Formula 1, un ambiente in cui spopolano i soprannomi

Formula 1, un ambiente in cui spopolano i soprannomi
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Paolo Ciccarone
In Formula 1 vanno di moda i soprannomi: scoprite insieme a noi alcune chicche del passato e del presente
5 agosto 2023

Se siete appassionati di F.1 e conoscete bene questo mondo, allora questo articolo probabilmente non vi troverà impreparati, anzi potrebbe essere occasione di un simpatico ripasso. Se invece vi siete avvicinati da poco al circus iridato, potrebbe stuzzicare la vostra fantasia per abbinare certi nomi a certi personaggi. Di cui, di alcuni, negheremo fino alla morte di essere a conoscenza del loro vero nome…Si fa per dire, ma le bocche resteranno cucite.

In F.1, specialmente in Italia, vanno di moda i soprannomi per cui alcuni personaggi vengono chiamati più spesso col loro nickname che con quello vero. La moda è partita tanti anni fa, magari proprio dalla Ferrari. Quando a Maranello arrivò Harvey Postlethwaite, le difficoltà dello scrivere il nome e pronunciarlo bene indussero i meccanici ad abbreviarlo in Postalmarket. Era più semplice e anche il diretto interessato era d’accordo. Importante è capirsi. Vale anche per la giornalista TV Maria Leitner, che in realtà si chiama Maria Grazia Lechleitner il cui nome fu abbreviato da Mauro Forghieri quando lavorava a Tele Montecarlo: abbreviò il nome perché non riusciva a pronunciarlo. E proprio parlando di Forghieri, per tutti era Furia, a causa del suo carattere…fumantino.

Fra i meccanici i nomignoli si sprecano. In Minardi, ad esempio, mica chiamavi Luca o Gianluigi, partivi con Grillo, Generale, Yoghi, Cicciolina, Nonno, lo Zio, Ciccio, Mina (Giancarlo Minardi) e via di questo passo, idem alla Ferrari coi vari Ciga, Temp e via di questo passo. Poi da italiani anche i tecnici stranieri erano stati ribattezzati. C’è ad esempio Topexan detto anche Brufolo Bill, The Genius (qui non ci vuole molto a capire che si tratta di Adrian Newey) ma si parlava anche del Padrino (Bernie Ecclestone). Ai tempi della McLaren l’avvocato Teddy Mayer, il capo, era The Weiner, il viennese, il progettista Oatley era Whispering Neil per la vocina sottile e sussurrante, poi c’era The Shunt, inteso come incidente ed era James Hunt, Bunny per Niki Lauda diventato poi l’ebreo dopo che Enzo Ferrari discusse di ingaggi e quattrini con Niki, ma anche i meccanici inglesi non scherzavano, ad esempio c’era Dangerous, uno della McLaren da cui stare alla larga, Trucky Dodgy Bob, un autista Tyrrell, Geeza un meccanico che lavorava con Newey, Sonny Boy era un team manager invece e via di questo passo.

Anche la stampa non è immune. Si passa dalla Tigre del Ribaltabile, figura ben nota in alcuni ambienti, al Serpente, che ha una versione nella stampa inglese, detto The Snake, famoso perché colpisce alle spalle e non saluta mai. Almeno la versione italiana saluta. Anche se questo, alcuni anni fa, era anche conosciuto come Rubens per via di una storia mai chiarita in un duty free aeroportuale. E ancora: 1999 fuga dalla notizia, riferito a un personaggio che poi ha fatto carriera. E che dire del manager dei manager, Jean Todt? Per gli italiani era chiamato anche Alvaro Vitali, per la somiglianza con l’attore che interpretava Pierino e infatti questo era il secondo soprannome, a volte superato dal Forforato per via della forfora capiente che a quel tempo aveva invaso le divise. Banana Joe, invece era il nome dato a Ross Brawn per l’abitudine di mangiare una banana sul muretto dei box durante la gara.

Poi c’era anche il dottor Divago, addetto stampa che non diceva mai niente; Ballistro, perché Franco Liistro, addetto stampa Ferrari, ma ancora prima Lancia e Fiat, non diceva mai la verità. Poi che dire di Libera e Bella, nome dato a un noto personaggio per via della bella capigliatura sempre svolazzante? Poi fra i piloti c’era Raffaella, nome imposto dal compagno di team, Durbans (pilota), Mr 20 per cento (un manager), Heineken, marchio di birra ma riferito a un addetto stampa, Il pianista (pilota), il cassamortaro (pilota). Altri soprannomi? Provate ad abbinarli: il guercio, Coca Cola, Forrest Gump, L’avvocato (riferito a un team manager), ma anche Er Piotta (manager), La freccia del Tiburtino (pilota, qua va facile dai…), il parroco (manager), il democristiano (manager) per via dei modi sempre educati e al di sopra delle parti. Insomma, esiste un mondo parallelo in cui nell’ambiente ci si riferisce a personaggi di spicco, chiamandoli con un nome che spesso è un affettuoso riconoscimento, altre un modo per catalogare un comportamento e uno stile di vita. Su, dai, indovinate oppure diteci altri nomi segreti…

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