F1: il bello e il brutto del GP di Francia 2018

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Paolo Ciccarone
I top e i flop del Gran Premio di Francia secondo il nostro inviato a Le Castellet, Paolo Ciccarone
24 giugno 2018

Punti chiave

IL BELLO

Hamilton. Perfetto in tutto il week end, il contrario di quanto visto in Canada. La sua unica preoccupazione, dopo la gara, chiedere al suo ingegnere se i capelli fossero in ordine prima di salire sul podio... La dice lunga sull'impegno in pista.

Verstappen. Gara matura, priva di errori, ha guidato bene con ritmo e intelligenza. Sopratutto ha risposto in maniera educata alla stampa quando gli hanno chiesto di Vettel, che a inizio anno gli aveva detto che doveva cambiare stile di guida. "Credo che nessuno qui dentro possa dire a uno come Vettel come deve guidare - ha risposto - credo anche che si impari sempre e che Seb abbia imparato dal suo incidente odierno".

Raikkonen. Non brilla molto di luce propria ma sale sul podio. Per essere quello sacrificabile dalla Ferrari porta a casa punti, fa gli assetti e non si lamenta mai. Un bell'esempio di pilota.

Paul Ricard. La pista è bella, ricca di curve e difficile per gli assetti, Signes è un curvone da antologia, ma vedere che tutti lo fanno in pieno (entrano a 305 km/h e tengono giù il piede...) fa capire come per vedere qualcosa da queste F.1 bisogna mettere i muri e vedere chi ha coraggio. I colori a bordo pista fanno venire il mal di testa, le tribune sono troppo lontane (Hamilton ha detto il prossimo anno gli spettatori devono portarsi il binocolo se vogliono vedere qualcosa...). E poi lo sciovinismo con le sole bandiere francesi a sventolare in tribuna, nemmeno una Ferrari o Mercedes. Strano vero?

Sainz. Inizio gara arrembante, terzo addirittura, poi deve piegarsi al ritmo della Renault che non è il massimo seppure sia la quarta forza del mondiale. Bravo e consistente.

Leclerc. Bravo in qualifica, bravo in gara a portare a casa altri punti per il team. Le voci Ferrari lo stanno caricando e da come si muove il manager Nicholas Todt ha le spalle molto coperte, anzi di più. Bravo, al posto giusto con la gente giusta.

Ricciardo. Limita i danni, se fosse piovuto aveva scommesso sulla sua vittoria. Lo ha fatto, due ore dopo la gara...

Le mille righe del Circuit Paul Ricard
Le mille righe del Circuit Paul Ricard

IL BRUTTO

Paul Ricard. Nel senso di organizzazione lacunosa e improvvisata. Le vie di accesso sono un problema già con le gare Blancpain, figurarsi con la F.1. Venerdì fino a 7 ore di fila prima di entrare (i fortunati se la sono cavata con 3 ore appena...). La polizia ha sbagliato completamente i piani viari, la sala stampa, costruita apposta, è piccola e stretta, ma almeno ha la vista sul circuito, il che non è male, anzi. Le linee internet domenica sera saltavano spesso, con la luce, per via dei temporali. Il catering patetico e ai minimi termini. Solo due bagni per 400 persone (nessuno con problemi di coliche, per fortuna...) e sono partiti da un foglio bianco. Si poteva fare meglio. E che dire dei fischi del pubblico in tribuna centrale? Hanno pagato oltre 600 euro e poi lo spettacolo della pattuglia acrobatica aerea francese lo ha fatto alle spalle della tribuna, nessuno ha visto niente e la gente, giustamente, si è incazzata e ha cominciato a fischiare.

Trofei. Brutti, orrendi. Un gorilla stilizzato con una gomma in mano. Definirli vomitevoli è il minimo. Pensate a Hamilton che ha vinto la gara e porta a casa una roba che manco a Disney World vendono sulle bancarelle kitsch. Ma non era la patria del buon gusto e di chi vuole dare lezioni al mondo?

McLaren e Williams. Miseria e nobiltà nelle ultime file del GP. Una cosa patetica, al punto che Hamilton è davvero dispiaciuto avendo vinto per la McLaren l'ultimo titolo. Ironico Alonso, prima del via: "Parto da Le Mans, mi godrò il paesaggio" e poi in gara: "Senza freni senza gomme fuori dai punti e motore in calo, cosa corro a fare?".

Gasly. Ha fatto fuori Ocon alla terza curva. Clamoroso errore, ma i francesi (vedi anche Grosjean) ne hanno combinate di tutti i colori.

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