovanni Bregant
  • di Giovanni Bregant
Archiviata la stagione, diamo i voti a piloti e team di questo Mondiale 2015
  • Giovanni Bregant
  • di Giovanni Bregant
2 dicembre 2015

La bandiera a scacchi è scesa per l'ultima volta e già il pensiero ora corre al prossimo campionato, si spera un po' meno scontato di quest'anno nel risultato finale. Le classifiche stanno lì, ormai immutabili, però i numeri non dicono tutto, e allora proviamo a ragionare su chi sono i veri vincitori e vinti di questo Mondiale 2015, e perché. 

Mercedes

Lewis Hamilton: ha dominato, ha vinto il 3° titolo iridato che lo consacra tra i grandissimi, eppure non ha convinto. Perché un grandissimo non butta una gara per timori irreali come ha fatto lui a Montecarlo, nè ha cadute di intensità come gli è accaduto prima in Spagna e poi dopo la conquista del titolo nelle ultime tre gare della stagione. Se a questo aggiungiamo che con quell'auto lì uno nella peggiore delle ipotesi arrivava comunque secondo e che la concorrenza interna ai box - l'unica possibile - è stata tutt'altro che irresistibile, viene da pensare che non è tutto oro quel che luccica. Con tutto il rispetto, s'intende. E allora voto 8: ha vinto, ma stavolta non ha convinto.


Nico Rosberg: a Mondiale ormai perso ha iniziato a marciare come un campione, complice la pennica di Hamilton. Però la verità è che a differenza dello scorso anno non è mai stato in grado di lottare con l'inglese, di mettergli pressione, e quando si sono trovati a contatto diretto - solo alla prima staccata del primo giro... - ha sempre subito l'aggressiva determinazione di Lewis. Così, se Nico aveva perso tutto sommato con onore il Mondiale lo scorso anno, quest'anno nessuno ha mai realmente creduto che fosse in lizza per il titolo. Forse nemmeno lui. Voto 5, rinunciatario. 

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Terzo mondiale per Lewis Hamilton, ma l'inglese ha convinto meno che nei primi due allori vinti


Team: un altro mondiale dominato dall'alto di una supremazia tecnica che non è stata solo di motore, ma anche di telaio e aerodinamica. E allora niente da dire, complimenti meritati. Però, proprio per la superiorità espressa, ai box potevano risparmiarsi la sceneggiata delle strategie imposte e uguali per i due piloti, con l'unico risultato di togliere l'ultimo spiraglio di interesse che poteva ancora esserci nella lotta per la vittoria. Come se i loro piloti avessero bisogno di una balia virtuale... Voto 10 per il risultato, 5 per lo stile. 

Ferrari

Sebastian Vettel: è arrivato in Ferrari come pluricampione da ricostruire, è finita che ha ricostruito lui la squadra (insieme ad Arrivabene). Due gare storte, in Bahrain e in Messico, ma per il resto la certezza di avere tratto sempre il massimo da una monoposto buona ma non eccezionale. Incluse tre vittorie. Soprattutto, senza rinnegare il proprio passato fin dal primo giorno ha fatto capire di essere un ferrarista dentro, così non c'è da stupirsi se chi lo fischiava ora si commuove ogni volta che lo vede in tv di rosso vestito. Ma va bene così, anche questi sono i miracoli di Maranello. Voto 10, ritrovato. 

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Raikkonen è stato la nota stonata di una Ferrari tornata competitiva


Kimi Raikkonen: non fa niente per essere simpatico e forse proprio per questo lo è, ma a parte questo il bilancio è in rosso e anche se guida per la Ferrari non è una bella cosa. Dopo un 2014 difficile, quest'anno aveva un'auto e un compagno che lo mettevano a suo agio, ma il rendimento è stato ancora una volta al di sotto di stipendio, palmarès e aspettative. Tre podi, con un'auto così, sono un po' pochi, e soprattutto troppo grande è stata la differenza rispetto a Vettel, in prova come in gara, e ancora troppo frequenti gli errori. Voto 5, delusione. 


Team: ha centrato gli obiettivi stagionali, recuperando molto sul fronte del motore e realizzando un'auto complessivamente valida su tutti i fronti. Certo, le Mercedes sono rimaste su un altro pianeta, ma si sa che recuperare durante l'anno con questo regolamento è quasi impossibile. In compenso, con Arrivabene la squadra ha recuperato molto in unità, morale e anche simpatia. Voto 9, bravi. 

Williams

Valtteri Bottas: due podi e tanti piazzamenti di rilievo raccontano una stagione indiscutibilmente positiva, tanto più che quest'anno la Williams non era più la seconda forza di campionato. Però... però non abbiamo visto quegli sprazzi che avevano fatto gridare al talento assoluto nella sua prima stagione, e il "vecchio" e bistrattato Massa alla fin fine è andato quasi uguale. Voto 7,5, aspettando che torni a farci sognare. 

