Gilles Villeneuve: 30 anni di "Febbre"

Gilles Villeneuve: 30 anni di "Febbre"
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  • di Claudio Pavanello
Sono passati già trent'anni dalla scomparsa di uno dei piloti più popolari ed amati che la F1 "moderna" abbia mai conosciuto, ma la Febbre Villeneuve "brucia" ancora
  • di Claudio Pavanello
7 maggio 2012
L’otto maggio 1982 è un giorno indelebile nella memoria degli appassionati. Ma la scomparsa di Gilles coinvolse in un cordoglio inaspettato e sincero il Paese intero: tutti, dappertutto, parlavano dell’incidente.
 
Per capire bisogna contestualizzare: nel 1982 la Formula 1 era uno sport facile ai lutti, che nel decennio precedente aveva mietuto una dozzina di vittime e meno di due anni prima aveva visto liquidare in poche righe il sacrificio di un ottimo pilota come Depailler, portacolori dell’Alfa Romeo.

Messaggio forte, anche senza Social

Il Telegiornale diede informazioni sull’incidente di Villeneuve come terza notizia; non c’era internet, non c’erano i Social, non c’erano i telefonini per rilanciare, amplificare ed esagerare il cordoglio, che sembrava dover essere confinato agli appassionati, così come era stato ad esempio per Ronnie Peterson, pilota che peraltro aveva vinto molto più di Villeneuve.
 
Non fu così, e gli stessi media vennero colti di sorpresa da quanto questo schivo canadese, spesso violentemente criticato per la sua guida irruenta, avesse fatto breccia nel cuore degli italiani, sebbene allora la copertura mediatica fosse ridicola rispetto ad oggi.
 
“Coraggioso” e “generoso” erano le parole che si sentivano più spesso sulle labbra delle persone: Villeneuve non parlava bene l’italiano, ma aveva saputo con le sue imprese emozionare tutti. 
gilles villeneuve (20)
Gilles non si arrendeva mai, dava sempre il massimo e non aveva paura nel raggiungere e superare i limiti

Non si arrendeva mai

Nonostante si trovasse spesso a correre con una monoposto inferiore, ad esempio la famigerata T5, Gilles non si arrendeva mai, dava il massimo, non aveva paura nel raggiungere e superare i limiti; un comportamento in pista che si sposava invece con un carattere mite e generoso nel paddock.

Entrò subito nel cuore. Nonostante i risultati

In tanti si erano immedesimati in questo piccolo, sconosciuto ed indifeso pilota chiamato a sostituire sua maestà Lauda, nel suo inizio disastroso, nella mortificazione degli incidenti continui, nella frustrazione di una casella punti sconsolatamente ferma, mentre il compagno Reutemann era sempre davanti. Il suo ormai imprevisto riscatto e le prime vittorie furono di conseguenza condivise con gioia genuina e Gilles entrò nel cuore di tante persone: chiunque si trovava a lottare, a  faticare, a sbrogliare situazioni difficili aveva un nuovo eroe sportivo cui ispirarsi. 

Benzina sul fuoco della passione

Se queste sue caratteristiche avevano fatto breccia nell’uomo comune, per il tifoso erano benzina sul fuoco della passione. I ferraristi erano grati a Scheckter per avere riportato il titolo a Maranello, ma il loro cuore batteva per Gilles, che era la esatta trasposizione di come ciascuno di loro si sarebbe immaginato al suo posto: sempre al massimo, piede giù in ogni occasione, anche contro i jet di Aviano e con ogni mezzo, compresa la sua ammaccatissima 308 stradale.



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L'ultima immagine di Gilles Villeneuve a pochi istanti dal contatto contro la March di Jochen Mass

Febbre altissima

Era la “febbre Villeneuve”, che in certe occasioni, tipo le due pazzesche vittorie del 1981, raggiunse temperature elevatissime. Il rammarico dei suoi tifosi è quello che sia scomparso nell’anno in cui la Ferrari avrebbe potuto consentirgli di arrivare al titolo: la 126c2 fu una delle migliori monoposto di Maranello e proprio da Zolder, vietati i trucchi regolamentari dei team inglesi, si dimostrò quasi imbattibile.
 
Una cosa che da sottolineare è che Gilles era si un funambolo, ma anche e soprattutto un ottimo pilota: quando la vettura lo consentiva era solito portare a casa punti pesanti, e basti citare il 1979, in cui  cedette il titolo al compagno Scheckter, prima guida e molto più esperto, per pochissimo: senza il semiasse rotto a Monaco forse la storia del mondiale avrebbe potuto essere diversa. E proprio nel ’79 Gilles dimostrò anche tutta la sua lealtà alla squadra, piegando il suo carattere agli ordini di scuderia.

Patrimonio Ferrari, anche se...

L’incomprensione con Jochen Mass, che abbiamo maledetto mille volte, ha legato indissolubilmente la storia del canadese con quella della Ferrari; dopo i fatti di Imola, probabilmente Gilles per il 1983 sarebbe salito su di un'altra monoposto, forse quella di un team che intendeva fondare in collaborazione con il tecnico Ducarouge. Un divorzio che avrebbe sconvolto i tifosi.
gilles e jaques villeneuve
Gilles Villeneuve con il figlio Jaques: diventerà campione del mondo di F1 nel 1997
 
Gilles ha vinto infinitamente meno di Schumacher, ma per i ferraristi che l’hanno amato, quindici anni dopo, nel 1997, vedere il tedesco arenarsi nella ghiaia e quel piccolo ragazzino che ricordavano nelle foto dell’epoca giocare sui gradini del camper di papà Gilles involarsi verso il mondiale, è stato crediamo tutt’altro che doloroso. 
 
La febbre non è mai scomparsa
 
Salut Gilles!

 

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