6 Ore di Spa: il WEC secondo Porsche

6 Ore di Spa: il WEC secondo Porsche
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L'entusiasmante pole position e la quarta posizione in corsa sono solo due aspetti del ritorno della Casa di Zuffenhausen In LMP1. Ce ne sono altri legati all'immagine e alla passione. E si capisce perché non abbiano puntato alla F1
6 maggio 2014

Il World Endurance Championship è il mondiale dei prototipi o meglio, principalmente dei prototipi P1-H, perchè in pista troviamo diverse categorie e seguire una gara come quella di Spa Francorchamps, che dura ben 6 ore, non sembra cosa da poco. Per inciso i “prototipi” sono delle gran vetture da competizione, le quali per rispettare un regolamento che vuole i consumi limitatissimi come fulcro della gara, si sono dotate di supplemetare motore elettrico, azionato da energia ricavata dal moto stesso del veicolo, sia dalla frenata che dai gas di scarico.

WEC: non solo auto

Difatti “H” sta per Hybrid, cioè ibrido. Apparentemente, a prima vista, trattasi di discorso complicato: macchine da corsa a doppia propulsione, altre macchine da corsa normali derivate dalla serie, entrambe in pista contemporaneamente, ore ed ore di gara. Così non è, se è vero come è vero, direbbe qualcuno, che il pubblico accorso al circuito di Spa in quel del Belgio è del tutto variegato, per ordine di età, di genere ed anche di spirito: appassionato di tecnica prettamente “race” alcuni, appassionati di tecnica fotografica abbinata alle corse altri, appassionate del materiale umano altre ancora...

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Tra i personaggi sicuramente più ricercati del paddock vi è Mark Webber, da quest'anno in forza al Team Porsche in LMP1

Mark Webber: vera star del paddock

Vorremmo dire - dei piloti - al plurale, usando una gentile bugia, perchè in realtà sono tutte appassionate di UNO in particolare, Mark Webber! Il simpatico ragazzone australiano, punta di diamante dell'equipaggio di una delle due Porsche 919 Hybrid, è senz'altro “l'uomo del paddock”, vuoi per la sua avvenenza che strega inesorabilmente donne di tutte le età (abbiamo assistito ad una lotta tra cinquantenni e teenager cercando il “selfie” della vita...), vuoi perchè presente in Formula 1 dal 1999 all'anno scorso, dove ha chiuso la carriera in Red Bull come compagno di squadra del pluri-iridato Vettel. In poche parole uno figo e pure famoso.

Come trovarlo in un paddock a strati come quello di SPA, dove le hospitality sono a livello pista inferiore, i box 40 metri sopra a livello pista superiore e il compound media altri 10 metri sopra? Semplice: segui la ressa! Dove c'è un gran caos di fotografi, cameramen, signore, giornalisti, tifosi e tifose dai 6 ai 70 anni, là c'è il - Mark from DownUnder - in pieno “effetto Vale Rossi” e cioè l'avanzata di un metro ogni dieci minuti.

Gentilmente invitati da Porsche-Italia nella stupenda hospitality della Casa di Stoccarda, Webber ce lo ritroviamo davanti dopo una faticosissima traversata del paddock. Respira e sorride, poi sparisce dietro a nugoli di giornalisti e operatori TV, mentre fuori la folla si appiccica ai vetri e tenta di rubare almeno una foto: è palese che la gabbia d'oro della Formel Ein non gli appartiene più e non ne sembra per niente scontento. Il calore dei tifosi fa sempre piacere, anche se parecchio invadente in taluni casi.

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La 919 Hybrid non è l'unica portacolori Porsche nel WEC. Al suo fianco, in un'altra classe di appartenenza, anche la 911

Sport che vai, divo che trovi

Ma questa volta trattasi di fattore positivo, così come tutto l'ambiente, completamente privo di quell'alone esageratamente “posh”, nonostante gli investimenti  notevoli per una tecnologia avanzatissima. Qui lo sport la fa ancora da padrone ed è propedeutico al futuro delle auto acquistabili prossimamente, in qualsiasi concessionario. Insomma, non si corre solo per vincere, ma si gareggia nel nome di un'evoluzione tecnologica utile. Webber è quindi testimonial ideale e lo capisco quando lo trovo seduto a pranzo tranquillamente tra la gente “normale”, così come quando firma decine di autografi o risponde alle domande dei colleghi delle Tv.

