Biometano: tutto pronto… anzi no!

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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Un carburante ecologico, prodotto dai rifiuti: il biometano rappresenta una vera alternativa a benzina e gasolio. Manca solo un ultimo tassello, per connettere la catena produttiva all’utenza finale.
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
14 marzo 2016

Aveva ragione Fabrizio De Andrè, che quasi cinquant’anni fa scrisse il profetico verso: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”. Era il 1967, la canzone “Via del Campo”, scritta insieme ad Enzo Jannacci. Mezzo secolo dopo, difficile non pensare a quella frase: anche se non fiori, comunque di qualcosa di prezioso si tratta.

Parliamo del biometano, variante ecologica del gas usato per l’autotrazione, visto che il prefisso bio indica appunto che la sua produzione deriva da rifiuti agricoli (come il letame, e qui ci riallacciamo a De Andrè) ed urbani.

Inutile monnezza, verrebbe da dire, seguendo la logica poco lungimirante di chi negli scarti ha sempre visto qualcosa di improduttivo, da mettere in discarica, lontano dagli occhi, dal naso e dal cuore; invece si tratta di materiale ricco di potenzialità, grazie al trattamento dei rifiuti che li traduce prima in biogas e compost per l’agricoltura, e poi trasforma il primo, purificandolo, addirittura in metano. Di origine naturale e non fossile, quindi ad impatto zero sull’ambiente.

I veicoli a biometano hanno quasi le stesse emissioni di CO2 di un veicolo elettrico alimentato con energia prodotta da fonti rinnovabili.

Senza entrare troppo nei dettagli, il processori valorizzazione dei rifiuti si avvale dell’opera di batteri in ambiente anaerobico (privo di ossigeno), protagonisti di un processo naturale di decomposizione, il cui risultato più evidente è la produzione di biogas con tenore di metano intorno al 60%. Un gas ottimo per tenere in funzione motori capaci di generare energia elettrica, ma che grazie ad un ulteriore processo di compressione, raffreddamento, lavaggio e filtrazione si alleggerisce di componenti indesiderate si trasforma in biometano con grado di purezza vicino al 100%, quindi assolutamente identico a quello normalmente utilizzato per muovere auto, bus, camion ed altri veicoli abilitati all’uso di metano come propellente.

Tutto nasce da un progetto che coinvolge eccellenze aziendali del Piemonte: Egea ed Acea Pinerolese, specializzate nel trattamento e nella valorizzazione dei rifiuti, che hanno trovato in FCA, CNH ed FPT Industrial i partner giusti per avere una prospettiva concreta di utilizzo del biometano.

Metano, potenzialità non sfruttata appieno

Il metano è il carburante più pulito oggi disponibile, reale alternativa a benzina e a gasolio: assicura una riduzione di emissioni di CO2 del 23% rispetto alla benzina, e fino al 15% rispetto sul gasolio, con minime emissioni nocive, ad iniziare dal particolato, ridotto di fatto a zero, fino agli ossidi di azoto e agli idrocarburi più reattivi, che causano la formazione di altri inquinanti.

Dal punto di vista ambientale, il vantaggio del biometano è evidente quando si considera l’intero ciclo di vita del combustibile, in un’ottica well-to-wheel, dalla produzione al consumo finale. In questo caso, la riduzione di CO2 può superare il 95%, secondo la materia prima di origine, costituita quasi sempre da rifiuti di origine domestica, industriali o dell'agricoltura.

In tale prospettiva, i veicoli a biometano hanno quasi le stesse emissioni di CO2 di un veicolo elettrico alimentato con energia prodotta da fonti rinnovabili.

CNH Industrial e FCA, insieme con Air Liquide a Expo 2015 hanno dimostrato i potenziali benefici ambientali generati dall’uso del biometano, con un progetto per promuovere la sua introduzione nella rete infrastrutturale di distribuzione di gas naturale dell’Europa

Tuttavia, in Italia persistono problemi strutturali che hanno frenato lo sviluppo del metano per autotrazione e che sono un ostacolo all’utilizzo del biometano: una rete di distribuzione insufficiente in molte regioni, cui si aggiungono aspetti burocratici per l’apertura di nuovi impianti e il necessario completamento del quadro normativo riguardante la produzione e soprattutto l’immissione del biometano nella rete di collegamento con i terminali finali di rifornimento per l’utenza.

L’impegno di FCA e CNH Industrial

Fiat Chrysler Automobiles ha da tempo sposato il metano come combustibile alternativo: da oltre 15 anni è il maggiore costruttore europeo di vetture e veicoli commerciali a metano, con un’ampia gamma di modelli a doppia alimentazione a marchio Fiat, Fiat Professional e Lancia. I modelli più recenti sono il Doblò, il Doblò Cargo e il Ducato, oltre alle Fiat Panda, Panda Van, 500L, 500L Living e alla Lancia Ypsilon, tutte equipaggiate con il propulsore 0.9 cmc da 80 CV TwinAir Turbo con doppia alimentazione metano-benzina, che ha conquistato il titolo di “Best Green Engine of the Year 2013”. Completano la gamma a metano le Fiat Punto, Qubo e Fiorino.

CNH Industrial è leader europeo nella tecnologia a gas naturale con oltre 14.000 veicoli venduti dei brand Iveco e Iveco Bus e 29.000 motori del marchio FPT Industrial. Tutte le soluzioni della sua gamma a metano sono già predisposte per poter funzionare anche con il biometano.

CNH Industrial e FCA, insieme con Air Liquide (azienda di riferimento nei settori del gas, delle tecnologie e dei servizi per l’industria e la salute) a Expo 2015 hanno dimostrato i potenziali benefici ambientali generati dall’uso del biometano, con un progetto per promuovere la sua introduzione nella rete infrastrutturale di distribuzione di gas naturale dell’Europa, stante l’attuale non accessibilità ai consumatori del biometano in Italia.

L’industria è pronta per l’uso ampio e condiviso di un carburante puro ed ecologico: saprà la politica, cui spettano le decisioni operative finali, raccogliere in tempi brevi quest’importante sollecitazione?

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