F1 GP Bahrain 2013: le curiosità in diretta da Sakhir

F1 GP Bahrain 2013: le curiosità in diretta da Sakhir
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Paolo Ciccarone
Dalla Mercedes SLR McLaren caricata sul nostro aereo, alle sorprese inaspettate che ci hanno atteso all'arrivo in hotel, fino alle misteriose donne coperte dal burqa con tacchi a spillo e borse di Chanel| <i>P. Ciccarone, Bahrain</i>
19 aprile 2013

Barhain - La lacrimuccia della fidanzata nascondeva orgoglio e terrore: vedere il proprio compagno partire, destinazione Bahrain, incuteva un certo timore. Nella valigia, infatti, oltre al computer e agli attrezzi del mestiere, era stata inserita anche una bella tuta mimetica.

In viaggio verso il Bahrain

«Sai com' è, vai in un posto sconosciuto, in una zona calda del mondo, chissà cosa capiterà da quelle parti e io soffro… A proposito, hai rinnovato l’assicurazione sulla vita?». Insomma, da quello che si evince le premesse del GP del Bahrain non erano delle migliori. Chissà dove saremmo andati a finire… Appunto, dove accidenti sta questo Bahrain e come ci si arriva? La domanda è meno peregrina di quanto si pensi, se è vero che tutti i colleghi hanno cominciato, con fare sospetto, a telefonare in giro. «Sai niente di lì? Tu a proposito, dove sei in albergo? Come lo hai trovato? Con che volo arrivi?» e via di questo passo.

 

Nessuno lo dava a vedere, ma il nervosismo era altissimo. Per fortuna c’era un solerte addetto stampa, Abdulraman Qarata, che si è fatto in quattro per trovarci alberghi, darci informazioni sui voli, connessioni, usanze e altro ancora. E che diamine, dirai caro Direttore, siamo giornalisti, degli inviati pronti a tutto, per giunta, che si spaventano per cosucce di questo genere? Che sarà mai il Bahrain rispetto a una traversata di San Paolo, Brasile, in piena notte? Confortati da precedenti esperienze di guerra, si parte.

I problemi iniziano all'aeroporto

Da Milano a Francoforte, poi da lì per Manama, capitale del Bahrain con un volo della Gulf Air, sponsor del GP: in aeroporto a Francoforte cominciano i problemi. Via il giubbino, via la giacca, via il maglione, via la cintura, via l’orologio, la penna e il tagliaunghie di due centimetri due, via anche le scarpe, prese con disgusto da un doganiere e rimesse nel nastro a raggi x per verificare che non ci fosse nulla di sospetto.

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Per caricare una Mercedes SLR McLaren sul nostro aereo abbiamo accumulato un grande ritardo

 

Passato il controllo, lento ed esasperante, con la mente che vagava alla ricerca delle facce dei presunti terroristi, a un tratto abbiamo scoperto che qualcuno guardava chi scrive come se il terrorista fossi io! Dovremmo partire ma attorno all’aereo c’è trambusto perché non si riesce a caricare qualcosa. Ci avviciniamo e scopriamo che è una Mercedes SLR nuova di pacca che i tecnici non riescono a sistemare.

 

Il ritardo da venti minuti diventa di un’ora, quando c’è di mezzo una Mercedes costruita dalla McLaren non poteva che finire così. Si parte, al fianco abbiamo un tizio in giacca beige, pantaloni marroni, camicia rossa e cravatta rosa che canta e si agita con la cuffia in testa. Non si capisce se reciti una preghiera in arabo o se sta seguendo il programma di musica di bordo. Dopo un po’ si toglie la cravatta rosa e le scarpe, mostrando un bel paio di calzini verdi. Nulla da dire, il verde e il marrone dei pantaloni vanno benissimo, forse è la camicia rossa, stile garibaldino, a non essere proprio indovinata. Certo, se la cravatta fosse stata rosa salmone, beh, allora altro che…

Scendiamo dall’aereo, rifacciamo mentalmente il conto di cosa non fare, di come comportarci, di stare attenti a non scatenare ire funeste


Finalmente si arriva dopo quasi sei ore di volo, dall’alto vediamo una grande isola, più o meno come l’Elba, e una più piccola collegata da un ponte. Sulla piccola, Al Muharraq, c’è l’aeroporto, l’altra è Bahrain. Scendiamo dall’aereo, rifacciamo mentalmente il conto di cosa non fare, di come comportarci, di stare attenti a non scatenare ire funeste. Arriviamo alla dogana e troviamo un cartello rosso con la scritta F.1 team e media welcome. C’è il personale con la classica veste bianca e quello che sembra un turbante bianco e rosso a quadri sulla testa.

