Autostrade, Luciano Benetton: «Trattati peggio della cameriera»

Autostrade, Luciano Benetton: «Trattati peggio della cameriera»
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All'indomani dell'accordo per la transazione delle quote di Atlantia in Autostrade, un amareggiato Luciano Benetton si confessa a Repubblica. «Trattati peggio della cameriera», sbotta il fondatore del gruppo tessile
16 luglio 2020

«Ci stanno trattando peggio di una cameriera. Chi caccia una domestica da casa è obbligato a darle quindici giorni di preavviso. A noi, che per mezzo secolo abbiamo contribuito al boom economico dell’Italia, intimano di cedere i nostri beni entro una settimana. Non possiamo accettare di essere trattati come ladri, dopo aver distribuito tanta ricchezza e tanta cultura, non solo economica»: così Luciano Benetton, in un'intervista a Repubblica, parla dopo l'annuncio dell'accordo per la transazione delle quote della holding di famiglia, Atlantia, in Autostrade.

«Non mi sorprendono gli interessati attacchi politici di persone senza qualità. Mi indigna la sistematica opera di demonizzazione del nome della nostra famiglia, promossa dai vertici dello Stato. Mai mi sarei aspettato certi termini e certi toni pubblici dal premier Conte e da alcuni suoi ministri», tuona Benetton, che dice di aver vissuto l'intesa «come il tentativo di un esproprio fin dal primo istante». A preoccupare Benetton sono «le conseguenze umane, occupazionali e finanziarie di un accanimento istituzionale che i protagonisti della vita pubblica dovrebbero al contrario moderare». 

Più che per le sorti del gruppo tessile, che negli ultimi otto anni ha accumulato 756 milioni di perdite e ha visto crollare il fatturato, Benetton è preoccupato per «la demolizione del nome e del marchio Benetton, che la politica via social getta irresponsabilmente in pasto alla propaganda e al populismo». Gli anni in cui Luciano e i fratelli Giuliana, Gilberto e Carlo erano lodati come i fondatori di un'icona dello stile italiano sono lontani. Sul tavolo c'è un accordo che prevede la contrazione delle quote di Atlantia in Aspi dall'88% attuale al 10-12%. 

All'estero, ci tiene però a precisare Benetton, «ci rispettano e non capiscono perché un grande gruppo privato, sconvolto da una tragedia che tocca alla magistratura chiarire, viene fatto a pezzi da uno Stato che ha sempre sostenuto, mentre il Paese affonda in una crisi senza precedenti» Benetton non accetta «di essere insultato come uomo e come imprenditore». «Costretto» ad 85 anni ad «assistere al disfacimento di ciò che ha costruito», Benetton rivela di non essere stato preparato «ad affrontare certi problemi».

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