Carburante autostrada, i distributori annunciano la chiusura dal 25 marzo

Carburante autostrada, i distributori annunciano la chiusura dal 25 marzo
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I benzinai in autostrada annunciano la chiusura dal 25 marzo
24 marzo 2020

I distributori di carburante in autostrada annunciano la chiusura a partire dal 25 marzo: il Governo non ha risposto all'ultimatum lanciato dalle organizzazioni sindacali dei gestori delle pompe (FAIB, Fegica e ANISA), che hanno richiesto provvedimenti immediati volti a fronteggiare la crisi dovuta alla marcata riduzione della circolazione sulla rete autostradale per via della pandemia di Coronavirus. 

«Noi, da soli, non siamo più nelle condizioni di assicurare né il necessario livello di sicurezza sanitaria, né la sostenibilità economica del servizio. Di conseguenza gli impianti di rifornimento carburanti semplicemente cominceranno a chiudere: da mercoledì notte quelli della rete autostradale, compresi raccordi e tangenziali; e, via via, tutti gli altri anche lungo la viabilità ordinaria», si legge nella nota diffusa dalle sigle sindacali.

Il calo del traffico in autostrada è talmente marcato da mettere a repentaglio la sopravvivenza dei distributori di carburante, spiegano le organizzazioni sindacali dedicate. Lo stop delle stazioni di servizio, però, finirà ovviamente per avere delle conseguenze deleterie per gli autotrasportatori, che garantiscono la circolazione di merci essenziali in un momento complesso come quello attuale. 

FAIB, Fegica e ANISA lamentano la mancanza di dialogo con il Governo, la rigidità degli affidatari, che non sembrano essere propensi a concedere dilazioni al pagamento degli oneri per il mantenimento dell'attività e dell'assenza di indicazioni in materia sanitaria. «Si denuncia che le concessionarie e le sub-concessionarie (affidatarie) dopo aver negato i “presìdi” sanitari, non hanno previsto, fino ad oggi, alcun intervento, in caso di contagio o positività del Gestore o dei suoi addetti che dovesse comportare la chiusura e/o la messa in quarantena dell’attività», si legge nella nota diffusa alla stampa. 

«Noi non siamo certo eroi, né angeli custodi. Ma nessuno può pensare di continuare a trattarci da schiavi, né da martiri. Siamo persone con famiglie da proteggere, cittadini tra gli altri che sanno di dover assolvere ad una responsabilità di cui non si vogliono spogliare, ma a cui non può essere scaricato addosso l'intero carico che altri soggetti, con ben altri mezzi, disponibilità economiche e rendite, si ostinano ad ignorare».

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