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La nuova scadenza è fissata al 1° ottobre 2026 e riguarderà solo le città con più di 100 mila abitanti, anziché quelle sopra i 30 mila come previsto inizialmente.
Il provvedimento, approvato dalle commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, interessa direttamente le regioni del Bacino Padano: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, dove l’inquinamento atmosferico rappresenta un’emergenza ambientale. Con la nuova norma, il divieto di circolazione verrà applicato prioritariamente nei centri urbani con più di 100 mila abitanti, come Milano, Torino, Bologna, Verona, Padova, Brescia, Monza o Bergamo. Città più piccole, dunque, non saranno obbligate ad applicare il blocco, anche se potranno farlo volontariamente aggiornando i propri piani di qualità dell’aria.
Decorso il termine del 1° ottobre 2026, le Regioni potranno evitare di inserire il divieto nei loro piani ambientali a condizione di adottare misure alternative equivalenti in grado di garantire una riduzione delle emissioni coerente con le normative europee. In pratica, se un ente locale dimostrerà di poter compensare l’impatto ambientale con altri interventi, potrà non applicare il blocco strutturale ai diesel Euro 5.
Secondo i dati ACI, in Italia ci sono circa 7 milioni di veicoli Euro 5, di cui:
484.000 in Lombardia
340.000 in Veneto
270.000 in Emilia-Romagna
236.000 in Piemonte
A Torino, Milano, Bologna e in altre grandi città, il provvedimento avrà un impatto concreto, soprattutto per chi utilizza questi veicoli per lavoro o spostamenti quotidiani. A livello nazionale, quasi metà del parco auto è Euro 4 o inferiore, con un’età media di 13 anni e circa 18,4 milioni di vetture altamente inquinanti (Euro 0-4), secondo il Centro Studi AutoScout24.