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Un giornalista arabo

 

Rischio tensioni elevato

Di solito li vediamo così nei film, o in TV, ma vederli dal vivo colpisce perché le vesti non sono tutte uguali: cambia la forma del polsino, chi mette i gemelli d’oro, chi i bottoni che chiudono il collo, altri hanno una maglietta sotto alla tunica, altri niente. Insomma, non tutto il bianco è bianco come sembra! Ci prendono in consegna, leggono il passaporto, mettono il timbro, e ci danno una cartina stradale, un modulo con le informazioni sul regno del Bahrain e un libricino col titolo: “Alla scoperta dell’Islam, la vera religione” dove dicono di fare attenzione alle sette fanatiche che fomentano il terrorismo, perché il vero Islam è religione di pace. Sarà, ma negli ultimi due anni le botte da orbi fra sunniti e sciiti sono proprio fra fratelli musulmani e tutto per questioni di rappresentanza politica. E i morti non si contano, tanto che il GP è stato annullato due anni fa e l’anno scorso le proteste, così come i tafferugli, sono proseguiti per tutto il week end di gara e lo stesso si teme per la prossima gara.

Aspetto un’ora la macchina, una Toyota Yaris a tre volumi chiamata Echo, ma me la danno senza benzina. Mi arrabbio, ma quando vado a fare il pieno, mi viene da ridere: 5 euro, 26 litri!


Comunque, passato il primo controllo arriva il secondo. Col primo problema economico. Allo sportello del cambio diamo 150 euro, dovrebbero darci 67 Dinari. Invece sono 47: «Uè, bello, qui manca qualcosa!». Il ragazzo fa lo gnorri, dice di controllare. Noi ricontrolliamo e lui si scusa, dicendo che si era sbagliato. Solo che lo aveva fatto anche col tedesco che ci precedeva e il crucco è stato fregato alla grande.

Un pieno: 5 euro

Abbiamo capito l’antifona, e al ritiro dell’auto a nolo non ci facciamo sorprendere. Molliamo il biglietto della prenotazione col prezzo settimanale, loro protestano, io faccio casino, alla fine la vinco io ma aspetto un’ora la macchina, una Toyota Yaris a tre volumi chiamata Echo, ma me la danno senza benzina. Mi arrabbio, ma quando vado a fare il pieno, mi viene da ridere: 5 euro, 26 litri!

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In hotel ci aspettano sorprese inaspettate...


Alla ricerca dell’albergo: le indicazioni sono chiare, la strada è semplice e il posto che è, appunto, strano. Parcheggio, cerco l’ingresso dell’hotel ma finisco prima in una lavanderia a ore, poi in un bar e infine in una sala massaggi tailandese. Per soli uomini, nel senso che uomini si prendono cura di altri uomini. Sì, insomma, quella cosa lì… Ma non doveva essere tutto vietato da queste parti? Entro in hotel, ricomincia la trafila: niente prenotazione, lei doveva arrivare domani. Sì, ma se sono qui perché non mi dai la stanza? Veramente è impegnata, forse ne troviamo un’altra domani.

Soprese in hotel...

E io stanotte che faccio? Minaccio di chiamare l’organizzatore quando arriva Livio Oricchio, un collega brasiliano, che mi dice di non farci caso, che tanto aggiustano tutto. E infatti mi danno la stanza. Entro con il cameriere, che poi è un agente della sicurezza interna e mi dà le istruzioni: «333 per ordinare la cena, il 9 per la reception, lo 0 per chiamare fuori, il 444 per la lavanderia, mentre se fa il 407 c’è la russa, il 408 la siriana, il 409 la turca…». Non capisco, gli faccio ripetere: «Sì, se ha bisogno di una donna, allora il 407…».

Come se ha bisogno di una donna? «Bè, che c’è di strano? Il nostro hotel mette a disposizione delle donne, tutti gli uomini hanno bisogno di donne, lei no?»

