Audi: le moto sono nel suo DNA

Audi: le moto sono nel suo DNA
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Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
Forse non tutti sanno che Audi, ha nel suo passato la costruzione di molte motociclette a due tempi. Con l'acquisto di Ducati la Casa dei Quattro Anelli fa un tuffo nel passato
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
27 aprile 2012

Per la maggior parte degli appassionati Audi vuol dire auto di elevato livello, con una tecnica molto raffinata e prestazioni da riferimento, nei loro segmenti di mercato. Sul frontale spiccano i Quattro Anelli che tutti ben conosciamo ma dei quali forse pochi conoscono il significato. Sono apparsi nel 1932, quando le quattro grandi Case della Sassonia, cioè la Audi, la DKW, la Horch e la Wanderer, si sono unite per dare vita all’Auto Union. Costruivano tutte automobili, ma la DKW era nata con le moto (la prima l’aveva prodotta nel 1921) ed era diventata la più grande costruttrice mondiale di mezzi a due ruote nel 1928.

Tutti i suoi modelli erano a due tempi (anche quelli delle auto) e nel campo dei motori di tale tipo per molti anni questa azienda ha davvero mostrato la strada a tutti gli altri. Nel 1931 già aveva impiegato l’ammissione lamellare, abbandonandola però rapidamente a causa dei risultati insoddisfacenti. Nel 1932 ha messo in produzione, prima Casa al mondo, motori di serie con pistone a cielo piano e lavaggio a correnti tangenziali (sistema Schnurle), soluzione rivoluzionaria che le ha consentito di produrre per diversi anni mezzi dalle caratteristiche nettamente più avanzate rispetto alla concorrenza, che continuava a impiegare il lavaggio a corrente trasversale con pistone munito di deflettore.

La nuova soluzione, coperta da brevetto, consentiva di ottenere risultati molto superiori in termini di lavaggio (miglior riempimento del cilindro da parte della miscela aria-carburante e minore quantità di gas combusti che rimaneva nel cilindro stesso al termine della fase di scarico) e di impiegare un pistone più leggero e meno soggetto a distorsioni. Dagli anni Cinquanta viene impiegata da tutti i costruttori di motori a due tempi.

dkw anni 30
Nel corso degli anni Trenta le DKW sovralimentate e con raffreddamento ad acqua, hanno ottenuto una serie impressionante di successi

Gli anni '30: le vetture da competizione

Nel corso degli anni Trenta le raffinate DKW da competizione, sovralimentate e con raffreddamento ad acqua, hanno ottenuto una serie impressionante di successi, rivelandosi le uniche due tempi in grado di competere con i modelli
a quattro tempi e spesso di batterli. Spiccano le vittorie in due GP d’Europa nella classe 250 (1934 e 1935), la conquista di due campionati europei (1938 e 1939) e uno straordinario trionfo al Tourist Trophy con Ewald Kluge, nella
stessa classe, nel 1938.

Proprio alla fine degli anni Trenta ha fatto la sua comparsa il grande capolavoro di Hermann Weber, la RT 125. A questa semplice, robusta e versatile utilitaria, che è stata prodotta dalla DKW in più versioni successive, per un totale di oltre 160.000 esemplari, va un primato assolutamente unico, quello di essere stata la moto più copiata della storia. Dopo la seconda guerra mondiale è stata costruita per decenni, in un numero impressionante di esemplari, dalle industrie di stato sovietiche.

Anche sulle Harley-Davidson

Come preda bellica il progetto è stato utilizzato dalla Harley Davidson e dalla BSA per fare delle perfette copie; la moto inglese costruita nel maggior numero di unità, nella storia del’industria motociclistica britannica, è stata la BSA Bantam, replica speculare della RT 125. Quando ha deciso di iniziare a produrre motociclette, la Yamaha ha semplicemente preso il meglio, ossia questo monocilindrico DKW, e lo ha copiato.