WEC: racing non solo per appassionati

Nel paddock intanto, famiglie intere si apprestano a seguire la gara, mentre il circuito si riempie di un'ottima presenza di pubblico. Notiamo moltissimi bambini con i padri intenti a spiegare il rumore assordante, ma meraviglioso per chi ama i motori. Spesso sono accompagnati da entrambi i genitori, forse perché nel WEC la gara è lunga, così c'è tutto il tempo di mangiare, seguire le auto spostandosi nel circuito, andare a fare pipì e quant'altro senza l'assillo di perdere qualcosa di fondamentale.

Qui lo sport la fa ancora da padrone ed è propedeutico al futuro delle auto acquistabili prossimamente, in qualsiasi concessionario. Insomma, non si corre solo per vincere, ma si gareggia nel nome di un'evoluzione tecnologica utile


Non crediate però di annoiarvi, perchè quello che ogni due minuti circa vi passa davanti è fantastico, toglie il fiato, magari spacca i timpani, specie per le derivate di serie (Porsche, Ferrari, Aston Martin), ma vi lascia a bocca aperta! A differenza di altre categorie motoristiche, dove il paddock è denso di hostess, ombrelline e genere femminile “d'ornamento”, la peculiarità che salta subito all'occhio è la presenza importante di mamme, moglie e fidanzate, dedicate per la maggior parte del tempo a seguire bimbi, mariti e compagni in un weekend da corsa.

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L'ambiente del Campionato Mondiale Endurance permette un maggior contatto tra piloti ed appassionati

Anche da giornalista gira tutto al contrario

Se l'atmosfera del pubblico ricalca quella della gita fuori porta, a maggior ragione qui in piena foresta della Champagne-Ardenne, l'atmosfera tra gli addetti ai lavori è anch'essa rilassata e cordiale. Sala stampa gremita, decine di testate, prevalentemente europee e collaboranti tra loro (fosse così anche l'altra Europa...); security presente, ma discreta. La tensione nei team chiaramente è percepibile, come è giusto che sia, ma non influisce assolutamente nei rapporti con gli ospiti. In Porsche sono gentilissimi in ogni momento ed il fatto che durante la mattina i due Team interi si mettano a disposizione dei media all'interno della loro hospitality, rende l'idea di quanto i rapporti con la stampa siano corretti e incoraggiati, situazione vissuta in modo spesso opposto in altre categorie.

Ha vinto la Toyota, ma la Porsche c'è

Per la cronaca la corsa è stata vinta da Toyota con l'equipaggio - Anthony Davidson, Nicolas Lapierre e Sebastien Buemi - che bissano il successo della gara precedente a Silverstone. Il podio è completato da Audi al secondo posto e dall'altra Toyota ufficiale per il terzo. Porsche, nella cui accogliente zona riservata vivo gran parte della gara, giunge ottima quarta dopo aver segnato la pole position. L'idolo Webber, componente dell'equipaggio della seconda 919 Hybrid, resta più attardato, per piccole noie di gioventù di una vettura al rientro nelle competizioni di questo livello. Poco male, si rifarà sicuramente durante il prossimo Gran Premio, a giugno, che è la mitica 24 Ore di Le Mans: l'allure della Casa di Stoccarda oggi resta inalterato e il fascino di Mark Webber anche.

Andiamo a Disneyland

Dopo i festeggiamenti sobri ma convinti del sabato sera, si spengono le luci e si approssimano quindi i preparativi per assistere al grande evento francese, da parte dei team, ma anche da parte degli appassionati, sempre entusiasti di presenziare ad una gara che ha fatto la storia delle corse. Noi, quasi quasi, sentiamo la famiglia e un pensierino lo facciamo, tanto più che nei pressi c'è Parigi: questa volta però, andiamo al Disneyland dei papà!!

Maurizio Mak Ottomano

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