F1 GP Spagna 2013: le curiosità in diretta da Barcellona

F1 GP Spagna 2013: le curiosità in diretta da Barcellona
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Paolo Ciccarone
Tutte le curiosità del GP di Spagna, dagli scherzi tra giornalisti e fatti alle squadre ai volti noti in situazioni ambigue | <i>P. Ciccarone, Barcellona</i>
6 maggio 2013

Sul circuito di Montmelò, vicino a Barcellona, si corre dal 1991. In precedenza la F.1 in Catalogna si era disputata fino al 1975, ultimo anno del circuito cittadino del Montjuich. Fu un drammatico incidente a porre fine a quell’esperienza: la Lola del pilota tedesco Rolf Stommelen perse l’ala posteriore e finì, decollando, oltre i guard rail, atterrò fra fotografi e pompieri. Alla fine furono cinque i morti di quell’edizione e la fine della F.1 su un tracciato cittadino.

Ma fu anche l’occasione per iscrivere nell’albo dei record Lella Lombardi, unica donna pilota a raccogliere punti (mezzo per la precisione, perché la corsa fu interrotta prima di metà della distanza). Dopo quell’esperienza, la F.1 in Spagna si corse a Jarama, vicino a Madrid. Ma anche qui, problemi economici, spinsero verso nuove piste e dopo l’edizione del 1981, vinta da Gilles Villeneuve su Ferrari turbo, nel 1986 si andò a correre a Jerez fino al 1990, ultima vittoria di Alain Prost su Ferrari.

Vieni al ristorante, ti guido io...

Dal 1991 si tornò a Barcellona, su una pista totalmente nuova e modernissima. I “vecchi” del giornalismo, quelli che erano già stati a Barcellona, indicarono subito ristoranti, piazze e località dove frequentare un po’ di vita catalana. I “giovani”, fidandosi degli anziani, si accodarono. La sorpresa fu enorme quando, con tre taxi, ci si diresse verso una piazza alla ricerca di un ristorante. La piazza era scomparsa, un enorme cantiere sorgeva al posto di una fontana (a detta degli esperti) e scavi qua e là non facevano presagire nulla di buono. Finì che i taxi si persero nelle vie adiacenti e il gruppo di 12 giornalisti si ritrovò diviso alla ricerca di un ristorante dove mangiare.

A Barcellona, per fortuna, non ci sono problemi di orario. Reduci dalle gare in Austria o in Germania, con i locali che alle 19,30 chiudevano porte e cucine, a Barcellona si entrò in un ristorante semideserto alle 21,40 e con fare timido si chiese al cameriere se si poteva ancora mangiare qualcosa


A Barcellona, per fortuna, non ci sono problemi di orario. Reduci dalle gare in Austria o in Germania, con i locali che alle 19,30 chiudevano porte e cucine, a Barcellona si entrò in un ristorante semideserto alle 21,40 e con fare timido si chiese al cameriere se si poteva ancora mangiare qualcosa. “Se proprio avete fretta, vedremo cosa possiamo fare” disse il cameriere con fare compunto. Ci fece sedere, spostò un po’ di tovaglie e chiamò il cuoco che controvoglia prese la strada della cucina. “Ci scusi se abbiamo fatto tardi, ma per lavoro siamo stati occupati finora” si disse per toglierci di impaccio. “Tardi? Ma quale tardi, la cucina qua apre dopo le 22, è che siete arrivati in anticipo”. Sospiro di sollievo e mangiata incredibile per tutti.

Chi fa la spia...

A Barcellona le squadre non si fanno vedere, preferiscono gli hotel vicino al circuito nella zona di Granollers, ma una capatina in centro vale la pena farla. Una sera, ospiti di uno sponsor della Williams, una trentina fra giornalisti e fotografi si ritrovarono a Casa Leopoldo, un noto ristorante situato vicino alle Ramblas. La zona è poco raccomandabile e i taxi non volevano portarci tutti quanti in quella specie di casbah. Una mancia risolse il problema. A tavola la battuta sui ladri della zona in confronto ai ladri internazionali innestò una sorta di giochino stupido.

Con una finta giuria tutti i giornalisti presenti furono interpellati su un quesito a proposito di ladri: la domanda era idiota, ma le percentuali di alcool che era passato dalle bottiglie allo stomaco giustificavano certe domande. Fatto sta che al quesito se un certo presidente rubasse tanto, per niente o non so, tutti i giornalisti risposero e la giuria mise nero su bianco i risultati del sondaggio. Un paio si azzardarono a dire che il tal presidente rubasse un po’, altri dissero di no, la maggioranza rispose non so. Il succo del gioco era tutto qua. Ezio Zermiani, presidente della giuria estemporanea, raccolse i dati e lesse ad alta voce: “Il risultato del sondaggio testè commissionato a cotanta autorevole giuria dimostra che non si sa se il presidente rubi o meno. Come al solito i giornalisti non sanno un caz.. ma parlano lo stesso!”.
 

