Formula 1. La nuova forma di risparmio che mette alla prova i piloti

Formula 1. La nuova forma di risparmio che mette alla prova i piloti
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Risparmio, in Formula 1, non equivale solo alla parsimonia necessaria per rispettare il budget cap. Il fattore peso è altrettanto spinoso. E porta a rinunce pesanti anche per i piloti
13 maggio 2022

Se si parla di risparmio in Formula 1, oggi a tenere banco è inevitabilmente il budget cap, con tutto ciò che comporta per i team. Ma la parsimonia serve anche per non superare un altro tetto, quello del peso minimo. Stabilito inizialmente a 795 kg e alzato poi a 798 su richiesta delle scuderie, costituisce ancora oggi un grattacapo. Se la Red Bull attira l’attenzione con la cura dimagrante della sua RB18, tra le più giunoniche della griglia a inizio stagione, anche gli altri team lavorano. Arrivando persino a delle rinunce pesanti per i piloti.

A Miami, la McLaren è arrivata persino a centellinare l’acqua a disposizione dei propri piloti, come ha spiegato Daniel Ricciardo ad Autosport. Commentando la gara, difficile per “il caldo”, Ricciardo ha aggiunto: “Stiamo tutti cercando di limare il più possibile il peso. Non abbiamo il lusso di poter mettere tre litri d’acqua nel sistema per bere. Ne abbiamo così solo un po’, e non è mai abbastanza”. Le conseguenze sono ovvie: “si finisce per disidratarsi”. Trovarsi a dosare l’acqua durante il GP senza possibilità di idratarsi adeguatamente non è ideale, soprattutto nel contesto di una gara torrida come quella disputata in Florida. 

Ma la necessità di perdere peso tocca anche l’aspetto commerciale, nel caso della Williams. Per rendere più leggera la FW44, è stata eliminata parte della verniciatura della livrea. Una scelta indubbiamente più drastica rispetto all’optare per una tinta opaca, soluzione che consente di ridurre il peso adottata da Red Bull e Ferrari. Ne consegue, però, uno spazio più ridotto per eventuali nuovi sponsor, di cui ogni team ha bisogno per sopravvivere. 

Il gioco vale la candela? Solo nel caso in cui soluzioni del genere, replicate in ambiti diversi, diventassero la proverbiale farfalla che causa un terremoto dall’altra parte del mondo, portando a risultati migliori, e di conseguenza, a un piazzamento migliore nel mondiale costruttori. A quel punto, le rinunce alle sponsorizzazioni e i sacrifici dei piloti verrebbero giustificati. Nella F1 di oggi, serve anche questo. Con buona pace di chi, assetato e stremato, rischia di arrivare sui gomiti al termine delle gare.

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