Ghosn: esilio dorato in Libano

Ghosn: esilio dorato in Libano
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Per l’ex ad di Nissan si prospetta una carriera da docente universitario nel Paese dei Cedri
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
1 ottobre 2020

Il manager di successo si ricicla come docente: la storia molto avventurosa negli ultimi anni di Carlos Ghosn si arricchisce di un nuovo capitolo.

Infatti a Beirut, dove si era rifugiato dopo la rocambolesca fuga dal Giappone nascosto nella custodia di un contrabbasso, con la compiacenza (sembra) di una compagnia area turca, e l’approdo in Libano, per Ghosn le preoccupazioni non sono finite.

Da un lato, infatti, c'era l’irritazione dello stesso Libano che si è trovato a gestire una patata bollente internazionale, vista la richiesta di estradizione avanzata dal Giappone e dall'altro le pressioni dell’Interpol, alla caccia del latitante.

Quest’ultimo, da parte sua, oltre a rivendicare le sue mosse compiute non «Per fuggire dalla giustizia, ma dall’ingiustizia» secondo le sue stesse parole, non ha mai nascosto il desiderio di poter approdare in Francia o in Brasile, nazioni delle quali ha il passaporto, per poter così scampare al pericolo di rimpatrio in Giappone, dove l’attende un tribunale.

Ora, complice anche la pandemia e l’inevitabile riduzione delle attenzioni mediatiche sull’argomento, le acque sembrano essersi calmate e per Ghosn la prospettiva di una permanenza in Libano più lunga del previsto è ormai concreta.

Così, guardandosi attorno, pare abbia accettato la proposta di un ruolo da docente arrivata dall’Université Saint-Esprit de Kaslik, ateneo privato a nord di Beirut.

Ghosn dovrebbe tenere corsi per sviluppare start-up, rilanciare il business di aziende obsolete, reinventare le strategie di realtà vicine al fallimento.

In una dichiarazione alla Reuters, Ghosn ha detto: «Terrò lezioni per aiutare il rilancio di attività produttive sostenendo l’imprenditoria e la creazione di nuovi posti di lavoro; la società cresce con nuove strategie di business». 

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