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Durante una recente conferenza stampa, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato di essere «rimasto affascinato» dalle kei-car durante la sua visita in Giappone e di volerle portare sulle strade americane. Con un ordine al segretario ai Trasporti, Sean Duffy, Trump ha dato mandato di “approvarne immediatamente la produzione” negli USA, spalancando per la prima volta le porte a vetture ultracompatte tipiche delle città nipponiche.
Secondo la Casa Bianca, le kei-car rappresenterebbero un’alternativa più efficiente e “democratica” rispetto agli enormi SUV e pick-up che dominano il mercato americano. Il DOT avrebbe già modificato le regole che finora ostacolavano la produzione e l’omologazione: case come Toyota o Honda potrebbero così cimentarsi nella creazione di city-car compatte, leggere e a basso costo, più adatte a traffico urbano, consumi ridotti e mobilità urbana “alternativa”.
Da un punto di vista politico ed economico, la mossa potrebbe rappresentare un segnale di apertura verso una mobilità più sostenibile e più accessibile, ma già fra gli analisti si parla di un potenziale flop.
Secondo alcuni analisti, anche con le nuove disposizioni la domanda per le kei-car negli Stati Uniti resterà pressoché marginale. Come osserva un esperto, “il mercato esiste, ma resta di nicchia: i costi e i prezzi non tornano”. In pratica, anche se Toyota o Honda decidessero di lanciare modelli compatibili con la nuova normativa, è assai probabile che i loro volumi di vendita resterebbero bassi, perché poche persone, abituate a vetture ampie e protettive, saranno disposte a passare a city-car così piccole.
Altro nodo: la sicurezza. Molti Stati americani continuano a considerare le kei-car come vetture non idonee per le autostrade o per velocità sostenute, a causa delle loro caratteristiche di struttura e peso. La mossa di Trump ha un forte valore politico e simbolico, ma nella pratica — anche dopo i cambi normativi — difficilmente le kei-car conquisteranno il mercato americano su larga scala.
Anche se la misura è pensata per gli Stati Uniti, il “riscatto” delle kei-car attira l’attenzione anche in Europa. In un contesto come quello dell’UE, dove si discute da mesi su come rendere l’auto più sostenibile e accessibile, alcuni rappresentanti dell’industria già spingono per regole “smart”. Nel nostro continente, tuttavia, omologare auto in stile “kei” richiederebbe un adattamento normativo importante.
Come ricordato da un recente test su strada in Giappone per conto di una rivista italiana, le “vere” kei-car — lunghe al massimo 3,40 metri — non sarebbero omologabili oggi secondo gli standard europei. Questo significa che ogni eventuale diffusione di micro-city-car antica lo sforzo di reingegnerizzazione verso requisiti di sicurezza, emissioni e comfort, rendendo difficile una “trasposizione pura” del modello giapponese.