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Dopo oltre sei settimane di paralisi totale, Jaguar Land Rover (JLR) è pronta a riaccendere le linee di produzione. La società britannica, di proprietà del gruppo indiano Tata Motors, aveva dovuto sospendere ogni attività a partire dal 1° settembre, a causa di un attacco informatico che aveva bloccato i sistemi IT a livello globale.
La ripartenza avverrà mercoledì 8 ottobre, in modo graduale e controllato, con le prime attività che riprenderanno presso lo stabilimento motori di Wolverhampton e il centro batterie di Birmingham, seguiti dai reparti di stampaggio di Castle Bromwich, Halewood e Solihull.
A Solihull, JLR riattiverà anche la carrozzeria, la verniciatura e il centro logistico, che riforniscono le operazioni globali del marchio. Entro la settimana è previsto il riavvio della produzione veicoli, a partire dai modelli Land Rover Defender e Discovery nello stabilimento di Nitra (Slovacchia), seguiti dalle Range Rover e Range Rover Sport prodotte a Solihull.
La società ha precisato che la riapertura sarà “controllata e graduale”, per garantire la sicurezza informatica e la stabilità operativa. Nel frattempo, JLR ha lanciato un nuovo programma di finanziamento per pagare in anticipo i fornitori “qualificati”, così da sostenere la loro liquidità a breve termine.
Molte aziende dell’indotto, infatti, hanno dovuto sospendere personale o rallentare le attività durante il blocco produttivo. Il CEO Adrian Mardell ha definito la ripartenza “un momento importante per tutti i nostri stakeholder”, ringraziando i dipendenti per l’impegno e la resilienza dimostrata.
“I nostri fornitori sono centrali per il successo di JLR – ha dichiarato Mardell –. Per questo abbiamo attivato un nuovo schema di finanziamento che ci permette di pagarli in anticipo, sfruttando la solidità del nostro bilancio per aiutarli a superare questa fase complessa.”
Secondo le stime del professor David Bailey, esperto di economia industriale, il fermo delle attività sarebbe costato a JLR fino a 5 milioni di sterline al giorno, con un impatto complessivo che potrebbe superare i 50 milioni di sterline a settimana.
Il governo britannico ha deciso di intervenire direttamente, garantendo un prestito da 1,5 miliardi di sterline per aiutare l’azienda e la sua rete di circa 700 fornitori, che impiegano oltre 150.000 lavoratori in tutto il Paese. Il finanziamento sarà emesso da una banca commerciale ma garantito dallo Stato attraverso il programma Export Development Guarantee (EDG), con rimborso previsto in cinque anni.
Il segretario al Commercio Peter Kyle ha sottolineato che l’intervento “proteggerà migliaia di posti di lavoro qualificati nel West Midlands, nel Merseyside e in tutto il Regno Unito”, mentre la cancelliera Rachel Reeves ha aggiunto che l’operazione “tutelerà un pilastro fondamentale dell’industria automobilistica britannica”.
L’attacco del 1° settembre, rivendicato dal gruppo Scattered Lapsus$ Hunters, aveva messo fuori uso i sistemi di gestione interna di JLR, impedendo persino la registrazione di nuovi veicoli nei concessionari. L’azienda aveva immediatamente disattivato le proprie reti informatiche per contenere la minaccia e prevenire la sottrazione di dati sensibili.
Secondo quanto emerso dalle indagini, gli hacker avrebbero sfruttato una vulnerabilità nel software SAP NetWeaver, già segnalata a inizio anno dalle autorità di sicurezza informatica statunitensi. Non è ancora chiaro quali dati siano stati compromessi, ma JLR ha confermato che “alcune informazioni” risultano “potenzialmente coinvolte” e che i clienti interessati saranno contattati direttamente.
Dopo settimane di blocco e difficoltà per tutta la filiera, JLR prova dunque a voltare pagina. Il ritorno in produzione dei modelli Range Rover, Defender e Discovery rappresenta un segnale di fiducia per l’intera industria automobilistica britannica, oggi impegnata a rafforzare la resilienza digitale dopo un attacco che ha mostrato la vulnerabilità anche dei grandi costruttori globali.
Fonte: Autocar