Formula 1: le curiosità del GP del Giappone

Formula 1: le curiosità del GP del Giappone
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  • di Maurizio Tanca
Tutte le curiosità del GP del Giappone. Dagli aneddoti più bizzarri relativi ai piloti passando per le le più strambe particolarità locali| <i>P. Ciccarone, Suzuka</i>
  • di Maurizio Tanca
5 ottobre 2012

Alla fine, il problema maggiore, è come regolare la tazza del bagno negli hotel giapponesi. Eh sì, questo aspetto della messa a punto di uno strumento che dovrebbe essere semplice nell’uso e immediato nella funzione, è quello che crea più problemi a tutto il circus della F.1. Le stanze di hotel vicino al circuito sono poche e limitate. Il grosso della truppa si accasa negli hotel vicino alle stazioni di Tsu e Yoccaichi, dove con navette messe a disposizione degli organizzatori si raggiunge Suzuka. Le cittadine distano (una a nord l’altra a sud) una quindicina di km dalla pista che sorge all’interno di un grosso parco giochi di proprietà della Honda.

Per chi non lo sapesse, Suzuka sta a indicare la città del branzino (in giapponese Suzuki vuol dire proprio branzino tanto per capirci) ma non si affaccia sul mare (coi maremoti della zona si capisce il perché…). Per risolvere il problema atavico degli spazi, i giapponesi hanno miniaturizzato tutto il possibile.

Con quasi 100 milioni di abitanti e una superficie utile che è meno della metà di quella italiana (in pratica sono il doppio con metà spazio) bisogna che tutto scorra al meglio e sia perfetto. Ed eccoci qua, con stanze piccole in cui il compromesso da cercare è fra la valigia sul letto quando ti alzi, alla valigia sul pavimento quando vai a dormire. Il bagno, ed eccoci al punto di partenza, è simile a quello dei camper.

Plastica rosa-marroncino sulle pareti, una tazza piccola con un lavandino e una mezza vasca da bagno a lato. Quando sposti il rubinetto da un lato riempi la vasca, al centro lo usi per lavarti. La sensazione, quando chiudi la porta, è che la roulotte possa partire da un momento all’altro. E allora, seduti sulla nostra bella tazza, ecco il dilemma che accompagna piloti e tecnici.

Uno, a lato ci sono le figure sul come sedersi sul water, posizione delle mani e angolo delle ginocchia. E’ in giapponese ma le figure indicano come fare. A lato ci sono tre pulsantiere con diverse funzioni. La prima, getto d’acqua diretta contro il sederino dopo le varie funzioni. C’è a spruzzo, a vapore e getto continuo di diversa entità. Poi la temperatura e il movimento (è anche sussultorio).

Uno dei giochini in voga fra i piloti che sbarcano in Giappone è la ricerca del tecnologicamente avanzato ma anche inutile


Ragion per cui, appena seduti bisogna trovare il giusto compromesso perché se troppo calda ti ustioni, se troppo fredda… ci siamo capiti! E poi la potenza del getto. A qualcuno è capitato uno spruzzo che è partito dal water ed è arrivato al soffitto. Immaginate dopo aver appena depositato il vostro bagaglio personale e immaginate l’effetto dirompente del tutto, che magari vi finisce anche nelle gengive.

I primi giorni, specie per chi va la prima volta in Giappone, potrete vedere gente che cammina a gambe larghe per le ustioni e chi invece continua a masticare qualcosa per togliere saporacci dalla bocca. Insomma, non è la messa a punto della monoposto il problema principale, quanto la perfetta
regolazione del water. Ne va del soggiorno a Suzuka e dintorni…

Sòla al laser

Uno dei giochini in voga fra i piloti che sbarcano in Giappone è la ricerca del tecnologicamente avanzato ma anche inutile. Ovvero il gadget elettronico che compri lì e poi butti via perché inutile. Qualche tempo fa andava di moda il fascio laser rosso lanciato da una penna a sfera. Fisichella ne aveva comprati due, di cui uno a meno di 100 euro, l’altro molto più caro. Incontrando nel paddock Ralf Schumacher si pavoneggiò con lo strumento e quando Ralf chiese il costo, Fisico sparò una cifra tripla del reale dicendo a Ralf che, se voleva, poteva venderlo sotto costo in quanto ne aveva presi due per sbaglio. Ralf accettò con ansia e felicità e pagò oltre 200 euro per un laser che Fisico aveva pagato meno di 100. Immaginate la faccia e le battute del romano alla faccia del tedesco…

Suzuka bel suol d’amor!

E’ vecchia ma vale ancora la pena essere raccontata. Non faremo nomi perché non è bello ma immaginate i due piloti di un top team assediati dalle fans giapponesi nella hall del Suzuka Circuit Hotel e immaginate uno dei due che a un certo punto molla tutti, lascia il ristorante e va in camera. Lo fa il primo giorno, poi il secondo e il terzo. Al quarto scatta il sospetto che qualcosa non quadri e complice il portiere dell’hotel (un italiano figlio di un torinese e di una giapponese) si riesca ad avere la copia della chiave della camera. Fatto sta che quando il nostro pilota al top lascia la tavolata e se ne va in camera, scatta l’agguato.

