Monza rischio collasso: il comune contro l’Autodromo

Monza rischio collasso: il comune contro l’Autodromo
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Paolo Ciccarone
Sull'Autodromo Nazionale di Monza gravitano tasse arretrate per quasi un milione di euro. E il sindaco di certo non aiuta | <i>P. Ciccarone</i>
30 settembre 2014

Alla conferenza stampa di presentazione del GP d’Italia a Monza c’era tutto lo stato maggiore di Confcommercio, il sindaco e tutte le autorità sparse. L’impianto, si diceva, è importante, salviamo l’autodromo e il gran premio d’Italia. Lo stesso presidente della regione Maroni, aveva dichiarato: «Siamo pronti a entrare in una società fra comune di Milano e Monza per dare il nostro contributo alla salvezza dell’impianto». Bravi, così si fa.

 

Poi passata la festa, gabbato lo santo e ora sull’autodromo si abbatte una tegola mica da ridere: ci sono da pagare tasse arretrate per quasi un milione di euro. Si tratta dell’IMU sugli impianti delle società sportive e su questo malloppo il sindaco di Monza non vuole discutere: «Lo prevede la legge». Vero, peccato che la amministrazione precedente avesse firmato un accordo che esentasse l’autodromo dal pagamento, ma ora, cambiata amministrazione, si cambia cassa. E i soldi da dare sono pretesi. Giusto, si dirà, le tasse devono essere pagate.

 

autodromo monza
Il rettilineo dell'Autodromo Nazionale di Monza

E come se non bastasse...

Ma sempre dalla stessa amministrazione del sindaco di Monza, arriva un’altra tegola: ovvero la riduzione delle delibere per consentire le gare nella prossima stagione. Già ora si è arrivati al ridicolo di poche gare e ridurle vuol dire affossare sempre più l’impianto. Se una pista deve funzionare e fare fatturato, deve essere, appunto, funzionale. Non si può limitarne l’uso.

 

Ma a quanto pare, i rumori provocati dalle auto (che forse il sindaco non sa che sono silenziate da anni con una norma che prevede un massimo di decibel) danno fastidio. Visto che attorno all’autodromo, residente nel comune di Monza, non c’è nessuno e che gli eventuali disturbi riguardano Biassono (che ha costruito villette e case a ridosso dell’impianto da poco dimenticandosi che la pista c’è dal 1922) forse il sindaco di Monza vuole fare un favore ai colleghi dei comuni limitrofi.

 

Solita burocrazia all’italiana, dove un impianto che andrebbe valorizzato, viene osteggiato e umiliato da una gestione degradante prima e da impicci politici poi.

Se una pista deve funzionare e fare fatturato, deve essere, appunto, funzionale. Non si può limitarne l’uso

Un consiglio ai dirigenti

Un consiglio a Ivan Capelli e ai nuovi dirigenti dell’autodromo: chiudetelo! Dichiarate fallimento, lasciate in mezzo alla strada i 40-50 dipendenti fissi e togliete il lavoro ai 400 che vengono per le gare, lasciate perdere hotel, ristoranti, negozi e mezzi di trasporto che con orgoglio Confcommercio vantava facessero incassi durante il GP. Smantellate tutto, mandateli a quel paese loro e le loro delibere e la loro voglia di affossare un impianto unico al mondo che produce reddito, immagine e sviluppo per il territorio.

 

Forse il sindaco di Monza, dovendo andare all’estero, verrà ricordato come colui che ha chiuso l’autodromo di Monza.

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