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Stagione al di sopra delle aspettative per il brasiliano Massa, che molti davano per bollito. Invece...


Felipe Massa: in Ferrari sembrava da rottamare, ma in Williams è rinato, c'è poco da dire, e il rendimento quest'anno è stato praticamente pari ad una giovane promessa come Bottas. Voto 9 e complimenti veri, allora, con tanti saluti a quanti - come chi scrive - gli davano del bollito ancora quattro anni fa. 


Team: il team inglese retrocede di una posizione in classifica rispetto allo scorso anno, ma si conferma una realtà tecnica solida, anche se ai box ogni tanto continuano a fare casino (ma si sa che gli inglesi ci tengono alle tradizioni...) ed è mancato l'acuto. Se pensiamo che l'ultima vittoria è arrivata con Maldonado, una vittoria era davvero così impossibile quest'anno? Voto 8, conferma. 

Red Bull

Daniil Kvyat: il russo doveva essere asfaltato da Ricciardo, sostituito dopo pochi gran premi da Verstappen, Sainz o chiunque altro, e invece alla fine ha reagito, lottato, recuperato, convinto anche gli scettici, strappato applausi. Ed è finito pure davanti a Ricciardo: di soli tre punti, che quando cambi più motori che mutande in una stagione non vuol dire niente, ma sono tre punti che fanno morale e consacrano un talento vero. Voto 9, da top team. 

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Ricciardo insieme a Kvyat ha firmato una stagione positiva, ma Red Bull quest'anno non è stata all'altezza


Daniel Ricciardo: dopo i successi dello scorso anno, la batosta quest'anno è stata forte, di quelle da cui sarebbe stato difficile per chiunque rialzarsi. Ma l'australiano, pur tra alti e bassi, non si è perso d'animo, mostrando di esserci ogni volta che la macchina gli ha consentito di emergere dalla mediocrità. E non ha nemmeno perso il sorriso, e noi la voglia di guardalo in pista. Voto 9, prova della maturità superata. 


Team: si sa che quando sei abituato a dominare, perdere fa più male. Però in Red Bull hanno perso male, anzi malissimo: si sa a cosa hanno portato le polemiche continue con Renault... E anche telaio e aerodinamica probabilmente non erano esattamente lo stato dell'arte se in più di una gara le Toro Rosso erano in scia o addirittura davanti alle monoposto della "prima squadra". Poi la stagione in qualche modo si è raddrizzata. In ogni caso un mondiale da insufficienza, a prescindere dal vituperato motore francese. Voto 5, bagno di umiltà. 

Force India

Sergio Pérez: dopo l'esperienza in McLaren sembrava bruciato, ma il messicano ha avuto il raro merito di riuscire a cambiare il proprio destino. Lo ha fatto gara dopo gara, stando lontano dai guai (e soprattutto da Maldonado...) e conquistando ogni volta (con l'eccezione di Interlagos) il massimo dei punti possibili con una Force India valida ma non eccezionale. Quest'anno ha pure asfaltato l'ex promessa Hulkenberg e dimostrato di meritare un'altra possibilità in un top team, anche se difficilmente l'avrà. Peccato. Voto 9, sorpresa. 

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Hulkenberg ha vinto la 24h di Le Mans con Porsche, ma solo dopo il trionfo francese sono arrivati i risultati migliori

 

Nico Hulkenberg: alla vigilia del campionato gli scettici temevano che l'impegno (vincente) a Le Mans lo distraesse, in realtà proprio dopo la maratona francese il tedesco ha infilato una bella striscia di gare positive, salvo poi perdersi nuovamente un po'. Il finale in crescendo fa sì che il giudizio sia comunque positivo, però si sa che dai grandi talenti come lui ci si aspetta sempre molto. Voto 7,5, incostante. 


Team: ha iniziato il campionato in ritardo tecnico e con una monoposto lontana dalle condizioni ideali, ma pur con mezzi economici limitati ha saputo reagire, conquistando uno storico 5° posto nella classifica costruttori. Prendete in giro finché volete Vijay Mallya per i suoi gioielli vistosi e i conti non sempre limpidi, ma la verità è che il team manager indiano da quando ha rilevato la squadra ha costruito un team tecnicamente competente e preparato ed è uno dei pochi che continua a scegliere i piloti in base alle loro capacità, pagandoli anziché affittando le monoposto un tanto al giro come se fossero la giostra più veloce del mondo.... E i risultati, meritati, sono arrivati. Voto 10, una bella realtà. 

