Altroconsumo: una class action contro Autostrade

Altroconsumo: una class action contro Autostrade
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Obiettivo, ottenere un risarcimento medio di 220 euro per l’inefficienza dei servizi a fronte dell’aumento delle tariffe
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
22 giugno 2021

Davide contro Golia? Forse, ma almeno Altroconsumo ci prova: l’associazione dei consumatori ha annunciato l’avvio di una class action contro Autostrade, cui si chiede un risarcimento medio di 220 euro, cifra ottenuta calcolando i dati Istat) come forma di rimborso per gli anni di inefficienza ed i mancati lavori obbligatori che hanno peggiorato il servizio offerto, a fronte oltretutto di costanti (ed ovviamente per Altroconsumo ingiustificati) aumenti dei pedaggi.

In base ai dati in suo possesso, Altroconsumo denuncia che in Italia c’è un cantiere di lavori aperto ogni 18 km, situazione che deriva da una causa ben precisa: «Tra il 2009 e il 2018 - rileva l’Associazione - Autostrade ha volutamente evitato di effettuare lavori di manutenzione obbligatori nelle infrastrutture e ha cercato, negli ultimi due anni, di recuperare il tempo perduto causando numerose ulteriori problemi a tutti gli italiani alla guida. In questi anni, inoltre, Autostrade ha aumentato con costanza i pedaggi, che sono cresciuti del 28%, secondo i dati Istat e del Ministero Infrastrutture e Trasporti».

Secondo le rilevazioni di Altroconsumo, tra le tratte più colpite da tali disagi ci sono la A12 La Spezia-Genova, con 14 cantieri in cui viene eliminata almeno una corsia in circa 90 km; la A1 Milano-Bologna, con 11 cantieri che determinano la percorrenza ad una corsia per 190 km; la A24 Ancona-Pescara con 19 cantieri concentrati in 42 km (26% dell’intera tratta).

«Autostrade - prosegue la nota di Altroconsumo - negli ultimi dodici anni ha avuto un comportamento fortemente contrario agli interessi dei consumatori. Non solo è venuta meno all’impegno di garantire la praticabilità e la sicurezza delle strade, mancando per lungo tempo di svolgere gli investimenti e la manutenzione a cui era chiamata. Ma ha anche costretto i cittadini a sostenere costi di viaggio continuamente crescenti, a fronte di un servizio di in costante peggioramento. Da ultimo, persino i tardivi tentativi di recuperare in pochi mesi i ritardi di un decennio, rappresentano la “toppa peggiore del buco” e non hanno fatto che aumentare ulteriormente i disagi. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti coloro che abbiano dovuto percorrere, ogni giorno o anche solo una volta, le tratte più martoriate dello Stivale. Una situazione, a nostro avviso, non circoscrivibile solo a qualche tratta, ma coinvolge da Nord a Sud tutta la rete amministrata sin qui da Atlantia e che ora tornerà sotto il controllo dello Stato attraverso CdP. Questo passaggio, i cui esiti valuteremo nel futuro, non può far però dimenticare il passato e soprattutto un presente che, con la stagione estiva alle porte, già si preannuncia ancora problematico e “rovente” per gli automobilisti italiani».
 

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