F1, Jackie Stewart: «Alonso il pilota più completo»

F1, Jackie Stewart: «Alonso il pilota più completo»
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Paolo Ciccarone
Jackie Stewart, 78 anni compiuti da poco, parla del passato e del presente della Formula 1
22 giugno 2017

Domenica 11 giugno ha compiuto 78 anni. Fatti di successi, di titoli mondiali, ma anche di sofferenze familiari. Jackie Stewart, tre volte campione del mondo di F.1, è uno dei campioni che si è distinto per aver sempre messo l'intelligenza davanti all'istinto. E oggi, dall'alto della sua esperienza, può essere un valido interlocutore, perché sa coniugare i fatti dello sport con la realtà della vita reale. Un figlio che ha lottato (e vinto) col cancro, una moglie adorata che soffre di una malattia degenerativa, per la quale Stewart lotta cercando fondi per la ricerca sfruttando la sua posizione di testimonial di marchi internazionali come Rolex o Heineken, i cui spot pubblicitari circolano anche sulle nostre televisioni. 

Ma alla fine la sua passione resta la F.1 e quindi a chi chiedere un parere su chi è il miglior pilota della F.1 attuale e di ieri? "I nomi di oggi sono quelli conosciuti, direi Vettel, Hamilton, Verstappen, Ricciardo e Alonso che, senza dubbio, per me è quello che a fine giornata mostra di essere il più completo. Per arrivare in F.1, dalle categorie minori, devi mostrare talento e non c'è dubbio che tutti i piloti presenti lo abbiano. Ma il talento è un dono di Dio, poi in F.1 lo devi plasmare aggiungendo altro. Devi abbinare delle doti che il solo talento non comporta. Saper gestire questa abilità nella guida diventa fondamentale, ma per farlo devi cambiare completamente l'attitudine mentale, devi smetterla di andare oltre il limite, devi smetterla di gestire tutto in quel modo".

Quindi non le piacciono i piloti che spingono troppo? "Secondo me l'esempio migliore è Alain Prost, per me era meglio di Senna, e devo dire che Prost era un pilota molto più bravo di me. Ayrton era senza dubbio un campionissimo, ma Alain aveva qualcosa di più. E faccio un esempio: se guardate le immagini del camera car dei piloti di ieri e di oggi, guardate come muovono le mani sul volante. Se la macchina ha dei problemi, guardate come la correggono e compensano le carenze. E poi ascoltate le conversazioni radio su cosa dicono ai loro ingegneri, a volte credo che dovrebbero prendere del valium per darsi una calmata, tanto sono concitati e al limite nello spiegare e capire cosa è successo".

L'abilità sta nel gestire tutto con calma, senza movimenti bruschi sul volante o lottare contro la macchina. Prost e i campioni veri sono quelli che vanno forte dando l'impressione di andare piano, di guidare dolcemente e con calma

"Dovrebbero trasferire tutta questa energia sprecata al loro cervello, che ne avrebbe bisogno. Se spingi troppo rischi di sbagliare. E' come nelle relazioni umane, se tiri troppo la corda e le rendi esasperate rischi solo di peggiorarle, lo stesso è con la macchina. Deve essere curata, cotta a puntino avere i suoi tempi per fare quello per cui è stata progettata... Se vai oltre, peggiori. L'abilità sta nel gestire tutto con calma, senza movimenti bruschi sul volante o lottare contro la macchina. Prost e i campioni veri sono quelli che vanno forte dando l'impressione di andare piano, di guidare dolcemente e con calma".

Fra i campioni di oggi chi ha queste caratteristiche? "Alonso, l'ho detto, ma anche Vettel ha una visione complessiva degna di nota. Hamilton, tre volte campione del mondo, è uno che sta ancora imparando. Quando è passato dalla McLaren alla Mercedes, ha solo indovinato il momento giusto dal punto di vista commerciale, non ci vuole abilità in quella scelta ma solo fortuna. Lewis ha un talento enorme, ma la gestione mentale non mi sembra il massimo".

"L'esempio migliore per dire chi è Hamilton sotto questo aspetto è rappresentato dall'incidente dell'anno scorso a Barcellona, quando Rosberg si è bloccato davanti a lui. Alla prima curva, del primo giro, col tuo compagno di squadra quello è un incidente che non deve mai capitare. Non ci vuole Einstein per capire che l'erba ha meno aderenza dell'asfalto, eppure Hamilton è andato a cercare un sorpasso impossibile col risultato di mandare fuori tutte e due le Mercedes. Anni prima aveva fatto lo stesso con Button in Canada, sono passate le stagioni ma ha commesso lo stesso sbaglio. Un pilota che usa la testa un errore del genere non dovrebbe mai farlo".

Chi è favorito allora per il mondiale? "Per me la Mercedes ha il miglior pacchetto in assoluto, anche se Vettel dimostra di saper sfruttare al massimo quello della Ferrari e questo è molto bello". E parlando di Ferrari chi potrebbe essere il sostituto ideale da affiancare a Vettel? "Potessi scegliere direi Verstappen, ma è bloccato, allora direi Ricciardo perché è un pilota molto analitico, uno che usa il cervello e va a cercare i propri limiti pensando a come superarli, poi parla italiano, sa integrarsi, è simpatico, lo vedrei come la miglior soluzione".

Restando in tema Ferrari, quest'anno celebra i 70 anni, merito della F.1, delle supersportive o di cosa? "La gente si ricorda chi vince i 100 metri alle olimpiadi, non chi ha vinto la maratona e quindi dico che se oggi celebriamo questo mito lo si deve alle vittorie della F.1 e a quello che ha fatto la Ferrari nella storia dello sport. Se guardiamo agli anni 50 e 60 di berline e sportive ce ne erano di più belle e tecnologicamente avanzate, anzi alcune Ferrari erano proprio brutte. Per me il mito lo hanno costruito in F.1".

Se oggi celebriamo il mito della Ferrari lo si deve alle vittorie della F.1 e a quello che ha fatto la Ferrari nella storia dello sport

A parte che Piero Ferrari, il figlio del fondatore, ricorda come dopo una vittoria in F.1 il lunedì non c'è la fila a comprare le GT Ferrari, segno che forse il prodotto ha contribuito, ci spiega perché non ha mai corso per la Ferrari in F.1? "Avevo vinto una gara sport prototipo con loro e avevo contribuito alla vittoria nel mondiale. Incontro il commendatore, ci mettiamo d'accordo su tutto, soldi, premi, gare da disputare. Per me è ok, per lui anche, allora sono convinto di essere un pilota Ferrari per la stagione seguente (il 1970, ndr). Invece scopro che a Jacky Ickx, che aveva vinto molto meno di me, avevano offerto e concordato le stesse cose. Non potevo accettare e allora, dall'aeroporto di Roma dove stavo per imbarcarmi per Indianapolis, chiamo Franco Gozzi e gli dico che così non va e quella stretta di mano fatta con Ferrari non aveva più valore perché era venuto meno alla parola data. Gozzi comprese, riferì, ma non per questo abbiamo interrotto i rapporti, anzi tutti gli anni inviavo a Ferrari una bottiglia di wiskey pregiato che ho saputo lui offriva ai giornalisti dicendo, appunto, che era un mio omaggio. Mi sarebbe piaciuto correre per Ferrari, ma purtroppo è andata così".

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