 

Come se ha bisogno di una donna? «Bè, che c’è di strano? Il nostro hotel mette a disposizione delle donne, tutti gli uomini hanno bisogno di donne, lei no?». Penso che sono finito in un bordello, ma quando incontro i colleghi, sistemati in altri alberghi, scopro che siamo tutti nelle stesse condizioni e che “il servizio” è standard. Meno male che ci avevano detto di stare attenti e di comportarci bene. Per dovere di cronaca, le tariffe sono europee: 100 euro minimo. Nota personale: mai

visti tanti rottami, pardon, ragazze poco carine messe insieme. A quei prezzi, poi…

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In Bahrain si trova quasi ogni tipo di cucina

 

La cena in Bahrain

Per mangiare non ci sono problemi: c’è un Hard Rock Cafè con bistecche e patatine, ma anche un ristorante italiano, Cico’s, fondato da Ettore Cicognini, un ristoratore di San Remo, che poi se ne è andato a Cylon a fondare un altro ristorante. Il titolare adesso è disperato, perché la cucina sarà anche italiana, ma fra arabi, pakistani, indiani, cinesi e libici, non c’è un italiano in cucina e pertanto cerca un socio. Chi fosse interessato…Il top però si chiama Oliveto, di Paolo Barca, un sardo trapiantato da queste parti anni fa. Come si fa a lasciare la Sardegna per finire in Bahrain, boh…


Arriviamo alla pista, una vera cattedrale nel deserto: incredibile il livello di finiture, la sala stampa, con connessioni internet via satellite, tutto gratis tra l’altro, e il ristorante per la stampa, con servizio al tavolo, gratis anche questo. Arriva il re, Al Khalifa, il figlio è un simpaticone, pacche sulle spalle «Vengo due volte all’anno in Italia, Roma, Cortina, Capri, che splendore. Ah, mi raccomando: non fatevi fregare dai tassisti, qui cercando sempre di fare i furbi». Se lo dice lui… La sera andiamo al ricevimento presso il museo nazionale.

Ci sono 2.000 persone, dieci tavoli di buffet, un palco con esibizione di cantanti (la brasiliana che balla fa venire la pelle d’oca…) e il balletto con tanto di falchi reali. Molto bello e caratteristico

 

Ci sono 2.000 persone, dieci tavoli di buffet, un palco con esibizione di cantanti (la brasiliana che balla fa venire la pelle d’oca…) e il balletto con tanto di falchi reali. Molto bello e caratteristico. La domenica, poi, arriva re Juan Carlos di Spagna, il Principe Alberto di Monaco, il Principe Andrea di Edimburgo, il re Abdullah di Giordania. Juan Carlos saluta gli spagnoli. Sulla linea di partenza spunta la chioma grigia di Paolo Francia nel gruppo reale. Ma l’ex direttore di Rai Sport che c’entra? L’avranno scambiato per qualcuno importante a livello politico.

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Stella Bruno alle prese con un narghilè

Stella Bruno protagonista

Arriva Stella Bruno, in perfetta mise bianca. Ha fumato il narghilè, solo che non le hanno spiegato che andava aspirato, lei invece continuava a leccarlo, a succhiare e a fare di tutto con grandi risate di chi stava attorno… poi ha imparato e ha minacciato querele in merito se avessimo detto tutto! La sera prima c’era stata una cena della Sauber presso il Ritz Carlton, un “alberghetto” a cinque stelle da 5000 dollari a notte per ogni camera. Oltre alla Sauber c’era anche la cena Vodafone, quella Mercedes e un’altra della Gulf Air.

 

Alla fine siamo arrivati tardi perché non si capiva dove fosse la Sauber! Al termine della cena c’è stata la fumata col narghilè: Giovanelli, Dotto e Hans Peter Brack, addetto stampa Sauber, se la sono cavata meglio di Stella Bruno, che a un certo punto, dopo vari tentativi, intrigava mica da ridere quando cercava di aspirare il fumo. Altro che danza del ventre, era lei la vera eroina della serata. Per fare shopping obbligo andare in un grande magazzino, il Seef Area, dove abbiamo anche visto delle vetrine con tanti burqa neri, altri colorati e in mezzo una serie di aggeggini in stile sadomaso che ci hanno lasciato a bocca aperta. Le donne col burqa le abbiamo osservate bene, specie quando spuntano al volante di una macchina e vedi solo gli occhi, con la cintura che passa sul collo e per poco non le strozza.

C’è tutto un mondo parallelo da scoprire, ma qui si rischia grosso. Perché al di là della gara e dello sport, ci sono tensioni nell’aria e qualcosa può sempre scoppiare da un momento all’altro

Un mondo tutto da scoprire

Chi ha deciso di dare la patente a queste qui meriterebbe la sedia elettrica. In questo abbiamo scoperto di essere più fondamentalisti dei fondamentalisti. Però quando salgono sulle scale mobili, da sotto la tunica nera spuntano chanel rosa, tacchi a spillo, intarsi con gioielli, unghie pitturate in maniera anche complicata, spacchi vertiginosi.

 

C’è tutto un mondo parallelo da scoprire, ma qui si rischia grosso. Perché al di là della gara e dello sport, ci sono tensioni nell’aria e qualcosa può sempre scoppiare da un momento all’altro.

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