Lotus

Romain Grosjean: con una Lotus in disarmo, il francese ha fatto quel che poteva, che non era molto, ma sufficiente a dimostrare di essere ormai un pilota completo. Splendido il podio in Belgio, ma ormai è tempo di voltare pagina e forse è meglio così. Voto 7,5, certezza. 

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Qualche exploit ma risultati al di sotto delle attese per Lotus, che dal prossimo anno si chiamerà Renault


Pastor Maldonado: ha conquistato poco più della metà dei punti di Grosjean, patendo le difficoltà tecniche di una vettura nata male e in debito di sviluppo. Continua a dire che con l'auto giusta non sarebbe da meno di Vettel, Hamilton e Alonso, ma i grandi campioni si vedono anche da come sanno trarre il massimo da monoposto problematiche... Voto 5, presuntuoso.


Team: ha chiuso - male - un ciclo che ha visto anche grandi imprese, come il ritorno vittorioso di Raikkonen. Ma quella era un'altra gestione, con altri progettisti, quando i soldi non erano ancora finiti. Il prossimo anno si chiamerà Renault ed è meglio così, tanto con il marchio del mitico Colin Chapman non ha mai avuto niente a che fare. Certo che combinare così poco con un motore Mercedes era dura... Voto 4, affondati. 

Toro Rosso

Max Verstappen: il suo arrivo in F1 aveva scatenato polemiche, costringendo la FIA a imporre un'età minima e un complicato (tanto per cambiare...) sistema di "crediti" per i prossimi debuttanti nella massima serie. A punti, pesanti, già dalla seconda gara, l'olandese ha dimostrato subito sul campo di meritare il sedile: velocissimo, molto meno incline all'errore di tanti piloti con ben altra esperienza, aggressivo eppure chirurgico nei sorpassi, ha strappato applausi. Dopo l'errore di Monaco lo hanno crocefisso, come se nessun pilota avesse mai sbagliato a prendere le misure per un sorpasso, ma lui ha tirato dritto. E il sorpasso più bello dell'anno rimane il suo, a Spa su Nasr, un'esibizione di talento e attributi come se ne vedono sempre di meno. Voto 10, rivelazione. 

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A 17 anni è diventato il pilota più giovane della storia della F.1. Nonostante fosse un "rookie" Max Verstappen ha disputato un Mondiale superlativo

 

Carlos Sainz: continuiamo a scriverlo da inizio anno, se non fosse che di fianco c'era "quello là", staremmo parlando del miglior debuttante della stagione. Lo spagnolo ha convinto fin da subito, correndo in modo concreto, compiendo tutto sommato pochi errori risultando pure molto veloce in qualifica. Certo, non regala spettacolo come l'olandese, ma da quest'anno nessuno può dire che è solo un figlio d'arte. Voto 8,5, talento. 


Team: la sensazione è che soprattutto nella prima parte della stagione abbiano un po' pagato la scarsa esperienza dei piloti a livello di gestione di gara, un rischio calcolato naturalmente. Per il resto, però, la squadra italiana ha avuto l'enorme merito di portare al debutto due giovani talenti, il coraggio un po' incosciente di scommettere su Verstappen e la capacità di realizzare una monoposto che in più di un'occasione ha messo in difficoltà le Red Bull. Se non fosse stato per l'inaffidabilità (oltre che la scarsa potenza) del motore Renault, in classifica sarebbero ben più in alto. Pazienza, il loro rimane comunque un bellissimo campionato. Voto 9, l'importante è crederci. 

Sauber

Luiz Felice Nasr: la sua gara migliore è rimasta quella del debutto, e non è esattamente una bella cosa. In Gp2 non aveva poi così convinto, ma in F1 ha dimostrato di poterci stare più che dignitosamente, correndo su ritmi discreti e quasi immune da errori. Però a parte l'Australia, dove è stato molto abile nella gestione delle gomme, quando le circostanze erano un po' particolari e si trattava di metterci qualcosa di suo... qualcun altro arrivava da dietro e lo superava. Certo, ha vinto il confronto interno con Ericsson, ma questo non è esattamente un risultato memorabile. Per essere un debuttante, ha corso con grande maturità, ma il prossimo anno servirà più grinta. Voto 6,5, camomilla. 

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Una monoposto poco competitiva nonostante la power unit Ferrari ha caratterizzato la stagione del team svizzero, di cui si salva solo Nasr


Marcus Ericsson: in Sauber doveva essere il pilota di esperienza, ma ha combinato decisamente poco, anche rispetto al debuttante Nasr. Va bene, l'auto era scarsa e la gestione del team confusa, ma da lui ci si aspettava di più. Voto 4, inadeguato.


