Red Bull: l’incredibile pit stop a gravità zero [Video]

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Daniele Pizzo
La squadra di Formula 1 è riuscita a cambiare le gomme alla monoposto in assenza di gravità, come nello spazio
21 novembre 2019

Il pit stop è un momento cruciale per ogni squadra di Formula 1: pochi secondi per intervenire sulla vettura e cercare di rimanere davanti agli altri. Certo, possono sorgere delle complicazioni, ma non maggiori di quelle a cui si è sottoposto il team Red Bull, che si è dimostrato capace di eseguire un cambio gomme in assenza di gravità.

La squadra di Milton Keynes si è recata al centro di addestramento “Yuri Gagarin” per essere addestrata ai voli a gravità zerocon il supporto della agenzia spaziale russa Roscosmos. Dopo il primo approccio con l’assenza di peso, è stata caricata a bordo di un aereo Ilyushin Il-76 MDK una monoposto RB1 del 2005.

Lo sfida per i tecnici Red Bull era quella di cambiare le gomme in assenza di peso, sfruttando i 22 secondi di tempo utile tra l’ascesa e una repentina discesa (manovra che si effettua per simulare le condizioni in orbita al fine di addestrare gli astronauti) in cui la monoposto si trovava sospesa a mezz’aria.

Il tentativo è perfettamente riuscito anche se, come si può immaginare, l’impresa non è stata per nulla semplice: «Ti rendi conto di quanto fai affidamento sulla gravità, quando non ne hai! Qualcosa di semplice come serrare un dado della ruota diventa molto difficile quando l'auto fluttua e l'unico controllo che hai è attraverso la rigidità delle caviglie, infilata a delle cinghie sul pavimento. Ti sfida a pensare e operare in un modo diverso ed è stato stupendo. È stata un'opportunità da fare almeno una volta nella vita e, onestamente, avrei potuto restare e farlo tutto il mese. È stato fantastico. Penso che sia la cosa più bella e divertente che il team abbia mai fatto con una monoposto», ha commentato il capo meccanico Joe Robinson.

«Il mio stomaco andava bene, ma mi sembrava che la mia testa sarebbe esplosa da un momento all’altro. Ci sono volute due o tre tentativi per capire cosa stava succedendo. All'inizio non riuscivo a pensare, il mio cervello non riusciva a calcolare cosa stava succedendo... Ci sono voluti due o tre voli parabolici per riuscire a pensare di nuovo correttamente. Potresti ottenere un secondo dell'effetto sulle montagne russe, ma avere quella sensazione per 20-25 secondi mentre lavori sulla macchina è davvero fuori dal mondo», ha commentato il coordinatore del team Mark Willis.

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