F1 Germania 2013: tutto quello che non sapevate del Nurburgring

F1 Germania 2013: tutto quello che non sapevate del Nurburgring
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Paolo Ciccarone
Tutto quello che non sapevate del GP di Germania. Dalle baby sitter in sala stampa ai piloti appassionati di arte e divenuti artisti | <i>P. Ciccarone, Nurburgring</i>
6 luglio 2013

Una gaffe vi salverà

Avvisate Ron Dennis che da quando ha lasciato la F.1 qualcosa è cambiato. Intervistato in diretta dalla BBC Radio ha detto che non esiste nessun problema di gomme, che la situazione è sotto controllo. Infatti ha detto che «A Tokyo la Bridgestone sta lavorando duramente per risolvere tutti i problemi e qua sono certo non accadrà nulla come a Silverstone». La Bridgestone ha lasciato la F.1 tre anni fa e se per i problemi Pirelli stanno lavorando a Tokyo, o Dennis sa qualcosa che non sappiamo oppure…l’età fa brutti scherzi!

Baby sitter sala stampa

Visto che siamo in Germania e le donne che lavorano sono tutelate, una giornalista tedesca si è presentata in sala stampa con la propria bambina e tanto di baby sitter al seguito. Cosa c’è di strano? Che avevano un pass al collo e quindi l’organizzazione ha deciso di distribuire due pass in più per consentire alla mamma di lavorare e gestire la bambina che, tra l’altro, girava curiosando fra i giornalisti senza dare fastidio a nessuno.

E’ un bel segno di civiltà, specie in confronto a quanto accade da noi, ma se l’andazzo diventa questo, oltre a un sostegno per le mamme e vista l’età media dei giornalisti presenti, fra poco organizzeranno anche una aerea con badanti per gli arzilli vecchietti della stampa internazionale!

In Germania e le donne che lavorano sono tutelate e una giornalista tedesca si è presentata in sala stampa con la propria bambina e bay sitter al seguito. Cosa c’è di strano? Che l’organizzazione ha deciso di distribuire due pass in più per consentire alla mamma di lavorare e gestire la bambina

Un artista di nome Johansonn

Quando correva con la Ferrari a fine anni 80 Stefan Johansonn era conosciuto per la fidanzata americana e per i quadri che dipingeva la notte invece di andare a dormire. Adesso Stefan vive sempre negli USA, a Los Angeles vicino alla spiaggia di Venice a Santa Monica, vive con l’arte e fa il consulente per la UBS (era infatti in Germania per un evento Ferrari in cui UBS aveva degli ospiti).

A distanza di anni non ha perso la sua verve ma quello che ha colpito è la profonda conoscenza dell’arte, amante di Picasso (lo ha rappresentato con un’opera gigantesca grande quanto una parete di 6 metri per 8!): “certo, parlare d’arte in F.1 è strano, qua si discute solo di motori, gomme elettronica, ma vi garantisco che altri piloti amano la pittura, alcuni, come Heidfeld, sono anche dei collezionisti (Frentzen crea invece tappeti, li disegna e li vende tramite una propria società e alcuni sono esposti nella hall dell’hotel Fossati vicino a Monza, ndr) per cui un certo livello culturale non è escluso dalla passione dei motori”.

Stefan Johansonn era conosciuto per la fidanzata americana e per i quadri che dipingeva la notte invece di andare a dormire


In quanto alla sua passione, diventata poi un lavoro, Stefan confida: «Ho fatto delle esposizioni in giro, i miei dipinti vengono apprezzati e ho buone quotazioni», come dire impara l’arte e mettila…da parte! Dei suoi trascorsi alla Ferrari e in Italia ricorda un episodio divertente del 1987: «Avevo appena comprato degli attrezzi da palestra da mettere in casa a Montecarlo. La ditta, la Fassi Sport di Bergamo, mi aveva fatto avere un buon prezzo tramite Ghinzani e Alboreto, miei cari amici, all’epoca c’era la dogana e tutto il materiale arrivò a Ventimiglia».

Il finanziere mi restituì il passaporto e schifato mi rispose che l’unico pilota McLaren che conosceva era Alain Prost e che quindi avrei dovuto pagare la dogana per il materiale trasportato


«Andai a prenderlo con un amico e caricai un furgone, appena arrivato alla dogana un finanziere francese guardò i documenti e mi chiese cosa trasportavamo. Il mio amico, per dare un tono, disse che io ero un pilota della McLaren F.1 e che era materiale per la preparazione. Il finanziere mi restituì il passaporto e schifato mi rispose che l’unico pilota McLaren che conosceva era Alain Prost e che quindi avrei dovuto pagare la dogana per il materiale trasportato».


«Mi misi a ridere imbarazzato, pagai il doppio quasi di quanto mi fosse costata la palestra e non dissi nulla a chi me l’aveva venduta, non era colpa loro e Prost era un pilota McLaren!». Per la cronaca chi aveva venduto e preparato la palestra per Johansonn adesso scrive per Automoto.it…

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