Fiom: lo Stato entri in FCA

Fiom: lo Stato entri in FCA
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Daniele Pizzo
Il sindacato scrive al Governo e spinge per una nuova segmento B dopo l’addio alla Punto
4 giugno 2020

«Essendo Fca un’azienda strategica per l’economia nazionale sarebbe necessario (vista la presenza dello Stato francese in Psa) una presenza dello Stato nazionale (nelle forme e nei modi ritenuti opportuni) nel capitale azionario dell’azienda».

E’ questo uno dei punti proposti da Fiom-Cgil al Governo, contenuto nel report indirizzato oggi all’esecutivo dal sindacato dei metalmeccanici “Guidare il cambiamento”, un’analisi del settore auto odierno alla luce delle difficoltà già esistenti a cui si è aggiunta la crisi dovuta al Covid-19.

«Fca ha cambiato il «piano industriale» svariate volte nel corso degli anni premurandosi di spiegare come esso fosse uno strumento atto a raggiungere gli obiettivi finanziari esposti di volta in volta ai mercati. Fca ha sempre indicato al Governo e sindacati (italiani) che tali piani avrebbero previsto la «piena occupazione» (in Italia), ma al contempo utilizza da anni ammortizzatori sociali in quasi tutti gli stabilimenti», si legge nel documento.

Il sindacato propone anche alla dirigenza investimenti per un nuovo modello di segmento B (rimasto sguarnito dalla fine della produzione della Fiat Punto), la «la reindustrializzazione di aree industriali come Termini Imerese», una «massiccia campagna di rinnovamento della popolazione aziendale», e l’avvio di una nuova fase di «ricerca, sviluppo e produzione batterie per motopropulsione».

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