F1. Ing. Luigi Mazzola: "Leclerc non è ancora la livello di Verstappen. Hamilton dovrà far cambiare mentalità di Ferrari"

F1. Ing. Luigi Mazzola: "Leclerc non è ancora la livello di Verstappen. Hamilton dovrà far cambiare mentalità di Ferrari"
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Paolo Ciccarone
L'Ing. Luigi Mazzola parla delle differenze tra Max Verstappen e Charles Leclerc, come sia cambiata la Formula 1 negli anni e dell'arrivo di Lewis Hamilton in Ferrari
11 aprile 2024

Ha lavorato al fianco di Alain Prost alla Ferrari negli anni 90, poi è cresciuto al punto da essere diventato un riferimento con Michael Schumacher ma non dopo aver vissuto l’epopea Alesi, Berger e via di questo passo nell’epoca di trasformazione della Ferrari. Oggi l’ingegner Luigi Mazzola è scrittore, con il libro Avanti tutta da ingegnere Ferrari a performance coach, ad opinionista TV. Un bel salto senza dubbio e tutto per dire che dall'esperienza in pista si passa al capire che è tutto un discorso di forza mentale. 

“È quello che serve, questo è quello che fa la differenza. Ho lavorato infatti con piloti, con tecnici, ingegneri, poi ho lavorato con questo approccio anche nel mondo del tennis, con Djokovic e con Jasmine Paolini. È un lavoro svolto con dei leader, alla fine quello che emerge è che la competenza è necessaria, ma quello che fa la differenza è l'espressione delle caratteristiche degli esseri umani. Emozioni e spiritualità e spiritualità con la forza mentale, questo è quello che fa la differenza fra essere normale ed essere un campione”.

Però alla fine si ritorna a parlare sempre di Formula Uno e si ritorna a parlare dei campionissimi del passato, Senna, Prost, Schumacher, coi quali tu hai lavorato.

Eh sì, perché insomma, quello è il mio background, però parlo anche di Verstappen così come di Leclerc. C'è differenza tra i due? No, quindi la differenza tra i due potrebbe essere già vista in questa ottica di cui dicevo prima. Quindi anche tutt'ora un campione viene fuori dal momento che si vede la solidità di comportamento, meno errori, capacità di andare oltre al limite o andare al limite, quindi alla fin fine stiamo parlando sempre di esseri umani, con macchine diverse, con situazioni diverse. Però alla fine chi fa la differenza? Sempre la capacità di utilizzo dell'essere umano al massimo livelli”.

Allora visto che sei uno dei pochi che riesce ad entrare dentro la mentalità parliamo di Leclerc e Verstappen, uno in Red Bull è il nemico dei tifosi Ferrari, Leclerc, l’idolo dei tifosi Ferrari: dal punto di vista mentale qual è la differenza? Non parliamo di guida perché ormai sono ad un livello tale che è pochissima la differenza al volante…

La determinazione che ha questo ragazzo che si chiama Verstappen è anche quella di riuscire a calarsi dentro la macchina e di avere la gestione totale di quello che succede intorno a lui. Quindi la capacità di un pilota di non fare errori vuol dire che non è solo competente, ma è anche una persona che riesce in sempre in quel momento, a vivere totalmente il presente, a vivere, a calarsi nell’insieme. E’ stato bello quando lui ha detto, al Gran Premio precedente, sono tutt'uno con la mia macchina. Vuol dire che lui è talmente in quel momento centrato e solido come aspetto, diciamo umano come mentalità, che è chiaro gli dai la macchina veloce, la utilizza al massimo. Leclerc ancora non è, a mio modo di vedere, a quei livelli: è uno talentuoso, è uno che va fortissimo in macchina. Niente da dire, ma scherziamo? Il salto che in qualche modo lui dovrebbe fare è proprio quello di riuscire a concentrarsi totalmente, in ogni istante, in ogni situazione. Ma per concentrarsi io dico sempre, vivere totalmente in quel momento, nel momento che tu lasci il tuo mondo conscio e lasci che il tuo mondo inconscio gestisca il tuo mondo, conscio tu hai vinto”.

È quello che riuscirà a portare Hamilton e Ferrari, anche se avrà più di quarant'anni?

Non lo so, io non conosco Hamilton, io quello che mi aspetto è pronti e via da un Hamilton di Ferrari, il cambiamento di mentalità. E’un pilota che vince, è un pilota che ha vinto, ha vinto tanto, in un team vincente, quindi in una struttura vincente, anche se adesso Mercedes non sta vincendo più niente, ma spero che porti questo, cioè per me il gol della Ferrari è riuscire a prendere tutto ciò che un Hamilton, l'esperienza può dare per cominciare a costruire un nuovo ciclo. Quindi Hamilton potrebbe essere un catalizzatore di questo, così come lo è stato Lauda, così come lo è stato Prost, anche se purtroppo non abbiamo vinto, così come lo è stato Schumacher, quindi sono catalizzatori di mentalità che possono far crescere tutto il team”.

Si parla sempre di Adrian Newey come tecnico, mentre invece in realtà sappiamo che il lavoro è di gruppo. Ma tu vieni da un'epoca della Formula Uno in cui c'era il test in pista, quindi una squadra dedicata ai test in pista. Oggi il pilota che imparava dai circuiti, oggi lo fa dal simulatore e spesso vediamo che c'è differenza. Vale anche per i tecnici? Manca forse quella scuola di tecnici che arrivano dalla pista e quindi ecco perché mancano i nomi di rincalzo ed è una F.1 autoreferenziale che si parla addosso?

“Totalmente d'accordo. La F.1 si costruisce in pista. La F.1 non si simula, si prova, si monta la macchina, non si simula. Questo è sempre stato il mio modo di vedere. All'epoca con i test in pista invece che al simulatore, tu formavi i meccanici, i tecnici, ingegneri, provavi cose, quindi lasciavi la creatività e in poi il pilota poteva crescere, pilota giovane, pilota meno giovane potevano crescere. Ora, se noi andiamo a prendere un tecnico non ha l'esperienza. Esempio banale, cambia il vento, viene a piovere, cambiano le condizioni meteo, se uno ha un bagaglio di esperienza nei test, sa cosa deve fare, lì devi provare per vedere cosa fare, ma se ti arriva in maniera improvvisa, tu non sai più cosa fare o perlomeno cerchi di capire e di simulare, chiedi che qualcuno simuli le condizioni improvvise, ma una volta avevi un bagaglio di competenza di conoscenza pratica tale per cui poter far fronte a qualsiasi situazione. Quindi? Secondo me la F.1 attuale sta producendo a tutti i livelli pilota, tecnici, meccanici e ingegneri, di livello inferiore rispetto a quello che era una volta”.

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