Molestie, insulti, abusi ai GP: è ora che la F1 intervenga. Perché le parole non bastano più

Molestie, insulti, abusi ai GP: è ora che la F1 intervenga. Perché le parole non bastano più
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I racconti da incubo di molte ragazze presenti al GP d'Austria sono un campanello d'allarme che la F1 non può e non deve ignorare. Le parole non bastano. Bisogna agire
11 luglio 2022

Indossavo un vestito, e un gruppo di cinque fan olandesi di Max mi ha alzato l’abito. Quando ho cercato di reagire, mi hanno risposto che nessun fan di Hamilton merita alcun rispetto”: questo è solo uno dei tanti casi di molestie occorsi durante il weekend di gara del GP d’Austria di Formula 1. Apprezzamenti non richiesti, mani che si allungano, insulti razzisti e omofobi: il menù della vergogna è lungo. Lo si evince da un rapido giro su Twitter, mezzo che molte ragazze hanno usato per raccontare la loro esperienza, e cercare conforto. 

“Ho cercato di reprimere un attacco di panico e di non piangere fino all’uscita del circuito, perché ero spaventata – racconta una ragazza -. Torneremo per il GP domani, ma è l’ultima volta che veniamo a questa gara”. “Ho sentito parolacce di ogni genere, ma anche la n-word”, puntualizza una spettatrice. Altre fan raccontano di attenzioni non richieste, persone in preda all’ubriachezza più molesta pronte a disturbare qualsiasi ragazza passasse davanti ai loro occhi. Testimonianze che purtroppo non rappresentano nulla di nuovo per una donna. 

Molestie di questo genere sono sfortunatamente ancora all’ordine del giorno. Le donne lo sanno bene: tra amiche, spesso ci si confidano episodi di profondo disagio, se non di vero e proprio panico. Il pensiero di essere sole, o in coppia con un’amica, in mezzo a una masnada di uomini senza controllo farebbe accapponare la pelle di qualsiasi donna. Non c’è sensazione peggiore dell’essere abbandonate nell’indifferenza generale, in casi come questo. 

“Siamo venuti a conoscenza di racconti di fan cui sono stati rivolti commenti totalmente inaccettabili al GP d’Austria. Prendiamo sul serio queste questioni, le abbiamo fatte notare agli organizzatori e alla security dell’evento, e parleremo con chi ha denunciato questi episodi. Comportamenti del genere sono inaccettabili e non saranno tollerati”, hanno fatto sapere dalla F1 in una nota diffusa alla stampa. Ma le parole non sono nulla se non sono accompagnate dai fatti. 

A fornire un aiuto concreto nell’immediato non è stata la F1, ma il tam-tam scatenato sui social da alcune giornaliste e influencer. Gridclique, community sul motorsport fondata da Sarah Levenson e Samanta Rose su Instagram, ha creato una chat di gruppo per permettere a ragazze sole o in piccoli gruppi presenti in Austria di incontrarsi e fare gruppo in modo coeso. Jess McFadyen e Toni Cowan-Brown, ma anche molte altre addette ai lavori, hanno fornito consigli utili su come comportarsi in caso di molestie.

Anche i team di F1 hanno reagito prontamente, ospitando alcune ragazze vittime di molestie con un pass VIP nel paddock. E c’è stato un moto di profondo disgusto tra piloti e team principal. Toto Wolff ha, verbatim, invitato i molestatori a “andarsene a fare in culo”, mentre Lewis Hamilton ha osservato come sia “una cosa da pazzi” che nel 2022 “si verfichino ancora certi episodi”. Sebastian Vettel invoca invece una sorta di Daspo, sulla falsariga di quanto avviene per il calcio. Per Charles Leclerc è “inaccettabile”, mentre Max Verstappen ha puntualizzato che “certe cose non dovrebbero succedere”.

L’alcool, che ai GP scorre a fiumi, non dovrebbe costituire un’attenuante. “Se ci si diverte e si beve un drink di troppo non c’è nulla di male, ma non è una scusante per comportamenti scorretti”, rileva giustamente Vettel. Il problema, purtroppo, sta alla base, nell’educazione delle persone a cui non è stato instillato il rispetto per il prossimo. Vale per i GP – e l’Austria non è un caso isolato, in questo senso – come per la socialità in generale.

La F1, però, può e deve intervenire. I famosi proclami dell’epoca di “We race as one” sono ormai un lontano ricordo, retaggio di un’onda di pubblica indignazione che non poteva non essere cavalcata. Ma se il Circus ritiene giustamente che certi comportamenti siano da condannare, è arrivato il momento di cambiare qualcosa. I GP dovrebbero essere un’occasione di festa, di incontro tra tifoserie opposte, unite da una passione condivisa senza frizioni. L’unico modo per rendere i circuiti un posto sicuro per tutti è un intervento dall’alto. Lewis Hamilton ha detto bene di recente: il tempo per imparare è finito. Ora bisogna agire, affinché nessuno torni da un GP con l’idea di non andarci mai più.

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