Ci sono club dedicati a tutti i piloti, tifosi che si vestono con i colori e le fogge dei vari team, anche del più scalcagnato esistente e quando incrociano un pilota, con tanto di programma in mano, scatta la caccia all’autografo


Passata una mezz’ora il compagno di squadra, il team manager, tecnici di pista e qualche giornalista si avviano verso la porta della camera e con mossa decisa la si apre. La scena che si presenta è boccaccesca: il pilota numero uno completamente nudo, davanti a sé, piegata come si conviene, ragazza giapponese anche lei nuda e alle dipendenze del nostro pilota. La ragazza si copre il volto per la vergogna, lui impassibile continua con il suo assalto dal retro e mentre il compagno di squadra e il team manager scoppiano a ridere buttandosi per terra, arriva la frase che rende onore a cotanta freddezza: «Oh, chiudete la porta che c’è corrente e visto che son nudo mi becco un raffreddore!» Applausi, coro di incitamento e uscita festosa del gruppo. Altri tempi, altri piloti…

Trulli fans club per… Senna

Secondo gli occidentali i giapponesi sono tutti uguali. Non è vero, ma anche per loro noi occidentali siamo tutti uguali, o quasi. Fatto sta che frotte di tifosi si accalcano vicino alla pista, in attesa di farsi firmare autografi e se per caso gli stringi la mano, ovvero hai un contatto fisico, per loro è l’estasi totale. Ci sono club dedicati a tutti i piloti, tifosi che si vestono con i colori e le fogge dei vari team, anche del più scalcagnato esistente e quando incrociano un pilota, con tanto di programma in mano, scatta la caccia all’autografo. Mitica la gaffe del Trulli Fans Club che vedendo Senna gli fece firmare l’autografo sul volto di Jarno.

Ma anche Gianfranco Mazzoni ha avuto i suoi momenti di gloria. A volte lo scambiavano per Morbidelli e gli facevano firmare autografi sul programma e lui siglava proprio col nome di Gianni, ma qualcuno gli ha messo anche un bimbo in braccio e gli ha fatto una foto ricordo. Non sappiamo cosa sia accaduto al ragazzino, ma avere una foto ricordo con Mazzoni deve essere un fatto che segna la vita per sempre…

Salvate Stella Bruno!

C’è qualcosa che non va nella povera Stella Bruno. A Singapore si è presa in diretta i rimbrotti di Schumacher e visto che negli ultimi 20 anni Michael non aveva mai detto nulla con Stellina, è sembrato strano che stavolta abbia risposto sarcastico. Ma in tutto il week end l’inviata della Rai è apparsa chiusa, demotivata e stanca. Vabbè, dopo aver chiamato Massa per sei volte col nome di Fernando, dopo aver chiamato Rosberg un paio di volte Robert invece che Nico, si capisce che qualcosa non quadra.

Sembra un problema da niente ma in Giappone, dopo il sisma e le centrali nucleari, per il circo della F.1 l’alimentazione è un qualcosa di delicato da risolvere


Sarà la stanchezza o altri problemi. Di sicuro, per chi non lo sapesse, Stella Bruno è la persona più buona del mondo. Nel paddock è stimata e apprezzata perché ha sempre una buona parola per tutti, si fa in quattro se qualcuno ha un problema e prova a dare una mano a chiunque. Dopo tanti anni di F.1 non c’è uno che possa dire di avere ricevuto una cattiveria, uno sgarbo o una maldicenza da parte sua. E questo, la gente che sta a casa, non lo sa e non lo capisce. Non c’è solo la bravura o la conoscenza del settore, ci sono anche qualità umane che fanno voler bene a Stellina, come la chiamano nell’ambiente. Per cui, dopo averla presa in giro tante volte (e lei ha sempre accettato lo scherzo al grido di «Ahò, mò te manno l’avvocato!») stavolta voglio difendere la persona: salvate Stella Bruno e ridatele il sorriso. Perché se vogliamo fare il contropelo agli errori e alle gaffe commessi durante la carriera, non c’è nessuno che ne esca indenne e senza macchia…

Attenti al latte!

Sembra un problema da niente ma in Giappone, dopo il sisma e le centrali nucleari, per il circo della F.1 l’alimentazione è un qualcosa di delicato da risolvere. Per il catering delle squadre, infatti, si è fatta una cernita sui prodotti alimentari, con latte e alimenti freschi fatti arrivare da zone sicure se
non addirittura dall’estero. E’ passato oltre un anno dal sisma e dalla fuga radioattiva, ma ancora oggi ci sono delle limitazioni per certi prodotti, a partire dal latte che per caffè e cappuccini è stato contingentato e limitato. La sicurezza alimentare è un aspetto nascosto di questo GP (ma in India e Corea è peggio…) e chi opera dietro le quinte fatica a trovare le soluzioni migliori per tutti.

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