Dieselgate, nuovo capitolo: nel mirino ora c’è Fiat-Chrysler, chiesto un quarto processo per truffa

Dieselgate, nuovo capitolo: nel mirino ora c’è Fiat-Chrysler, chiesto un quarto processo per truffa
Pubblicità
Il tribunale di Parigi punta il dito sull'ex gruppo italo-americano per presunte manipolazioni sulle emissioni tra il 2014 e il 2017. Nel mirino c'è il motore multijet
21 luglio 2025

Il 30 giugno scorso, il Parquet di Parigi ha richiesto ufficialmente l’apertura di un quarto processo per truffa ai danni dei consumatori, questa volta contro Fiat-Chrysler Automobiles (FCA). La casa automobilistica, oggi parte del colosso Stellantis, si aggiunge così alla lista dei gruppi già coinvolti: Volkswagen, Peugeot-Citroën e Renault.

Secondo fonti vicine al dossier, FCA è sospettata di aver commercializzato in Francia tra il 2014 e il 2017 diversi modelli diesel – tra cui Fiat 500X, Alfa Romeo e Jeep – dotati di motori Multijet II che avrebbero superato regolarmente i limiti legali di emissioni di ossidi di azoto (NOx), sostanze inquinanti legate all’insorgere di patologie respiratorie.

 

Emissioni “truccate” per superare i test

I pubblici ministeri francesi sostengono che i veicoli siano stati appositamente tarati per rispettare i limiti solo durante i test di omologazione, grazie a un software capace di riconoscere le condizioni artificiali del banco prova. In condizioni di guida reali, invece, i sistemi di depurazione funzionavano in maniera significativamente ridotta, provocando emissioni ben oltre la soglia consentita.

Un perito giudiziario ha chiarito che, sebbene non ci fosse una “strategia di rilevamento del ciclo” sofisticata come quella impiegata da Volkswagen, i sistemi di abbattimento delle emissioni erano comunque progettati per funzionare esclusivamente nei test, invalidando così l’omologazione tecnica e, secondo l’accusa, ingannando deliberatamente i consumatori.

Immediata la replica del legale di FCA, Me Alexis Gublin, che ha dichiarato all’AFP:

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

“Prendiamo atto delle richieste del ministero pubblico. Contesteremo l’integralità dell’argomentazione giuridica, che combatteremo punto per punto”

Di segno opposto la reazione delle associazioni dei consumatori. Charles Constantin-Vallet, avvocato della CLCV (Confederazione del consumo e della qualità della vita), ha espresso soddisfazione per le conclusioni della procura:

“È una tappa importante dell’inchiesta. Ora ci aspettiamo un rapido rinvio a giudizio e tempi brevi per il processo”

Anche l’avvocato Frederik-Karel Canoy, che aveva presentato le prime denunce già nel 2017, chiede che venga garantito un risarcimento pieno e non solo simbolico per i proprietari dei 38.144 veicoli coinvolti in Francia. Secondo gli atti, la vendita di questi modelli avrebbe generato per FCA un fatturato pari a circa 836 milioni di euro.

 

Precedenti negli USA e indagine aperta in Francia

FCA era già finita sotto i riflettori nel 2015, subito dopo lo scoppio dello scandalo Dieselgate con Volkswagen, e aveva raggiunto un accordo extragiudiziale con le autorità statunitensi nel 2019, versando fino a 515 milioni di dollari per chiudere le indagini. In Francia, il gruppo era stato messo sotto accusa nel 2021 dal polo giudiziario per la salute pubblica per “truffa sulle qualità sostanziali della merce, con pericolo per la salute umana o animale”.

La DGCCRF – l'autorità francese per la repressione delle frodi – aveva già denunciato nel 2017 una “strategia globale” da parte di FCA per progettare e vendere motori fraudolenti, sottolineando che, senza questi escamotage, i veicoli non avrebbero mai potuto ottenere l’omologazione.

In una nota, Stellantis ha ribadito che FCA “è fermamente convinta che i propri sistemi di controllo delle emissioni abbiano sempre rispettato le normative vigenti tra il 1° settembre 2014 e il 15 marzo 2017, e continuino a farlo”.

La decisione finale sulla celebrazione del processo spetterà ora al giudice istruttore. Ma la richiesta della procura rappresenta un chiaro segnale: le autorità francesi non intendono chiudere un occhio sulla manipolazione delle emissioni, e il Dieselgate continua ad allungare la propria ombra sull’industria automobilistica europea.

Pubblicità