F1, GP Arabia Saudita: gli appunti di viaggio del nostro inviato

F1, GP Arabia Saudita: gli appunti di viaggio del nostro inviato
Pubblicità
Paolo Ciccarone
Gli appunti di viaggio del nostro inviato al Gran Premio dell'Arabia Saudita, Paolo Ciccarone
3 dicembre 2021

Un ufficio complicazioni affari semplici non avrebbe saputo fare di meglio. Perché per andare a Gedda, per il primo GP dell'Arabia Saudita, gli ostacoli da superare sono stati tanti e tali che ci si chiede se dietro non ci sia una mano occulta nel complicare le cose semplici. Si comincia col trovare un volo che porti alla città portuale sul Mar Rosso e con Turkish Airlines si trova la combinazione giusta. Solo che la cancellano a una settimana dalla partenza perché la tratta da Istanbul a Gedda non c'è più. Strano perché è l'aeroporto più vicino alla Mecca e se cancellano una tratta dove migliaia di pellegrini vanno nella regione, vuol dire che ci sono problemi. Tramite agenzia si opta per un volo anticipato via Roma con Ita e poi Saudi Airlines. Il ritorno via Parigi con Saudi e Air France. Tutto bene? Affatto perché i problemi cominciano subito. Il volo Ita da Linate non comprende la collaborazione con Saudi e quindi due check in diversi. Il problema è che essendo un biglietto con tratta unica, arrivano messaggi da entrambe le compagnie che puoi fare il check in on line e poi ti bloccano perché non ci sono le autorizzazioni. Non solo, ma Saudi sollecita pure il check in per evitare resse ai banchi accettazione solo che il link che mandano risulta inutile. Infatti la pagina dice che non esiste!

E quindi si ritorna in anticipo di due ore in aeroporto per sistemare la faccenda. Doppia carta di imbarco, controllo visto, dichiarazione Covid del governo Saudita, foglio di ingresso, tampone PCR italiano, Green Pass, passaporto, PLF per il ritorno già compilato, lettera della FIA e finalmente si parte. Arrivati a Roma con alcuni colleghi, si scopre che bisogna uscire, prendere il bagaglio e rifare procedure di check in. Altro tempo perso, ma ci sono tre ore di intervallo quindi ci si riesce. Arrivati al banco di imbarco la gentile signorina ci chiama e chiede ancora controllo visto, dichiarazione Covid del governo Saudita, foglio di ingresso, tampone PCR italiano, Green Pass, passaporto, PLF lettera della FIA etc etc. Sembra già di essere nel paddock perché in volo ci sono Tost della Alpha Tauri, Tombazis della FIA, Nicholas Todt manager di Leclerc, cameramen, giornalisti spagnoli e francesi, hostess ospitalità Mercedes: senza questi il volo sarebbe quasi vuoto invece che pieno a metà.

Si atterra e ci dividono in due sezioni: F.1 da un lato, il resto dall'altro. Controllo passaporto, Covid, visto etc etc insomma tutta la solita trafila e poi ci ingabbiano verso delle stanzette dove faranno un tampone PCR col loro metodo (molto invasivo in gola e doloroso a livello nasale). Devi scaricare una App Bio Bubble del governo per avere il risultato del tampone, poi altra App Tawakkana o come si chiama per esibire in ristoranti, hotel, centri commerciali etc etc. In poche ore dovrebbe arrivare il risultato. In mancanza di quello non si può uscire da hotel. Si compra una scheda telefonica locale, con altra fila, si va al banco accettazione per media e finalmente, dopo oltre due ore, si va in hotel dove, al solito, non trovano la prenotazione e il pagamento già fatto... Ormai è l'una di notte passata, si va a letto in attesa del tampone che al mattino dopo...non arriva! Infatti la App di risposta è bloccata, mail di conferma non ce ne sono e quindi si resta chiusi in hotel in attesa degli eventi.

Nel frattempo l'altra App non funziona. Infatti dopo passaporto, indirizzo, data di nascita, mail, password etc etc, deve mandare un sms di conferma al numero italiano da inserire nella App. Puntualmente l'sms non arriva perché la App non riconosce i numeri stranieri e quindi nessun controllo è possibile e pertanto si deve restare chiusi in hotel. Stesso problema per altri sul volo, compresi personaggi dei vari team (Ferrari inclusa). Si chiama il delegato FIA, ci dice di venire in autodromo e fare lì le pratiche. Bene, si prende il bus navetta dell'organizzazione che poi è un autobus da 60 posti per 5 persone. Il circuito è a 1,2 km in linea diretta, ma secondo le norme del traffico, delle strade e dalla mancanza di incroci con semafori, si fa un giro di 14 km prima di arrivare in loco.... La pista è un cantiere aperto, ruspe, persone che spalano, gente che vernicia, altri che spostano materiali. A meno di 24 ore è ancora tutto per aria ma a vederli in azione, si capisce benissimo come gli egizi avessero costruito le piramidi senza grossi ritardi...

Si va nel gabbiotto, si parla con le ragazze addette ai test, si scopre che ci deve essere un problema: il passaporto ha il doppio nome, loro ne hanno registrato solo uno e per giunta invece che Media hanno registrato con una compagnia di catering. Nel frattempo urla e incavolatura di due fotografi italiani, si chiamano entrambi Alberto e hanno confuso i test e quindi con passaporti diversi il sistema si è bloccato. Dopo tre giorni dall'arrivo in Gedda, stiamo ancora aspettando il risultato del primo tampone col terrore del secondo prima della partenza di rientro... Intanto scopriamo che per evitare i contagi i sedili dei bus sono ricoperti di cellophane e che le procedure di controllo in pista sono molto... aleatorie tanto che siamo in autodromo a lavorare senza nessuno che contesti nulla.

Gli organizzatori ci invitano al taglio del nastro col principe, Jean Todt e Domenicali alle 21,30 con giro di pista. Verso le 22 i giornalisti (pochi) sono in attesa in griglia quando dopo aver sistemato champagne, tavolini, nastri e forbici, ci dicono che salta tutto perché il principe ha altri impegni e quindi si parte col giro di pista sul pulmino fermandosi ad ogni tratto impegnativo con descrizione entusiasta di chi ci ha messo le mani. Si rientra in sala stampa giusto in tempo dopo la mezzanotte perché parte l'ultimo autobus per l'hotel. Lo facciamo ritardare e quando siamo tutti a bordo finalmente si parte. Direzione opposta, perché l'autista, un ghanese che non parla inglese ma stranamente tedesco, non sa dove andare. E quindi invece del 1,2 km, ci facciamo 21 km di giri fra tangenziali, strade trafficate col risultato che manca completamente l'incrocio finale perché distratto dal telefono con cui parlava. La nota di protesta di un collega svizzero finisce nel nulla, visto che gli organizzatori (lo staff di Tilke usa personale austriaco e tedesco...) rispondono che per certi bus è vitata l'inversione di marcia. Eh sì, perché per evitare problemi agli incroci, che sono pochi, fanno fare inversione a U ai bus e chicane per chi deve evitare il mezzo...Se riusciamo a sopravvivere al sistema utilizzato da queste parti, vi terremo aggiornati col resto della gara. Sperando di poter tornare a casa al più presto...

Pubblicità