Risate, battute e un brindisi alla stampa che non sa ma parla lo stesso. Nemmeno il tempo di uscire dal ristorante che un giornalista ricevette una telefonata inferocita dell’addetto stampa di una squadra

Risate, battute e la cosa finì con un brindisi alla stampa che non sa ma parla lo stesso. Nemmeno il tempo di uscire dal ristorante che il cellulare di un giornalista romano, già nel mirino per alcune cose scritte verso una certa squadra, ricevette la telefonata inferocita dell’addetto stampa di quella squadra. “In base a quello che hai detto a tavola ti possiamo denunciare e non è detto che non lo si faccia, c’è un limite a tutto, anche alla diffamazione” urlò al telefono l’addetto stampa scatenando le ire e le proteste del malcapitato. Su trenta giornalisti almeno un paio erano “amici”, ma siccome la serata era sul goliardico, una di quelle in cui si dice tutto e il contrario di tutto tanto resta fra noi, nessuno aveva dato peso alla faccenda.

Morale: attenti sempre a quello che dite

Invece, nonostante l’addetto stampa fosse in albergo a 40 km di distanza, fu informato per filo e per segno di quanto avveniva e di cosa aveva detto tizio e cosa aveva detto caio. Nemmeno il tempo di uscire dal ristorante che erano già stati presi provvedimenti. Il clima non migliorò affatto, perché partì subito la caccia allo spione sospettato di aver divulgato la cosa. Questo per far capire come funzionano le cose in F.1 fra giornalisti. Un altro episodio scomodo avvenne nel 97.

In sala stampa si stava parlando col direttore di una testata settimanale su una certa notizia che sarebbe stato meglio verificare. Secondo questa fonte, ci sarebbe stata una partecipazione diretta del manager al vertice della squadra in una azienda fornitrice di particolari per la casa madre. Una sorta di conflitto di interesse, per dirla con un termine alla moda. Cioè io faccio l’ordinazione di un certo numero di pezzi, che mi servono, e la faccio a una ditta che è in parte di mia proprietà. In breve, ordino a me stesso qualcosa che pagano terzi.

Mentre si parlava e si cercava di capire come verificare la notizia, ma soprattutto a cosa sarebbe servita la sua divulgazione nel caso fosse stata vera, per qualche strano miracolo della fisica, i muri della sala stampa presero la forma di orecchie e neanche il tempo di uscire dall’edificio, che fummo affrontati di petto dall’editore del giornale: “Mi ha chiamato da parte inviperito il soggetto della vostra inchiesta. A noi non serve divulgare notizie di questo tipo, specie se sono false, per cui vi diffido dal portare avanti qualsiasi tipo di inchiesta in tal senso”. Alle proteste generiche, in fondo erano i giornalisti francesi che stavano indagando su certe cose, mica noi, venne anche il dubbio su chi, in sala stampa, avesse origliato la cosa e lo avesse subito riferito a chi di dovere. Va bene che si fa gli spioni per lavoro, ma qualcuno lo fa per vocazione. Dopo tanti anni il mistero regna ancora sovrano.

Non fu un mistero, invece, lo scherzo tirato all’ingegner Claudio Lombardi, all’epoca responsabile della gestione Ferrari. Un giornalista torinese, abile nell’imitazione dell’ingegner Lombardi, registrò su nastro una serie di accuse alla Ferrari, ai piloti e a tutto lo staff della Fiat

Ingegnere, ma cosa ha detto? Ma io non ho detto nulla!

Non fu un mistero, invece, lo scherzo tirato all’ingegner Claudio Lombardi, all’epoca responsabile della gestione Ferrari. Un giornalista torinese, Paolo Bramardo di Tuttosport, detto “il bulgaro” dai colleghi, abile nell’imitazione dell’ingegner Lombardi, registrò su nastro una serie di accuse alla Ferrari, ai piloti e a tutto lo staff della Fiat. Un gruppo di giornalisti fece finta di scrivere appunti ascoltando la registrazione e uno, quando vide l’ingegner Lombardi, chiese chiarimenti su quelle dichiarazioni. Ovviamente l’ingegnere cadde dalle nuvole, ma gli si fece ascoltare il nastro: “Ohibò, sembra proprio la mia voce. Si vede che qualcuno ha nascosto un registratore e che io parlo nel sonno. Datemi solo il tempo di prendere le mie cose perché appena verrà divulgata questa notizia, non credo mi lasceranno più di cinque minuti per raccattare tutto”.

