F1, GP Singapore 2018: Ferrari, non è ancora finita

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Paolo Ciccarone
A Singapore non c'è stata battaglia: Lewis Hamilton ha vinto indisturbato. Vettel e la Ferrari, però, possono ancora rifarsi
16 settembre 2018

SINGAPORE - Come sono partiti così sono arrivati. In una gara senza colpi di scena e segnata da errori di strategia, Lewis Hamilton vince tranquillo davanti a Verstappen e Vettel e porta a 40 i punti di vantaggio sul tedesco della Ferrari a sei gare dalla fine. Il risultato del GP di Singapore sta tutto in queste poche righe, visto che non c'è stata battaglia e che alla fine, il terzo posto di Vettel è pure grasso che cola. Per la semplice ragione che la Ferrari ha deciso per un cambio gomme anticipato, al 13 giro, ma al contrario di Hamilton, che si è fermato un giro dopo, invece che montare gomme più dure la Ferrari ha scelto le più morbide, le ultrasoft viola contro le soft gialle.

Sembrava una mossa precisa per essere più veloci della Mercedes e quindi superare Hamilton con la strategia. Invece si è rivelato un errore fatale: "Dovevamo essere davanti a Lewis - ha detto Vettel - abbiamo scelto una tattica aggressiva che non ha funzionato". Lo si è capito in tre giri, quando via radio Seb, parlando col suo box, ha detto chiaro e tondo: "Non reggono fino alla fine con questo ritmo". Da qui le scelte erano due: tornare ai box, cambiare gomme e ritrovarsi fuori dalle posizioni di testa, oppure controllare e gestire le coperture fino alla fine. Cosa che Vettel ha fatto con maestria. Perché arrivare in fondo, senza rovinarle, è stata la vera difficoltà della Ferrari su una pista che avrebbe dovuto avere un altro esito.

Dopo il disastro di Monza, la sconfitta di Singapore. Per Hamilton un mese incredibile dove con la macchina inferiore è riuscito a fare il pieno di punti, un mese da dimenticare per Vettel che sciupa per errori suoi o del muretto, il potenziale di una macchina che gli permette di lottare per il mondiale. Un peccato che rischia di minare l'animo di Vettel, perfettamente consapevole di avere per le mani una squadra giusta, ma che deve confrontarsi, per la prima volta nella vita, contro uno tosto, determinato, che non lascia spazio a nessuno.

Sono crepe che si leggono nel volto di Vettel, nei suoi occhi quando deve giustificare una prestazione andata male, quando si chiede cosa non funziona. Perché quando è davanti non lascia spazio a nessuno. Ma se a Monza ha sbagliato nel primo giro, qua l'errore è arrivato in prova contro un muretto. Da lì la percezione di non strafare, di controllare, solo che contro questo Hamilton e questa Mercedes c'è poco da controllare. Bisogna sgombrare la mente e che ci sia un cambiamento interiore, lo si vede dagli occhi, c'è anche un cambiamento esteriore: capelli grigi, calvizie che avanza rapida, il ragazzino è cresciuto e dai tempi spensierati dei titoli mondiali con la Red Bull ora c'è una battaglia feroce che non lascia spazio.

Che ci sia un cambiamento interiore, lo si vede dagli occhi, c'è anche un cambiamento esteriore: capelli grigi, calvizie che avanza rapida, il ragazzino è cresciuto e dai tempi spensierati dei titoli mondiali con la Red Bull ora c'è una battaglia feroce che non lascia spazio

Insomma, se è vero che la Ferrari ci ha messo del suo sbagliando le gomme, è anche vero che si vince e perde tutti insieme e quindi se non funziona ognuno dovrebbe farsi carico dei propri errori e stringersi attorno per ottenere il meglio. Lo può dire Verstappen, che dopo i disastri di inizio stagione, ha dimostrato maturità, una crescita incredibile e una determinazione nel raggiungere il risultato migliore col mezzo a disposizione. A Singapore era partito davanti a Vettel, superato da questi nel primo giro con una manovra aggressiva, poi col pit stop e le strategie è tornato davanti alla Ferrari e lì è rimasto, unica spina nel fianco di Hamilton che ogni tanto doveva tirare fuori le unghie per stare ancora davanti con margine. Il GP di Singapore sta tutto qua: uno che non sbaglia un colpo, un altro che dopo errori vari si ritrova alla ricerca di se stesso. Mancano sei gare alla fine, 40 punti sono tanti ma non molti. Basta ritrovare gli equilibri giusti.

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