FCA: conti 2016 positivi, ma preoccupano Trump e Diesel

FCA: conti 2016 positivi, ma preoccupano Trump e Diesel
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Bilancio positivo, Marchionne nel 2016 ha guadagnato quasi 11 milioni di euro. Il Gruppo preoccupato per le politiche avverse al Messico degli USA e dalla Brexit
1 marzo 2017

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E' stato un 2016 positivo quello di Fiat Chrysler, il cui fatturato consolidato è stato di 111 miliardi di euro, cioè in lieve aumento rispetto ai 110,6 del 2015; l’utile operativo netto (Ebit) è cresciuto a 6,05 miliardi dai 4,8 del 2015, mentre il risultato netto è stato di 1,8 miliardi di euro rispetto ai 93 milioni dell'anno precedente. 

Nel report annuale sono anche riportati i compensi dei manager: il più pagato è ancora Sergio Marchionne, che lascerà nel 2018. Marchionne ha percepito un salario di 3,6 milioni di euro, a cui vanno aggiunti incentivi per 6,1 milioni e altri compensi per 917.670 euro. Il totale dei guadagni 2016 per l'ad è di 10,6 milioni di euro. Al presidente John Elkann sono andati invece 2,4 milioni di euro.

Il 2017 per FCA si apre dunque con buone prospettive, ma ci sono alcuni aspetti legati alla presenza negli USA che potrebbero preoccupare gli investitori. Nella relazione 2016 vengono infatti confermate le indagini avviate dalla SEC (l'autorità USA che vigila sulla Borsa), dal Dipartimento di Giustizia e da alcuni procuratori di singoli stati per la questione dei motori Diesel con emissioni eccedenti le leggi americane aperta dall'EPA, per le quali potrebbero essere multe fino a 42.000 euro per ognuno dei circa 104.000 Jeep Grand Cherokee e Ram 1500 “fuorilegge”.

C'è poi il nodo Trump, che con la sua politica protezionista e avversa al Messico potrebbe avere un impatto negativo sulle casse di FCA. «Negli Stati Uniti i cambiamenti nelle posizioni politiche della nuova amministrazione presidenziale potrebbero influenzare il nostro business, in particolare nei confronti della produzione di veicoli al di fuori degli Stati Uniti per l'importazione negli USA ed in particolare da Canada, Messico e Italia. Prevedibili cambiamenti nelle normative fiscali potrebbero avere effetti avversi sulle nostre operazioni negli USA. Ad esempio, correntemente importiamo negli Stati Uniti pick up pesanti assemblati in Messico. Qualsiasi nuova politica e ogni misura da noi adottata rispetto ad essa potrebbe avere effetti avversi sul nostro business, sulle condizioni finanziarie e sui risultati», si legge nel report.

Preoccupa anche la Brexit: «Il referendum ha inoltre spinto le richieste ai governi di altri stati membri dell'Unione Europea a considerare l'uscita. Se un paese all'interno dell'eurozona finisse in default o si ritirasse dalla valuta, oppure, in circostanze più estreme, se l'euro fosse interamente abolito, l'impatto sui mercati di tutto il mondo e del business globale dell'azienda potrebbe essere immediato e significativo», è scritto sulla relazione.

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