F1, giochi di squadra: il 1956 della Ferrari

F1, giochi di squadra: il 1956 della Ferrari
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  • di Francesco Tassi
Se in tema di giochi di squadra ora a farla da padrona è la Mercedes con Bottas, queste stategie non sono una novità. Per scoprirlo facciamo un salto indietro al 1956
  • di Francesco Tassi
16 ottobre 2018

Il circus della Formula 1 arriva negli USA per la quart'ultima tappa portandosi con sè con una sola domanda: riuscirà Lewis Hamilton a centrare aritmeticamente il quinto titolo iridato, come Juan Manuel Fangio, dietro soltanto al non più inarrivabile Michael Schumacher?

Sarebbe un esercizio inutile negare la perfezione del driver anglocaraibico in questa stagione, sia in prova sia in gara.
Innegabile anche il totale asservimento del team mate Valtteri Bottas alle richieste della Mercedes.

Ripercorrendo i quasi 70 anni della massima categoria a quattro ruote, i giochi di squadra esistono da sempre e, meglio precisarlo una volta di più, il pilota finlandese in pista è sempre rimasto entro i margini del regolamento, tuttavia non è una forzatura ritenere spudorato l'atteggiamento della casa di Brackley con team-radio non interpretabili.

Per quanto possa sembrare incredibile o paradossale, la storia che sto per raccontarvi sembra fatta apposta per 'derubricare' quanto appena scritto.

Campionato 1956, il settimo nella storia della Formula 1. La Mercedes si è ritirata dalle competizioni a seguito del disastro di Le Mans e a Maranello ingaggiano il campionissimo, Juan Manuel Fangio: l'argentino è il leader annunciato -per volere del Drake- di uno squadrone composto anche dagli assi italiani Eugenio Castellotti e Luigi Musso e dal talento inglese Peter Collins (senza dimenticare De Portago al debutto, le apparizioni di Gendebien, Frère e Pilette).

Juan Manuel Fangio nel 1956
Juan Manuel Fangio nel 1956

La Lancia-Ferrari D50

E poi La Vettura, Lancia D50, autentico capolavoro di ingegneria partorito da Vittorio Jano, segnato da un destino tormentato.

E' l'auto con cui Alberto Ascari consuma il tradimento alla scuderia di Maranello dopo il secondo titolo vinto anche se mai come in questo caso il condizionale è d'obbligo: i continui ritardi nella messa a punto ne fanno slittare il debutto all'ultima gara della stagione 1954, in Spagna.

La tragica scomparsa a Monza del campione milanese il 26 maggio 1955 di fatto sancisce brutalmente la fine dell'attività in Formula 1 della Lancia.

A questo punto si rivela provvidenziale l'intervento del principe Caracciolo, presidente dell'ACI nonchè suocero dell'Avvocato Agnelli, che evita un finale assurdo e promuove un accordo a tre.

La Lancia dona infatti alla Ferrari il suo materiale da corsa e contestualmente la Fiat garantisce alla casa modenese un contributo finanziario di circa 250 milioni di lire in cinque anni.

Enzo Ferrari, da buon padre geloso delle sue creature, in tutto questo fa buon viso a cattivo gioco non lasciandosi scappare un'occasione del genere, pur non essendo intimamente entusiasta dell'operazione.

Nel 1956 la D50 targata Ferrari si presenta al via della stagione con alcune sostanziali modifiche rispetto al progetto originario: telaio irrobustito, potenza del motore incrementata e serbatoi laterali trasformati in appendici aerodinamiche. Sulla carta si preannuncia un derby molto sentito non soltanto a Modena: Ferrari contro Maserati.

Fangio nel 1956 nel GP di casa, in Argentina
Fangio nel 1956 nel GP di casa, in Argentina

Il campionato

Il mondiale parte a casa di Fangio, in Argentina, sul circuito di Buenos Aires, domenica 22 gennaio. Partito in pole dopo aver rifilato oltre 2 secondi al compagno di scuderia Castellotti, il Maestro viene tradito dalla pompa della benzina e diventa al 22° giro il primo ritirato della stagione.

A quel punto dal muretto box richiamano la Ferrari numero 34 di Luigi Musso, quel giorno in odor di vittoria: al pilota romano tocca cedere il volante all'esperto caposquadra, operazione impensabile oggi ma abbastanza frequente all'epoca.

In termini di regolamento ai due piloti spetta, dimezzato, il punteggio del primo classificato; l'argentino tuttavia si trova a quota 5 al termine di quel fine settimana avendo arpionato il punto spettante al poleman.

