Gigafactory Termoli: Stellantis temporeggia e i soldi del PNRR se ne vanno altrove

Gigafactory Termoli: Stellantis temporeggia e i soldi del PNRR se ne vanno altrove
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I ritardi e le incertezze fra i soci del consorzio per costruire la Gigafactory a Termoli hanno causato la rottura degli accordi per i fondi PNRR, che saranno destinati altrove, secondo il Ministero
18 settembre 2024

Il progetto della Gigafactory di Termoli, una delle infrastrutture chiave per la produzione di batterie per veicoli elettrici in Italia, non avrà i fondi del PNRR, che erano essenziali per la realizzazione dell'opera. Questa la decisione del ministro Adolfo Urso dopo aver constatato che i progetti in capo al Consorzio ACC (Stellantis, Mercedes e Total Energies) tardano e non vedono uno sbocco realizzativo. Un pesante impatto economico per mancato rispetto delle scadenze previste. I fondi del PNRR, pari a 200 milioni di euro, avrebbero dovuto finanziare in parte il progetto, un colpo potenzialmente devastante per un’iniziativa così ambiziosa. Il valore complessivo dell'investimento avrebbe dovuto essere di 2 miliardi di euro, di cui oltre il 25% erano a carico del Governo, con 400 milioni di euro di investimenti statali e 200 del PNRR.

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Cos'è (o cos'era) la Gigafactory di Termoli

Il termine Gigafactory, coniato da Tesla, è oramai divento un sostantivo: un grande impianto di fabbricazione per batterie destinate alle auto elettriche, in questo caso una delle più grandi in Europa con una capacità produttiva stimata in 40 GWh all'anno. Faceva parte di un piano più ampio per accelerare la transizione verso la mobilità elettrica ed è co-gestita da una società con Stellantis, Mercedes e Total, (ACC, Automotive Cells Company). La fabbrica avrebbe dovuto garantire una produzione sostenibile di batterie avanzate per i veicoli elettrici, riducendo la dipendenza europea da fornitori extra-europei, in particolare dalla Cina. La La perdita dei fondi PNRR per la Gigafactory di Termoli potrebbe essere un colpo fatale per il progetto e mettere in dubbio la capacità dell'Italia di essere competitiva nel settore delle batterie per veicoli elettrici, oltre ad impattare sulle opportunità di lavoro e sviluppo economico per la regione Molise, dove l’impianto avrebbe dovuto sorgere e che avrebbe dato lavoro a 1800 persone. Il Ministro non ha escluso che più avanti, quando i progetti saranno più definiti, si possa intervenire con altre risorse. Una delle cause dei ritardi nel progetto potrebbe essere la chimica delle batterie da produrre: inizialmente la fabbrica avrebbe dovuto puntare sulle agli ioni di litio, più energetiche e costose, ma la richiesta del mercato è per vetture economiche e questo comporterebbe un cambio radicale nel progetto passando alle batterie LFP (litio - ferro- fosfato).

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