Dakar 2015, Tappa 6. Sosta a Iquique. Highlights

Dakar 2015, Tappa 6. Sosta a Iquique. Highlights
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Piero Batini
  • di Piero Batini
La Dakar delle “meraviglie” sperimenta la doppia giornata di riposo, con le moto che si fermano mentre le auto partono per la tappa marathon in Bolivia. Una formula complessa | <i>P. Batini, Iquique</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
10 gennaio 2015

Iquique, 10 Gennaio 2015. Iquique, la mèta più a Nord della Dakar 2015. E anche la più agognata dalla carovana decimata, che potrà finalmente riposare per un giorno e riorganizzare l’assalto. Prima toccherà ai motociclisti, mentre le auto vanno in Bolivia per affrontare la tappa Marathon, e quindi agli equipaggi delle quattro ruote al rientro a Iquique. Il capolinea della Dakar è al Nord del Cile, affacciato sul Pacifico e alle porte della città nota anche per la più bassa piovosità planetaria. Al “cambio di sentido” si arriva con le vittorie di Helder Rodrigues e di Al-Attyia. Il portoghese ha senz’altro beneficiato della giornata di tregua del duello tra Barreda e Coma, che hanno passeggiato a braccetto per gran parte della tappa. Il fortissimo Pilota del Qatar ha vinto la sua terza tappa, su sei disputate, ma soprattutto “regolato” l’euforia del Campione del Mondo Vladimir Vasilyev che, dopo aver vinta la tappa precedente, ha pagato con gli interessi l’irriverenza al “Principe” distruggendo metà della macchina e sparendo dalle parti alte della generale. Al-Attyia può ben dire, ormai, di aver dato una lezioni a tutti tranne che a Giniel Devilliers, l’unico Pilota che ancora gli regge in qualche modo il passo.

 

 

dakar 2015 tappa 5  (9)
Il 10 gennaio le moto sono ferme al bivacco per la giornata di riposo

La rivelazione: Toby Price

Con i Campioni “a toda velocidad” non c’è spazio per nessuno, ma in condizini come quelle di oggi Toby Price può sfiorare il colpaccio, e Pablo Quintanilla mandare in delirio i suoi connazionali dominando la prima parte della Speciale partita da Antofagasta.

Il bivacco è ai piedi di un muro di dune, un “classico” campo della Dakar sudamericana. Non è diverso dagli altri, un quadrato di terra spianata e organizzata, circondata di rete e filo di ferro e senza un filo d’erba o un albero per un’ombra simbolica. Ufficiali e ricchi andranno per due giorni in Albergo (le strutture ricettive della pur grande e organizzata città sono state saturate), privati e sfigati cuoceranno al sole respirando sabbia e polvere. La Dakar che vede sparire i più puri ormai non più in grado di sostenere certi costi, rinnegando se stessa.

 

Auto e moto a ruoli invertiti

La novità è che per un giorno i motociclisti non parteciperanno alla cerimonia di accensione dei motori, lasciando che siano i colleghi automobilisti a occupare l’intera scena sportiva. Ma quando le auto torneranno dalla Bolivia le parti saranno invertite.

A chi fa bene la giornata di riposo? Più o meno a tutti dopo una settimana di gara, ma a qualcuno forse più che ad altri.
A Marc Coma farà bene, certamente. Per studiare con precisione, insieme alla Squadra ufficiale KTM, lo schema d’attacco per sbarazzarsi di Jaon Barreda. A Coma servirà anche sbarazzarsi della sensazione che questa Dakar sia partita, per lui, con il piede sbagliato, e non per colpa o demerito suoi, ma per pura, o colposa sfortuna. Durante la seconda tappa, la mousse della sua ruota posteriore è andata in fusione, e un altro Pilota che non avesse l’esperienza di Marc sarebbe arrivato sul cerchio. Nella tappa di Iquique, invece, gli è andata peggio quando, trecento metri dal via della PS, Marc si è avventato contro un ostacolo segnalato dal road book con gli esclamativi di “pericolo 1”. Quando si è accorto dell’errore del road book era troppo tardi, ha frenato con tutte le energie ma la moto è scivolata dentro una buca. Una volta ripartito, e resosi conto che non poteva ottenere di più che una manciata di rischi, Coma ha allentato la pressione, lasciato che Barreda lo raggiungesse e chiuso il discorso tattico. Nessuno dei due Piloti ha quindi deciso di prendere l’iniziativa, la media si è abbassata e Helder Rodrigues, finalmente in giornata senza guai, ha vinto e riportato il sorriso sulla sua faccia triste.

 

dakar 2015 tappa 5  (17)
Alessandro Botturi

 

La giornata di riposo farà bene a Alessandro Botturi per guarire almeno un po’ le vesciche che gli sono venute alle mani per controllare la nuova Yamaha WR450 Rally, troppo scorbutica e non ancora a punto su questi tipi di terreno, e farà bene ai tecnici del Team ufficiale Yamaha che cercheranno in tutti i modi di portare l’assetto al livello dell’incredibile motore.
Viladoms e Faria, la giornata di riposo è l’occasione di ripensare agli errori madornali, soprattutto Viladoms che ha anche saltato un timbro a un controllo di passaggio, e rimettersi in coda diligentemente. Senza più velleità di successo, i due Piloti iberici saranno anche più disponibili ad accettare le condizioni di Marc.
Bene per Matthias Walkner, che avrà l’occasione di “succhiare” un poco di buona esperienza da Heinz Kinigadner, venuto in Cile apposta insieme al figlio Hannes. E naturalmente la giornata di riposo farà bene a Joan Barreda per sedimentare la più bella settimana di Dakar da quando vi partecipa.


Se c’è, invece, una categoria di “dakariani” cui la giornata di riposo non porterà alcun cambiamento, bene, allora è quella dei tecnici e dei meccanici, che non riposeranno affatto. Per lo “squadrone” di sostegni alla Dakar la sola differenza rispetto alla giornata “standard” è quella di non dover aggiungere al lavoro il peso del trasferimento giornaliero. Se poi, una volta che le moto sono sotto il telone al riparo dell’umidità, avanza qualche ora, tanto meglio.

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