Formula 1. FIA-Liberty Media, è guerra

Formula 1. FIA-Liberty Media, è guerra
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Paolo Ciccarone
Nonostante le apparenze, tra Mohammed Ben Sulayem e Stefano Domenicali è in atto una guerra di posizione. Ecco i retroscena
26 settembre 2022

Non fatevi ingannare dai modi cortesi e gentili che Stefano Domenicali, CEO di Liberty Media, e Mohamed Ben Sulayem, presidente della FIA, esternano nelle loro apparizioni ufficiali. Fra i due è in atto una guerra di posizione che nasce dalla volontà della FIA di avere un ruolo diverso, e più incisivo, rispetto al passato. Finora la gestione FIA-FOM era sempre avvenuta su due piani distinti ma con interlocutori che venivano dallo stesso mondo. Mosley ed Ecclestone, entrambi inglesi e soci in affari, Todt e Domenicali, uno a capo della GES Ferrari e l'altro DS della rossa. Gente che aveva lavorato insieme e si conosceva. Adesso no: con la nomina del nuovo presidente, nativo degli Emirati, è in atto un cambiamento che ha visto due pedine importanti irrompere nell'ambito FIA.

La prima riguarda la moglie di Bernie Ecclestone, l'avvocato Fabiana Flosi, voluto al fianco da Bin Sulayem, la seconda la nomina di un CEO, Natalie Robyn. La FIA per statuto è un ente no profit e non può gestire i proventi dei campionati, affidati a un promotore esterno. Lo ha deciso una sentenza della Corte Europea che ha diviso il ruolo della federazione da quello della società che vende i diritti commerciali. In pratica, con una F.1 che macina utili e cresce col fatturato, alla FIA non arriva niente. La presenza della moglie di Ecclestone, che non fa mistero di voler riprendersi il controllo della F.1 e di un amministratore delegato, con che scopo e che ruolo preciso non si sa, fanno supporre che altri cambiamenti siano in corso. E su questo punto, con vari nodi da risolvere, il nuovo presidente vuole chiarire alcuni aspetti e garantire un gettito alla federazione. Il fondo per la sicurezza, cui partecipano le Case automobilistiche e le varie fondazioni, finisce in un conto gestito separatamente e quindi la federazione non ha accesso a questi soldi.

Non solo, il personale FIA presenti ai GP ha le spese pagate da Liberty Media, che si fa carico della gestione sportiva e regolamentare del campionato. Ma con una torta valutata 8 miliardi di dollari, stare a margine e non vedere introiti è sembrato sproporzionato al presidente che ha cominciato a lavorare ai fianchi per ottenere più spazi. Come? Ad esempio, il comunicato ufficiale del calendario 2023 è stato diramato senza essere stato concordato con Liberty Media, che per alcune gare ha ancora tutto in sospeso. Ad esempio, la Cina al momento non è sicura in quanto per le normative anti covid l'accesso agli stranieri è ancora limitato. Lo stesso GP di Montecarlo, dato per rinnovato fino al 2025, non è stato ancora perfezionato e lo stesso vale per Monza, su cui gravitano grosse nubi nere all'orizzonte. La normativa che ha modificato i parametri di controllo dei fondi, la famigerata TD39, ad esempio, introdotta e voluta dalla federazione, i congelamenti regolamentari dei motori e altro ancora.

Più soldi, quindi, ma quanti e in che modo è il nodo da sciogliere. Ben Sulayem, secondo quanto abbiamo appreso ma senza conferme ufficiali, avrebbe anche un piano per spostare la sede della federazione negli Emirati, nazione che permetterebbe una maggiore elasticità nella gestione della federazione rispetto agli obblighi imposti dalla Commissione Europea. Da un lato Liberty Media fa capire a denti stretti che la F.1 non ha bisogno della federazione, in quanto promotore ha già organizzato delle gare (Miami e Las Vegas in futuro, ma anche nel periodo della pandemia con gare partite da zero come Imola, Mugello e Spagna) e coi team e piloti non ha bisogno di un ente federale. Ovvero una NFL in salsa motoristica. Dall'altro la federazione che ricorda come le licenze, vedi il caso di Colton Herta respinto per mancanza di requisiti, dipende da essa e lo stesso per le regole, calendari e circuiti e pensare a una F.1 priva del marchio federale è impensabile.

Nel contempo sta crescendo il WEC, un campionato con 11 costruttori, Ferrari compresa, che rischia di minare la crescita di popolarità della F.1, sempre più spettacolo e intrattenimento piuttosto che sport come era inteso in passato. Il futuro? Nel paddock la prossima stagione ci sarà un motorhome FIA a due piani come quello portato da Liberty Media invece dei due piccoli attuali, con una serie di ospiti riservati e indipendenti da Liberty. Questo come messaggio visivo, poi anche se Domenicali e Ben Sulayem sono sempre cordiali e gentili con tutti, il fuoco che brucia sotto questa apparenza rischia di creare un bel problema alla F.1 in futuro.

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