F1, GP Sakhir 2020: Russell, la corsa delle beffe

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Paolo Ciccarone
Per George Russell il Gran Premio di Sakhir 2020 di Formula 1 è stato la corsa delle beffe, visto che aveva tutto per vincere e non c'è riuscito.
6 dicembre 2020

I casi della vita: sei ultimo in pista poi ti arriva la chiamata che te la cambia, ti presenti alla Mercedes, fai la pole position, sei in testa per tre quarti di gara poi sbagliano a montare le gomme ai box, poi fori e metti insieme tre punti, compreso il giro veloce. Per George Russell è stata la corsa delle beffe visto che aveva tutto per vincere e non c'è riuscito. Poi prendi Sergio Perez. Veloce, grintoso, e senza un volante per la prossima stagione, si qualifica in terza fila e alla seconda curva viene tamponato da Leclerc e finisce diciottesimo.

Da quel momento in poi, grazie ai problemi della Mercedes, fra pit sbagliati, macchine in crisi e Bottas in vacanza mentale, alla fine arriva la prima vittoria della carriera. E proprio nel penultimo appuntamento di una carriera che Perez ha costruito con velocità, ma anche un carattere difficile. Nel giorno in cui sembrava tutto finito, arriva quella vittoria con la Racing Point, la "fotocopia" della Mercedes, e proprio grazie agli errori della Mercedes. Dopo aver saltato delle gare perché positivo al Covid, non avere un volante dopo aver salvato la squadra, la Racing Point, mettendoci dei soldi personali e poi cedere il pacchetto a Stroll che oltre al figlio (terzo sul podio con la seconda Racing Point), l'anno prossimo avrà in squadra Sebastian Vettel (dodicesimo con la Ferrari, mai in gara davvero e con pit disastrosi) nel team chiamato Aston Martin.

Metti tutto insieme e poi vedi quanto è pazza la vita. Nel giorno dell'assenza di Hamilton, va in crisi il box Mercedes. Il sostituto Russell vola e sembra vincere facile, poi tutto sfuma. Alla partenza Perez prende una botta da paura e poi vince, presentandosi con le carte in regola per firmare quel contratto con la Red Bull che sta inseguendo come ultima chance di restare in F.1. Intanto in Messico è un eroe nazionale, per una vittoria che dopo quasi 50 anni (e oltre) porta sul podio un pilota messicano in F.1 dai tempi dei fratelli Rodriguez (Pedro, a Spa nel 1970) e lo fa segnando un record: quello dei 190 GP di attesa prima di vincerne uno. Anche questa è storia, come quella di una Ferrari che sperava in un podio e invece si è ritrovata con un Leclerc autore di uno strike che oltre a centrare Perez ha messo fuori gioco anche Verstappen e se stesso. Una delusione cocente per Verstappen, che nel giorno del caos Mercedes è assente in quella che poteva essere la sua giornata.

Invece è stata la giornata dei secondi, come Ocon, in una stagione surclassato da Ricciardo, coglie il miglior piazzamento per la Renault in un finale di stagione in crescendo per la squadra e con Alonso ai box per cominciare il futuro che partirà dopo il 13 dicembre, ultima gara della stagione. Un peccato per Russell, certo, ma la sua impresa resterà negli annali. E un peccato per Bottas, perché si aprono molti dubbi e interrogativi sul suo ruolo, i problemi (ha sbagliato troppo spesso le partenze e le strategie) e un peccato per Hamilton, perché il suo settimo titolo iridato avrebbe avuto bisogno di certezze e non di dubbi sul suo valore, su quello della squadra e del compagno che si ritrova. Buono per le chiacchiere da bar, ma con tante domande tutte senza risposta certa.

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