F1, Juventus batte Ferrari nella guerra del bilancio

F1, Juventus batte Ferrari nella guerra del bilancio
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Paolo Ciccarone
Facciamo i conti in tasca alle scuderie di Formula 1 e a Liberty Media
1 settembre 2017

Juventus batte Ferrari, altro che Mercedes! Nella guerra delle cifre, il calcio è meglio della F.1 e domenica, all'autodromo di Monza, non sarà solo una sfida fra Vettel e Hamilton, ma un altro passo in avanti verso l'obiettivo principale di chi gestisce il circus iridato: fare spettacolo, che poi porta incassi.

Se il fatturato della Juventus arriva quasi a 550 milioni di euro, contro i 386 della Ferrari, le differenze stanno nel modo di gestire questi costi. Per la Juve (club la cui gestione è presa a modello) si tratta dell'80 per cento di costi relativi al personale, calciatori e dipendenti vari, per la Ferrari è vero il contrario, ovvero l'80 per cento delle spese sono tutte relative alla ricerca e sviluppo tecnico della monoposto, il restante 20 per cento è costo del personale, stipendi dei piloti compresi.

Al contrario, gli incassi della Juve, fra Champions League e Serie A Tim, sono decisamente superiori: 94,1 milioni dalla serie A e 109 milioni dalla Champions, mentre la Ferrari (che è la squadra più pagata in F.1) arriva a 180 milioni di incassi relativi ai premi (dati 2016). Ma non c'è solo la Juve nel calcio o la Ferrari in F.1, ci sono anche gli altri che reclamano soldi e quindi l'imperativo, di chi gestisce il circo iridato, è uno solo.

Cercasi soldi disperatamente, potrebbe essere questa la chiave di lettura del futuro della F.1 in cui i costi continuano a crescere e le entrate rischiano di fermarsi, o ridursi, se non si trovano nuovi terreni da coltivare. In questo il calcio può insegnare molto. Basti dire che la Champions League distribuisce circa 1,3 miliardi di euro in premi mentre il campionato italiano arriva a 924 milioni di euro. Il modello che tutti vorrebbero seguire, però, è quello della Premier League inglese, capace di distribuire 2,2 miliardi di euro di premi suddivisi, per le varie squadre, in maniera tale da rendere tutti felici e contenti, al contrario della F.1, il cui montepremi l'anno scorso è stato di 1.3 miliardi di dollari (corrispondente al 68 per cento del totale degli incassi), in cui le prime tre squadre hanno fatto incetta della maggioranza del montepremi, lasciando agli altri le briciole che non garantiscono il sostentamento.

Su questa fetta di incassi F.1, incide in maniera importante la vendita dei diritti TV, che rappresentano quasi il 60 per cento degli introiti della categoria. Il resto arriva dagli organizzatori dei 21 gran premi e dal merchandising ufficiale. Quest'anno sono in scadenza moltissimi contratti televisivi (anche per Sky e Rai in Italia) e per il rinnovo le discussioni partono da due punti di vista opposti. Lo spettacolo pagato dalle televisioni non è stato coperto dagli abbonati o dagli spettatori per le TV in chiaro, per cui la tendenza è rivedere i costi al ribasso.

Per contro, Liberty Media, che ha appena varato un programma di sviluppo per i prossimi 3-5 anni, non vorrebbe veder ridurre l'asset più importante degli introiti relativi al prodotto F.1. Per cui la discussione è su quanto pagheranno le TV e quanto chiederà Liberty Media. In mezzo a questa trattativa si inseriscono i dati relativi al secondo trimestre di gestione del mondo F.1, che nel bilancio presentato il 9 agosto parla di un più 3 per cento nei ricavi passati da 600 a 616 milioni di dollari, ma con un aumento dei costi del 33 per cento, spesa necessaria per promuovere la F1 in contesti diversi dal solito, vedi lo show dal vivo a Londra che ha avuto molto successo.

Quale futuro per le casse della F.1? Al momento le vie da seguire sono due: la tradizionale, col rinnovo, almeno per il breve periodo, dello status quo, ovvero televisioni a pagamento e TV in chiaro che coi loro quattrini finanziano le scuderie. E poi il futuro: ovvero i social network, le piattaforme internet

Quale futuro per le casse della F.1? Al momento le vie da seguire sono due: la tradizionale, col rinnovo, almeno per il breve periodo, dello status quo, ovvero televisioni a pagamento e TV in chiaro che coi loro quattrini finanziano le scuderie. E poi il futuro: ovvero i social network, le piattaforme internet e i nuovi dispositivi che consentono di seguire i film o i concerti, tipo Ipad o cellulari ultima generazione. E' su queste aziende, ricche e con possibilità di contatti immani, che si gioca la partita

Un esempio per tutti è Lewis Hamilton. Su Instagram ha oltre 6 milioni di follower. Due società sponsor della Mercedes hanno investito sul pilota inglese che ad ogni foto col nuovo prodotto raggiunge di sicuro questi 6 milioni. Al contrario, le stesse aziende hanno ridotto gli investimenti sui media tradizionali, giornali e TV, ritenendoli troppo costosi nel rapporto costo/contatto che segna la base di questa tendenza. Sarà una F.1 sempre più social, più vicina ai tifosi (più 11 per cento di spettatori in pista quest'anno, più 25 per cento prevendita biglietti a Monza) e con lo spettacolo in pista garantito dal duello Ferrari Mercedes, ecco che il prodotto F.1 trova nuova linfa e diventa più appetibile e quindi, più vendibile per TV e social network.

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