Claudio Lombardi non fece una piega e in due minuti tornò con le borse in mano. “Dove va, ingegnere?”. Lui si girò e rispose: “A prendere il primo volo, non voglio farmi licenziare qui”. Tutti cominciarono a ridere e gli si presentò l’autore dello scherzo: “Ma lo sa che lei è proprio bravo? Sembravo proprio io!”. L’ingegner Claudio Lombardi fu esonerato dalla Ferrari quattro mesi dopo. E senza bisogno di registrazioni compromettenti. Stava per cominciare l’era di Jean Todt.

Tutto lavoro e niente spasso? Non esattamente...

Barcellona, però, era celebre anche per un altro aspetto: i locali notturni. Per avere gli indirizzi giusti bastava chiedere a quelli delle moto, che sapevano bene dove bazzicare. Un pilota locale, oggi molto in voga come telecronista, tirò fuori l’agenda e consiglio il Club Riviera a nord di Barcellona, località Casteldelfels. Siccome ne parlavano tutti, facendo finta di niente, lasciati i colleghi a cena, ci si avviava con fare stanco verso l’hotel, salvo poi fare una deviazione (lunga, circa 60 km) per giungere a destinazione. E qua, varcata la soglia del locale, apriti cielo: 160 ragazze mezze nude, birra a secchi, musica ad alto volume, spettacoli di lap dance, risate e altro ancora. Al piano di sopra, stanze d’albergo per la bisogna.
 

Abituati gli occhi alla luce, scarsa, del locale, si cominciavano a distinguere alcune facce note. Meccanici di team, manager di scuderie, avvinti con ballerine. Dapprima imbarazzo, poi pacche sulle spalle e i primi consigli

Abituati gli occhi alla luce, scarsa, del locale, si cominciavano a distinguere alcune facce note. Meccanici di team, manager di scuderie, avvinti con ballerine che versavano birra sui capezzoli trasformandoli in boccali cui attingere e poi risate pazze. Dapprima imbarazzo, poi pacche sulle spalle e i primi consigli: “Lascia perdere le russe, prova le brasiliane”, anzi no: “meglio la rumena, lascia stare le sudamericane”, insomma sembrava il paddock di giorno quando all’improvviso il figlio di un notissimo team manager di F.1, avvinto a una ragazza di colore che indossava una minigonna da 15 centimetri rosa cangiante, beveva avidamente champagne dal seno della fanciulla.

Alzata la testa dalle tette della signorina, ci guardò con aria terrorizzata: “Per favore, tu qui non mi hai visto, se si viene a sapere sono rovinato!” manco il tempo di rispondere che da dietro spunta un gruppo di italiani di un Ferrari Club, presente ai GP con tanto di bandiere rosse, che vede il personaggio, lo riconosce e comincia a fare foto ricordo! Nel mentre, e qua scatta la sorpresa maggiore, arriva il pilota di F.1 seguito dal manager, che urla: “Ho preso la suite con champagne da 300 euro, tutto compreso, vieni che ne ho rimorchiate altre due” e il tutto mentre con la faccia imbarazzata il manager faceva segno al pilota di scappare via, ma niente da fare. Le truppe d’assalto dei tifosi, riconosciutolo, ha cominciato a fare foto ricordo anche del pilota. Fin qui la serata, sabato per la precisione.

Domenica, dopo la gara, conferenza stampa e incontro in un top team. Alla domanda se la strategia scelta fosse stata quella giusta, il manager si rivolge al cronista e guardandolo negli occhi gli manda un messaggio forte e chiaro: “Mi dicono che ieri sera lei fosse in discoteca con amici, bella serata mi dicono, cose da gentiluomini vero?” come dire io so che tu sai che io so…Al che, prendendo la palla al balzo, un altro giornalista lancia l’amo: “Ci dicono di averla vista in Costa Azzurra in lieta compagnia…” al che il manager rispose serissimo: “Mi avranno scambiato per Flavio Briatore, succede…”.

Per la cronaca, nessuna somiglianza, nemmeno di schiena, fra i due personaggi, ma intanto si era tornati a un ambiente umano e goliardico, cosa che in F.1 non accade quasi mai. Per la cronaca, il Club Riviera è chiuso da anni, la crisi ha tolto anche questo aspetto del GP di Barcellona, per cui non resta che ritrovarsi in un paio di ristoranti della zona, el Trabuc a Granollers e la Fonda Europa, per ricordare i vecchi tempi mentre l’unica cosa di una volta sono rimasti i conti delle cene da pagare: per locali che lavorano quasi una volta all’anno, l’imperativo è proprio questo: prendi i  soldi e scappa. Ci si pensa l’anno prossimo.

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