Formula 1, l'altro Ayrton Senna, 26 anni dopo

Formula 1, l'altro Ayrton Senna, 26 anni dopo
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Paolo Ciccarone
A 26 anni dalla scomparsa di Ayrton Senna, il nostro inviato F1, Paolo Ciccarone, lo ricorda svelando un lato inedito del grande campione brasiliano
30 aprile 2020

Imola, Senna, Raztenberger. Il primo maggio e via di questo passo. Dopo 26 anni rischia di essere una ricorrenza stucchevole, ripresa e riciclata in tutte le salse che non aggiunge niente di nuovo a quanto già detto, scritto, visto e pubblicato. Ma non si può passare oltre senza fermarsi un attimo a riflettere. A pensare che quel giorno è stato uno spartiacque per la F.1 e anche per chi non ama il motorsport. Perché se chiedi dove eri quel giorno, tutti hanno un ricordo particolare. Anche coloro che non seguono la F.1, non la seguivano e non la seguiranno. Ma quei fatti li hanno ben impressi nella memoria. E allora, come fare a sfuggire alla retorica del 1 maggio a Imola etc etc? Ricordando alcuni momenti del passato.

Fermi a casa, si comincia a mettere ordine nei cassetti, saltano fuori ricordi, aneddoti e fotografie. Da un cassetto remoto ne spunta una del settembre 1992. Siamo a Monza, test estivi in vista del GP. Ayrton è nel box della McLaren, il vostro cronista gironzola nella corsia dei box e Senna mi vede che sto parlando con una amica. Lei si chiama Corinne, belga, vive in Italia vicino a Milano. Bazzica i box da un po' di tempo. Lei conosce Prost, frequenta altri piloti quando è in pista per eventi. Ma di Senna non ha contatti. Ayrton fa un cenno, mi dice "Allora come va ferrarista?". "Tutto al solito, la macchina è rossa, non vanno neanche a spingerli e a settembre sarà un bagno di sangue coi tifosi".

Corinne si avvicina con fare interessato alla conversazione. Ayrton fa il serio ma mi guarda quasi implorante... E io che capisco il messaggio la butto lì: "Ah, ti presento Corinne, una mia amica". E lui, gentilissimo: "Ah piacere, mi chiamo Ayrton (come se ce ne fosse bisogno, ndr) cosa fai qui a Monza?". E via di questo passo. Dall'interno del box papà Milton osserva e sogghigna. Mi fa l'occhiolino e col pollice alzato mi dice complimenti. Ma c'è poco da complimentarsi. L'obiettivo non era il giovane giornalista, quanto l'affermato campione. Mentre sono distratto Ayrton lancia l'amo: "Stasera sono a Milano, ho un impegno al ristorante ma domani sera se vuoi un passaggio te o dò io...". E lei, che non è certo sprovveduta, abbozza un sorriso, mi prende sotto braccio e gli dice: "Stasera sono a cena con Paolo, domani di sicuro grazie".

E via. Andiamo a cena davvero (purtroppo senza dopo cena...), parliamo di tutto e di più, di alcuni piloti, del loro modo di fare: "Alain mi ha preso sotto braccio, mi ha detto ciao  sono Alain, fai l'amore con me? L'ho mandato a quel paese. Ma come si permette?". Eh beh, povero Prost, sai che in qualche modo lo capivo? Ma se ha mandato a stendere uno come Alain, figurati se allungo una mano io. Faccio il signore, la riaccompagno a casa. Ci salutiamo. Il giorno dopo, stesso box, stessa scena. Ayrton si avvicina alla banda bicchiere in mano: "Come andata ieri? La tua amica oggi non c'è?".

Perché di Senna non restino solo le immagini di quel triste week end, ma la vitalità di un ragazzo che di fronte a una ragazza diventa timido e ha bisogno dell'amico per cavarsi di impaccio

E lei, d'un tratto, spunta leggiadra coi suoi occhi azzurri, i suoi capelli biondi, il suo portamento e lo sguardo di Ayrton si posa là dove di solito i maschietti osservano. Una spanna sotto al mento: "Vabbè, vado che devo finire le prove". Ok Ayrton. Teniamo per noi questa chiacchierata e questo episodio. Che rivelo solo oggi. Perché di Senna non restino solo le immagini di quel triste week end, ma la vitalità di un ragazzo che di fronte a una ragazza diventa timido e ha bisogno dell'amico per cavarsi di impaccio. Uno per bene. Per dirla tutta. Educato, mai sopra le righe, sempre galante. L'altro Senna, quello meno conosciuto e meno celebrato.

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