Dopo la guerra gli storici stabilimenti della DKW di Chemnitz e di Zschopau sono rimasti nella zona di occupazione sovietica e sono stati nazionalizzati. La produzione motociclistica è ripresa dapprima con il marchio IFA e quindi
con quello MZ, destinato a grandi cose, in particolare a livello agonistico.

nsu rennmax 250 bicilindrica bialbero
La DKW è risorta a ovest, con nuovi stabilimenti a Ingolstadt e a Dusseldorf, e ben presto ha goduto di un periodo di grande espansione, con volumi crescenti di produzione e modelli di notevole pregio

Una nuova era: la produzione a Ingolstadt

La DKW è risorta a ovest, con nuovi stabilimenti a Ingolstadt e a Dusseldorf, e ben presto ha goduto di un periodo di grande espansione, con volumi crescenti di produzione e modelli di notevole pregio, sia in campo moto che in campo auto. Il marchio apparteneva ora alla nuova Auto Union GmbH, che aveva preso il posto della Auto Union AG di Chemnitz, scomparsa dalla scena nel 1948, e su tutti i mezzi prodotti spiccavano i quattro anelli.

Il ramo automobilistico dell'azienda è stato successivamente acquisito dalla Daimler-Benz per passare al gruppo Volkswagen-Audi nel 1966, anno nel quale è stata prodotta l’ultima vettura a due tempi. In seguito alla grande crisi che ha colpito il mercato motociclistico tedesco nella seconda metà degli anni Cinquanta, la DKW moto è confluita assieme alla Victoria e alla Hercules nella Zweirad Union, poi acquisita dal gruppo Sachs. Dopo un periodo di relativo fulgore a livello di modelli da regolarità, l’attività è andata scemando. Gli ultimi mezzi a due ruote col marchio DKW
sono stati venduti nel 1978-79.

Nel 1969 un’altra grande Casa è confluita nel Gruppo dei Quattro Anelli, la NSU di Neckarsulm, assai nota in campo auto e addirittura leggendaria in campo motociclistico, e l’azienda ha assunto la denominazione di Audi NSU Auto Union AG, che ha mantenuto fino al 1985.

La NSU aveva iniziato la sua attività in campo motociclistico nel 1901 ed era entrata in quello automobilistico nel 1906. Le sue dimensioni e la sua fama erano aumentate molto nel corso degli anni Trenta, anche grazie a una intensa attività sportiva. Il periodo d’oro questa casa lo ha avuto però negli anni Cinquanta, quando le sue moto hanno spopolato sulle piste di tutta Europa, conquistando cinque titoli mondiali, nelle classi 125 e 250, tra il 1953 e il 1955. Leggendaria è rimasta la spedizione del 1956 sul Lago Salato dello Utah, che ha portato alla casa di Neckarsulm una nutrita serie di primati mondiali di velocità nelle diverse cilindrate, culminata con la conquista dell’assoluto, a ben 339 km/h da parte della 500 bicilindrica sovralimentata condotta da W. Herz.

nsu 250 monocilindrica
La NSU ha gareggiato ufficialmente nel campionato mondiale dal 1952 al 1954, anno nel quale le sue moto di 124 e 250 cm3 hanno preso parte a 24 gare, vincendole tutte!

Tutti i record della NSU

La NSU ha gareggiato ufficialmente nel campionato mondiale dal 1952 al 1954, anno nel quale le sue moto di 124 e 250 cm3 hanno preso parte a 24 gare, vincendole tutte! Il titolo iridato della 250 nel 1955 è stato conquistato dal pilota privato H. Muller con una moto derivata dalla serie. In quello stesso anno dallo stabilimento di Neckarsulm sono usciti quasi 300.000 mezzi a due ruote: la NSU era la più grande casa motociclistica del mondo. Capo progettista della azienda era Albert Roder, un autentico genio al quale si deve tra l’altro il formidabile 250 Max con albero a camme in testa comandato mediante biellette. Questo modello è stato prodotto dal 1951 al 1963 in oltre 90.000 unità.

Poi sono arrivati gli anni della crisi e la NSU si è concentrata sulla fabbricazione di vetture utilitarie. Mentre la produzione delle moto terminava definitivamente nel 1965, quella della Prinz, con motore bicilindrico di 600 cm3 (munita di distribuzione monoalbero con comando a biellette) procedeva a gonfie vele. In quel periodo la casa ha legato il suo nome anche al motore a pistone rotante ideato da F. Wankel e sviluppato all’interno dei suoi stabilimenti dalla fine degli anni Cinquanta dall’equipe di specialisti condotta dal direttore tecnico W. Froede. La NSU è stata la prima a mettere
in produzione di serie vetture dotate di questo tipo di motore, i cui brevetti sono stati ceduti anche a diverse altre aziende del mondo. L’ultima vettura con il glorioso marchio NSU è stata venduta nel 1977.

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