Formula 1: Porsche sì, Audi no?

Formula 1: Porsche sì, Audi no?
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Paolo Ciccarone
L'arrivo in Formula 1 dei due colossi tedeschi sta prendendo strade diverse, e non è detto che entrambi approdino nel Circus nel 2026
24 maggio 2022

Porsche sì, Audi no. O quasi. L'arrivo in F.1 dei due colossi tedeschi sta seguendo strade ben diverse. Se per Porsche il progetto ormai è definito e ha preso una piega ben netta, per Audi le cose sono più complicate. E' infatti in corso una guerra interna nel gruppo VW Audi che comprende anche le corse e la stessa F.1. Iniziando l'analisi da Porsche, il Cavallino di Stoccarda ha messo a segno un colpo unico: ha firmato un accordo con Red Bull rilevando anche la sezione motori, comprese tecnologie e materiali del team britannico. Ora, visto che Red Bull sta sviluppando e utilizzando materiali di provenienza Honda, gestiti da HRC e dalla società di consulenza facente capo a Masami Yamamoto, ex capo dei motoristi Honda, va da sè che Porsche, in maniera indiretta e quindi non perseguibile secondo le norme attuali, ha messo le mani su conoscenze e tecnologie ibride di F.1 di primo piano. Ergo, con una spesa minima si sono accaparrati informazioni basilari sulla parte elettrica dei motori attuali che è la più complicata. Avere un accordo con Red Bull, inoltre, garantisce l'accesso a tecnologie e standard di alto livello, coordinati da Adrian Newey, papà anche dell'Aston Martin Valkyrie, la supercar della Casa britannica. Quindi, con un colpo solo, Porsche si ritrova i motori senza dover spendere soldi in ricerca e sviluppo in questi 4 anni di attesa, una squadra vincente con tutte le strutture e un progetto a lungo termine già determinato. 

Se per Porsche la strada è in discesa, per Audi i problemi sono molteplici. Intanto il nuovo management e la sostituzione avvenuta qualche tempo fa di Hulrich e Dieter Gass (uno la mente dei successi Audi, l'altro di provenienza Toyota) con persone provenienti da BMW e con una visione ben precisa sul futuro sostenibile (e le corse non rientrano in questa visione) ha portato a un ripensamento di tutte le attività sportive. L'annunciato programma Le Mans, con una piattaforma unica curata alla Dallara e da gestire poi per Porsche, Audi e Lamborghini, è saltato. Porsche si fa tutto in casa perché l'esclusiva che voleva da Dallara non era possibile (a Varano lavorano anche per Cadillac, BMW e Ferrari sullo stesso progetto LMDh...) e il vuoto Audi è stato colmato da Lamborghini che ha preso la palla al balzo per fare altro oltre alle solite GT. Le voce su una possibile acquisizione di McLaren da parte di Audi si sono scontrate col rifiuto di Zack Brawn e la smentita seguente, mentre con Sauber, dove esiste una collaborazione con la galleria del vento a Hinwill e rapporti con la Sauber Engineering, non sembra esserci molto più di rapporti già esistenti. Per Audi, quindi, i problemi sono due: acquisire un team, e coi costi alle stelle delle squadre attuali non è certo facile (resta la Williams sul mercato) e lo sviluppo di un motore da farsi in casa rende tutto molto più complicato e costoso. Quindi, Porsche da un lato con tecnologia e team già avviato, Audi dall'altra con tutto da costruire. E con spese decisamente più elevate rispetto al previsto. Con l'aggravante di una direzione generale che vede le corse come fumo negli occhi. Adesso non resta che capire se il duplice impegno VW Audi in F.1 sia ancora fattibile oppure se basta la sola presenza Porsche a salvare tutto.

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