Citroen 2CV 70th Anniversary-2, PI413… Questa ve la racconto…

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Piero Batini
  • di Piero Batini
La mia 2CV, l’ultima possibile dal concessionario. Come andò che, dopo una serie importante di relitti poco o punto importanti, finalmente fu Due Cavalli!
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
10 luglio 2018

Sinalunga, Luglio 2018. Questa è una storia vera. Avevo un amico, poco più grande di me, con una grande passione. E c’erano un sacco di vecchie di 2CV in giro. Notate che si dice ancora “vecchie”. L’”epoca”, qualche bicchierino e non ancora una sbornia, era uno slancio di buona fede. Poteva essere associata a dei veri pilastri della storia automobilistica, come De Dion, Jaguar, Benz, a un certo tipo di Ford, magari a un paio di pullmini, uno di questi fatto con la lamiera ondulata come un box, o a un personalissimo anonimato di famiglia che arrugginiva in fondo ai giardini. Il mio amico si era specializzato in “vecchie” 2CV. Le recuperava, rimetteva in strada e le rivendeva. Io lo andavo a trovare, lo aiutavo a rimettere in sesto un esemplare, sbavavo su quella Macchina e quando avevo finito la saliva tornavo a casa. Non ci arrivavo, e poi all’epoca una “vecchia” e ancora efficientissima 500 poteva arrivare praticamente in regalo. Insomma, 500 e Vespa, mobilità indipendente assicurata in totale assenza di gravità emotiva.

Anni ’80. “Boom” economico personale polarizzato dalle Motociclette, decido che serve una macchina. Notate il diverso uso di “M” e “m”. Sort by low price e salta fuori un’opportunità clamorosa: Axel. Sono sicuro che, così come Piaggio disconosce la paternità della “Cosa”, anche Citroen non “ricorda” di aver avuto in catalogo quella vettura. Pazienza. È quella che costa meno. Entro in concessionaria con un piano infallibile di una sessantina di mesi.

Mi siedo al tavolo della trattativa e scopro che l’interlocutore è un altro amico. “Ciao. Vorrei una Axel.” Il venditore si alza, fa il giro della scrivania, mi posa una mano sulla spalla e la stringe in quel modo che vuol dire condoglianze o messaggio confidenziale di solidarietà. Momento di grande intensità. Groppo alla gola, sbotta in un furioso sottovoce: “Axel? Hai detto proprio Axel? Ma sei scemo? Non vedi che è già brutta ancor prima di uscire dalla vetrina? È triste, surreale, pessimista. L’unico vantaggio è che non te la rubano, ma magari te la porta via lo sfasciacarrozze, e non per sbaglio. Comunque io non te la vendo. Se hai la centralina in corto devi aspettare lunedì, quando io sono in ferie!”

Faccio notare che mi sono deciso per l’offerta prezzo minimo storico ora o mai più, il massimo che sono disposto a spendere. Comunque capito, e convinto.

Già che abbiamo fatto il viaggio, un usato?

Tira un sospiro di sollievo. “Già molto meglio. Andiamo a vedere se abbiamo giù qualcosa di buono.”

Riaffiora il sogno DS. È fuori produzione da una diecina d’anni, sostituita nell’immaginario dal Concorde. C’è. Un’abbordabile, bellissima ID 19. Già la vedo in versione Monte-Carlo replica. Siamo in dirittura d’arrivo, ma poi penso ai costi di manutenzione, voce fino a quel momento inesistente nel mio glossario, e al consumo, per i miei riferimenti dell’epoca paragonabile a quelli del Concorde. Marcia indietro, ci devo pensare almeno una notte. Dietro front e, nella penombra della stanza adiacente a quella dell’usato, le concessionarie erano quasi degli appartamenti al piano terra, LA vedo. Una rovesciata indietro nel tempo, dritta nel sette del cuore. “E quella?”

“Una delle ultime, ce le hanno mandate da “far fuori”. Inizia a essere un po’ fuori mercato. Sta per uscire di produzione.

“Quanto? No, non importa, riesci a dividere il totale per sessanta mesi?”

“Sì.” Ci stringiamo la mano. È la firma del contratto.

“Quando posso venire, beninteso max 24 ore di tempo?”

“Domani, fine pomeriggio. Meno di 24 ore.”

“Posso chiederti un favore?”

“Dimmi…”

L’indomani sono lì all’apertura pomeridiana, chiaro.

“Non dovevamo vederci verso l’ora di chiusura?”

Sì, ma capisci… insomma è pronta?”

“Ti conosco. Era già pronta stamattina…

“Anche il favore?”

“Certo!”

Mi accompagna. È una 2CV6 Special, la prima, l’unica nuova di zecca, Giallo Rialto, sedili neri e cappotte fumo. Lucidata! Ho due optional dei tre disponibili, il posacenere e il portellone posteriore. Significa che, invece di aprirsi al di sotto della modanatura di separazione, portellone e lunotto, che è affogato nella tela, sono resi solidali da un semplice telaio in tubi, e il tutto si apre così “incernierato” sopra il vetro. Non ho il telaietto che consente di aprire solo la parte anteriore del tettuccio in tela, che posso quindi arrotolare integralmente fino al lunotto o soltanto fino a metà del cielo. In omaggio i tappetini logo ufficiali.

La spingiamo a mano fuori dalla concessionaria. Targa bianca, PI413… Pioviscola. Non importa, apro tutto il tettuccio. 2CV bagnata, 2CV fortunata. Mi siedo, regolo il posto di guida e guardo il cielo. Poi sotto la mensola che fa da plancia porta oggetti, lato passeggero. Il “favore” è il trapianto della mia non tanto vecchia, efficientissima Autovox. Metto in moto, il piccolo bicilindrico attacca per l’eternità, stringo la mano al mio amico fuori dal tettuccio. È la prima rata. Metto dentro la cassetta dei Led Zeppelin soundtrack della cerimonia del varo.

Stairway To Heaven. Dentro anche la prima. Liberi di vivere 2 Cavalli!

 

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  • Prezzo
  • Numero posti 4
  • Lunghezza da 378
    a 383 cm
  • Larghezza 148 cm
  • Altezza 160 cm
  • Bagagliaio
  • Peso da 630
    a 665 Kg
  • Segmento Due volumi
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