F1, GP USA 2018: le pagelle di Austin

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Giovanni Bregant
  • di Giovanni Bregant
I promossi e i bocciati di Austin nelle pagelle del Gran Premio degli Stati Uniti
  • Giovanni Bregant
  • di Giovanni Bregant
22 ottobre 2018

Ora i complottisti e i tifosi più accaniti di Raikkonen faranno notare che Kimi è tornato a vincere non appena Vettel è uscito di fatto dalla lotta iridata e quindi non appena ha avuto mano e piede liberi. La realtà, naturalmente, è ben diversa: la velocità del finlandese non è mai stata in discussione, ma a parte un paio di episodi in cui effettivamente ha coperto Vettel, i risultati al di sotto del suo talento negli ultimi anni sono dipesi più che altro da una certa incostanza di rendimento nel fine settimana. Perché se parti dietro avere un gran ritmo serve a poco, tanto per dirne una. In Texas però Raikkonen ha fatto tutto alla perfezione: velocissimo in qualifica, perfetto al via quando ha strappato la prima posizione, magistrale nel dettare il ritmo guidando veloce ma gestendo le gomme (quest’ultima cosa una sua specialità da sempre), arcigno nel difendersi da Hamilton quando è stato il momento, anche se forse - se non ci fosse stato un Mondiale di mezzo - l’inglese sarebbe stato più aggressivo. Che dire, immenso quando corre come sa fare, purtroppo non abbastanza spesso. Però questa vittoria di Raikkonen è stata meritata e bellissima, per tanti motivi, e sotto sotto probabilmente ha fatto piacere un po’ a tutti, nel paddock e tra i tifosi. Voto 10, veloce e commovente.

Immenso però è stato anche Verstappen, perché in una gara relativamente regolare partire 18° e finire 2° dopo avere provato anche vincere, beh, è roba che si vede raramente, impresa da campioni veri. Tanto più con una Red Bull che con tutto il rispetto non è né la Ferrari né la Mercedes. Ormai è l’olandese a mettere le ali ai bibitari. Voto 10, trascinatore.

“Solo” 3° Hamilton, che ad un certo punto ci ha provato davvero se non a vincere la gara, almeno il Mondiale, attaccando senza troppi calcoli Verstappen, però anche l’inglese ormai ha imparato perfettamente quando è il momento di provarci a vita persa e quando tenersi un po’ di margine. Il risultato comunque lo porta ad un passo da un quinto titolo iridato strameritato, e ancora una volta Hamilton ha mostrato velocità e grinta da campione. Voto 8,5, completo.

Quarto posto per Sebastian Vettel ad Austin
Quarto posto per Sebastian Vettel ad Austin

Così, stride ancora di più l’ennesimo week end disastroso di Vettel: il pilota tedesco appare proprio in crisi, vittima di se stesso, imbrigliato in una collana di errori dove uno sbaglio porta come per destino a quello successivo. Solo che non è destino: ancora una volta il tedesco è stato distratto e superficiale nelle prove e aggressivo in modo sbagliato in gara, mettendosi nel punto sbagliato e nel modo sbagliato rispetto all’avversario. Stavolta la dinamica è stata un po’ diversa, perché il contatto appare la conseguenza più di una correzione improvvisa e imprevista che non di una manovra deliberata, ma ha senso veramente - a questo punto - spaccare il capello sul singolo episodio? A niente, come al solito, è servita la bella rimonta dopo il testacoda. E allora voto 4, caso clinico.

Dietro il tedesco, non è comunque che Bottas abbia fatto una gran gara: con questa Mercedes partendo dalla seconda fila non puoi farti divorare da una Red Bull partita diciottesima, né farti recuperare tutto lo svantaggio da Vettel attardato dall’incidente. E invece il finlandese ha corso con ben altro ritmo rispetto ad Hamilton. Certo essere trattati platealmente, in mondovisione, da seconda guida per un anno intero un po’ demotivante deve esserlo… Voto 5, svuotato.

Non si è fatto troppe domande, ma ha martellato tempi per tutto il fine settimana Hulkenberg, ottimo 6° e “primo degli altri” con una Renault più in palla del solito: voto 7,5, meriterebbe qualche inquadratura in più.

Alle sue spalle bella gara anche per Sainz, 7° a completare un buon risultato di squadra per la Renault, che rafforza così il 4° posto nel Mondiale Costruttori: voto 7, con una menzione speciale per l’impegno che continua a metterci dopo essere stato scaricato dalla Renault un po’ ingenerosamente.

Esteban Ocon in azione ad Austin
Esteban Ocon in azione ad Austin

Dopo una gran qualifica, Ocon in gara non ha tenuto il passo delle Renault, però per tutto il fine settimana è rimasto sempre ben davanti a Perez, e questo basta forse a concedergli le attenuanti per chi comunque dall’auto ha tirato fuori tutto il possibile: voto 6,5, gustiamocelo in azione finché possiamo.

Magnussen, meno in palla del solito, soprattutto al sabato, ma autore di una gara concreta, almeno lui in casa Haas: voto 6,5. E voto 6 a Perez, più lontano del solito da Ocon, ma comunque a punti.

Fuori dai punti, voto 5 a Grosjean che ha sciupato la bella qualifica con un lungo al primo giro, con il quale ha rovinato la propria gara e quella di un incolpevole Leclerc. Va bene la fama di genio e sregolatezza, ma dopo un po’ di anni il ritornello stanca, e di sicuro il francese con una carriera costellata di episodi simili ha dimostrato da tempo di non essere nemmeno così geniale…

Peggio di lui comunque ha fatto Stroll, che sempre al primo giro si è inventato una traiettoria tutta sua che aveva l’unico difetto di attraversare quella di tutti gli altri. Poteva sbocciarne due o tre, ma Samurai Alonso si è sacrificato proteggendo i compagni di sventura, sacrificando una McLaren con la quale comunque non sarebbe andato da nessuna parte. Ok, detta così è un po’ romanzata, ma di sicuro l’erroraccio di Stroll è l’ennesima dimostrazione di un pilota che dopo due stagioni ormai complete continua a essere un peso per la squadra e francamente a non meritare un posto in F1. E allora voto 3, ma tanto paga papà…

In compenso, voto 9 al circuito di Austin, che come tracciato si conferma bello davvero, offrendo più di un’opportunità di sorpasso e di incrocio di traiettorie. Voto 0 però, ancora una volta, all’assenza di limiti “fisici” lungo la pista: perché suvvia, doversi vedere un replay per capire se un pilota è uscito o no di pista non è serio. Ora non diciamo di mettere un muro di mattoni all’esterno delle curve, e abbiamo capito che la sabbia non si può più usare perché aumenta il rischio di ribaltamento delle vetture, però è ora che in F1 si inventino qualcosa per fare di nuovo selezione tra chi sa stare in pista e chi no…

GP Austin 2018, le pagelle

Raikkonen 10

Verstappen 10

Austin 9

Hamilton 8,5 

Hulkenberg 7,5

Sainz 7 

Ocon 6,5

Magnussen 6,5

Grosjean 5

Bottas 5

Vettel 4

Stroll 3 

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