Team: ha iniziato la stagione con un pasticcio contrattuale di proporzioni epiche e una monoposto scadente e ha proseguito con quest'ultima, incapace di quel minimo di evoluzione tale da sfruttare i cavalli del motore Ferrari. Per il team svizzero quella appena conclusa è stata una delle stagioni più deludenti, condita da sterili polemiche con i grandi team e rivendicazioni un po' strane - anche legali - che non l'hanno resa particolarmente simpatica nel paddock. Voto 2, sprofondati. 

McLaren

Jenson Button: conclude la stagione davanti ad Alonso e questo è l'unico, magro, motivo di soddisfazione per l'inglese. Quest'anno pareva che non dovesse nemmeno essere al via: ha lottato in tutti i modi per esserci e chissà se poi se ne è pentito, appena capita l'antifona. Però da lui non abbiamo mai sentito una polemica e ogni volta che c'era da lottare a fondo dello schieramento non si è certo tirato indietro. Il prossimo anno ci sarà ancora ed è giusto così, perché non meritava di finire così male una delle carriere più belle e tutto sommato sottovalutate della F1. Voto 8 per l'impegno quindi, aspettando tempi migliori. 

F1 2015 Messico sab (26)
Le sue conversazioni radio col muretto sono già diventate leggenda: Alonso ci ha messo del suo, ma con la McLaren di quest'anno c'era davvero poco da fare


Fernando Alonso: i suoi dialoghi con i box sono già leggenda, anche se hanno fatto perdere a Ron Dennis i pochi capelli che gli restavano in testa e costretto più di un motorista giapponese a fare harakiri. Però alla fine lo spagnolo ha tenuto duro, e senza nemmeno calcare troppo la mano conoscendo i suoi standard. Certo, continuare per tutto il campionato a ribadire che era più contento così piuttosto che finire 2°, anzi 3° in campionato con la Ferrari sapeva tanto di Volpe con l'Uva... Voto 8 per l'impegno anche a lui, e per l'umorismo involontario. 


Team: come team, comunque, c'è poco da ridere, il ritorno di uno dei binomi più vincenti della storia della F1 è stato un disastro epocale. Francamente, stupisce come in Honda siano riusciti a fare una figura così misera, con un anno in più di tempo per il progetto e l'esperienza del 2014 da spettatori molto interessati. Una spiegazione, forse, sta in quella supponenza che spinge Ron Dennis a voler dimostrare in modo estremo di essere i migliori, una supponenza in parte condivisa da Honda per come è stato impostato il ritorno in F1. Perché anche se hai una bacheca infinita di successi, quando si ricomincia praticamente da zero un po' di umiltà è sempre utile, anche in F1. Voto 0, a picco. 

Manor

Roberto Merhi: lo spagnolo doveva essere il pilota di talento della Manor, ma con una monoposto così si fa gran fatica a farlo vedere, questo talento. Per lo spagnolo, quindi, le attenuanti generiche sono d'obbligo, però non è che rispetto a Stevens la differenza fosse poi così grande... Voto 6, sulla fiducia. 

roberto merhi gp spagna 2015
Il Mondiale lo ha visto da dietro lo spagnolo Roberto Mehri. Ma sapeva già che con la cenerentola Manor avrebbe fatto fatica a fare di più


Will Stevens: per lui stesso voto 6, con identica motivazione. Da lui nessuno si aspettava niente, ma a fondo classifica abbiamo visto debuttanti assai meno decorosi. L'importante è partecipare.


Alexander Rossi: ha corso sporadicamente, alternandosi con Merhi, e senza avere più fortuna dello spagnolo, però ad Austin con l'aiuto della Dea Bendata per un po' ha accarezzato l'idea di prendere un punto iridato. E allora voto 7, perché far sognare con la Manor non è mica roba da tutti... 

Formula 1 e FIA

F1: a proposito, fa una gran fatica invece a far sognare questa Formula 1 così complicata, sterile, aggrappata a polemiche incomprensibili e inutili per chi sta aggrappato alle reti (ma si può ancora?) o sul divano di casa. Quello appena concluso è stato uno dei Mondiali più noiosi di sempre, e non è solo questione di monopolio Mercedes. Voto 3 a questa F1, allora con il timore che il prossimo anno non sarà molto diverso.


Jean Todt: dopo due anni, la F1 turbo ibrida da lui tanto voluta si conferma un grande fallimento. Le vetture sono ancora lente e poco spettacolari e i costi stanno spingendo sul baratro metà schieramento. Ora si cerca di correre ai ripari, ma è tardi e la coperta da qualche parte è sempre corta. È stato un team manager di straordinaria lucidità, si sta dimostrando un presidente FIA altrettanto ingenuo. Voto 5

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