Keke Rosberg e quel mondiale vinto con un goal a porta vuota

Keke Rosberg e quel mondiale vinto con un goal a porta vuota
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Paolo Ciccarone
Oggi tutti conoscono Nico Rosberg, ma pochi sanno la storia del padre Keke, che nel 1982 vinse un mondiale nell'anno più pazzo della Formula 1 | <i>P. Ciccarone</i>
15 maggio 2015

Se oggi dici Rosberg si pensa subito a Nico, che ha vinto domenica scorsa in Spagna. Qualcuno sa che è figlio d’arte, perché il padre Keke ha vinto un mondiale, ma pochi conoscono il genitore come pilota e in che condizioni ha corso. Ecco allora un riepilogo storico di Keke Rosberg campione del mondo, partendo però da un fatto certo: un mondiale come quello vinto da Keke Rosberg nel 1982 equivale, nel calcio, a un goal a porta vuota. Quella stagione, infatti, è passata alla storia come quella dei grandi drammi: la scomparsa di Gilles Villeneuve a maggio, il gravissimo incidente di Didier Pironi ad agosto, il malanno alla spalla di Patrick Tambay a settembre. Senza dimenticare la morte di Riccardo Paletti in Canada. 

1982: l'anno più pazzo della F1

La Ferrari aveva tutto per vincere il titolo, tranne la fortuna. La 126 C2 era senza dubbio la miglior monoposto del lotto, ma la Williams di Rosberg era forse quella che si adattava meglio a quasi tutte le condizioni. Alla fine, bastò una sola vittoria, il GP di Svizzera corso sul circuito francese di Digione e per Kejo detto Keke Rosberg, finlandese, i 9 punti conquistati furono sufficienti per scavalcare nella classifica iridata Pironi, fermo in un letto d’ospedale da tre GP. Eppure l’inizio di stagione per Rosberg non fu malvagio. Un quinto posto in Sudafrica, un secondo in Brasile e un altro secondo posto a Long Beach. Solo che la gara brasiliana fu fatale non solo al finlandese ma anche a Piquet.

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Keke al volante della sua Williams nella stagione 1982

 

I commissari tecnici, infatti, dopo una attenta verifica scoprirono che la Williams di Rosberg e la Brabham di Piquet avevano un serbatoio che veniva rabboccato d’acqua per rientrare nel peso minimo, aggirando il regolamento. A Imola Rosberg non si presentò per la disputa fra le squadre inglesi e quelle legaliste, per cui alla fine il bilancio è stato positivo.

 

In pista Keke era un pilota determinato, un duro e con la stampa non è che fosse molto tenero, anche se col passare degli anni si è molto addolcito e trasformato in una persona simpatica e gradevole. Ma gli inizi, al volante della poco competitiva Theodore (Sudafrica 1978) il debutto fu di quelli… esplosivi. Una perdita di benzina dal serbatoio, infatti, ustionò Rosberg costringendolo al ritiro.

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Keke Rosberg dimostrò sempre di essere un bravo pilota

La svolta con la Williams

Poi ci furono gli anni a barcamenarsi con squadre di mezza classifica come l’ATS e la Fittipaldi, anche se ci fu la parentesi Wolf dalla quale solo Jody Scheckter riusciva a tirare fuori qualcosa di buono. La trasformazione arriva proprio in quel 1982, quando la Williams lo assume al posto di Alan Jones, che ha deciso di ritirarsi e dopo che nelle prime due corse dell’anno anche Reutemann decide di fermarsi, Rosberg si ritrova a un tratto prima guida di una squadra che ha vinto il mondiale piloti nell’80 e che negli ultimi due anni ha portato a casa il titolo costruttori. E’ una eredità pesante, ma Rosberg in quel 1982 non sbaglia quasi mai e si dimostra di una regolarità incredibile.

Il suo viene considerato un mondiale non meritato, una specie di furto alla Ferrari, ma nel corso delle stagioni seguenti Rosberg si dimostra un pilota di talento

 

Finisce ancora secondo in Belgio, si ritira a Montecarlo ma a Detroit è ancora a punti, quarto, ritirandosi in Canada e salendo ancora sul podio in Olanda. Dal GP di Francia cambia decisamente il passo. Siamo al Castellet e Rosberg si accontenta di un quinto posto. L’otto agosto si disputa il GP di Germania ma in qualifica Pironi decolla sulla Renault di Prost e si ferisce gravemente. In gara Rosberg coglie un terzo posto, è secondo in volata nel GP d’Austria, dove per pochi centimetri la Lotus di Elio De Angelis riesce a vincere davanti alla Williams, ma il crescendo di Rosberg non si arresta e il 29 agosto, sul circuito di Digione, vince il GP di Svizzera superando la Ferrari nella classifica iridata.

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Il periodo alla Wolf

Un mondiale vinto "a porta vuota"

Tambay è costretto alla resa fin dalle prove per un malanno alla spalla e non partecipa alla gara. Rosberg non ha rivali e si impone davanti alla Renault di Prost. Con Pironi fuori gioco e Tambay sofferente, il più è fatto. La Ferrari schiera a Monza Mario Andretti, che segna una pole incredibile, finisce al terzo posto con Rosberg fuori dalla zona punti. Quel risultato consente alla Ferrari di conquistare il mondiale costruttori, ma nell’ultima corsa a Las Vegas Rosberg prende altri due punti grazie al quinto posto. Nella classifica finale vince il mondiale con appena 5 punti di vantaggio su Didier Pironi, che ha saltato le ultime cinque gare.

 

Il suo viene considerato un mondiale non meritato, una specie di furto alla Ferrari, ma nel corso delle stagioni seguenti Rosberg si dimostra un pilota di talento, vincendo ancora. Paradossalmente la sua miglior stagione sarà quella del 1985, con due GP vinti e il terzo posto nella classifica mondiale dietro a Prost e Alboreto. Poi, nel 1986, ultimo anno in F.1 con la McLaren TAG Porsche: una pole in Germania e un secondo posto come miglior piazzamento a Montecarlo. A 38 anni Rosberg decide di smettere, conservando nella sua bacheca il titolo mondiale dell’anno più pazzo che la F.1 abbia mai vissuto.

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