A Monaco, secondo appuntamento, il copione sembra ripetersi: Fangio parte al palo ma al via Stirling Moss si invola e nessuno riuscirà a superarlo durante i 100 giri previsti. Fangio viene classificato secondo....e quarto! Lascia infatti la sua vettura al ritirato Castellotti per salire su quella del meglio posizionato Collins.

Il pronostico di inizio stagione sembra avverarsi alla perfezione: in classifica l'argentino con 9 punti è secondo nella morsa delle Maserati di Jean Behra e Stirling Moss.

In calendario nella Formula 1 degli anni '50 c'è anche la 500 Miglia di Indianapolis, solitamente disertata dalle scuderie europee.
Il solo Nino Farina, primo campione del mondo della storia della Formula 1, si cimenta con una Ferrari Bardhal che partecipa tuttavia soltanto alle prove.

All'inizio di giugno è la volta del Gran Premio del Belgio, sul tracciato di Spa-Francorchamps (lungo oltre 14 km nella configurazione dell'epoca). Per Fangio ennesima pole e vittoria che sembra a portata di mano dopo la sfuriata iniziale di Moss.

Invece si ritira, il direttore sportivo Eraldo Sculati non interviene e Peter Collins centra la sua prima vittoria in carriera che significa anche leadership del mondiale a pari merito con l'inglese della Maserati.

Trascorso praticamente un mese si torna a correre in Francia, a Reims: pole di Fangio ma a vincere è nuovamente Collins nel giorno del debutto di Alfonso De Portago e di un certo Colin Chapman.

La lotta per il titolo sembra ad una svolta clamorosa e Fangio inizia a non gradire la situazione interna alla scuderia. Il sesto appuntamento si corre a Silverstone a metà luglio. Quasi per scaramanzia, Fangio questa volta non parte in pole.
Infatti vince. Senza vetture cedute, senza se e senza ma.

E' Collins a beneficiare stavolta di un aiuto: De Portago gli cede la propria vettura ed insieme conquistano la piazza d'onore. In Germania, sul terribile tracciato del Nurburgring, Fangio decide di esagerare e si regala il secondo Grand Chelem della carriera: pole, giro più veloce e trionfo dopo essere sempre stato al comando....in termini tennistici rifila una sorta di controbreak al giovane compagno di squadra, vittima di una giornata no con ben due ritiri (!).

L'epilogo si consuma a Monza, domenica 2 settembre. Per l'occasione debutta la nuova denominazione della vettura: Ferrari 801 dove 8 sta per 8 cilindri e 01 per Formula 1.

Fangio parte in pole ma la sua rincorsa al quarto alloro iridato sembra destinata ad infrangersi: si rompe lo sterzo e deve ritirarsi, la vettura di De Portago è fuori dai giochi e allora viene chiesto a Musso – non senza discussioni animate all'interno del box Ferrari tra Giambertone, manager del pilota argentino, e il DS Sculati – di cedere un'altra volta la sua vettura.

Per tutta risposta il pilota romano, più che mai determinato a vincere la gara di casa, risponde con il gesto dell'ombrello al cartello esposto.

A questo punto avviene un fatto senza precedenti. Peter Collins, pur con la possibilità concreta di diventare campione del mondo, al momento del cambio gomme scende dalla vettura e si avvicina a Fangio: 'Maestro, sono ancora giovane e avrò tempo per vincere un titolo, lei forse no, prenda la mia auto e vinca'.

Il Maestro non se lo fa ripetere due volte: ringrazia, riparte e vince il quarto mondiale. Musso, ironia della sorte, è costretto al ritiro per un problema allo sterzo.

Juan Manuel Fangio sulla sua Ferrari
Juan Manuel Fangio sulla sua Ferrari

Si erano parlati prima della gara Collins e Ferrari? Senza dubbio si, anzi no....secondo molti non ce ne fu nemmeno bisogno.
Poco cambia, il gesto dell'inglese rimane ad oggi di una nobiltà d'animo assoluta. 'Sei giovane, avrai tempo di rifarti' gli dicono, lo stesso Peter ne è fortissimamente convinto.

Qualcosa di simile accadrà 23 anni dopo, sempre a Monza, sempre tra due ferraristi, con Gilles Villeneuve leale scudiero di Jody Scheckter. Entrambi purtroppo non avranno tempo.

Il Drake aveva mantenuto la parola favorendo oltremodo la rincorsa al titolo dell'argentino: su 7 gare erano stati ben 3 i 'sequestri' di vetture altrui....altro che Bottas.

A fine stagione tuttavia si consuma il divorzio. Ferrari e Fangio si sono annusati e certamente stimati. Ma amati, quello mai.

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