L'India sarà la nuova Cina: Honda e Toyota vogliono un polo produttivo per le loro auto

L'India sarà la nuova Cina: Honda e Toyota vogliono un polo produttivo per le loro auto
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Le case giapponesi investono miliardi per trasformare l’India nel nuovo centro globale di produzione e sviluppo
6 novembre 2025

Le grandi case automobilistiche giapponesi stanno riscrivendo la geografia dell’industria mondiale. Dopo anni di dominio cinese nella produzione e nell’export, Toyota, Honda e Suzuki stanno spostando i propri investimenti verso l’India, ormai terzo mercato automobilistico del pianeta. Un cambio di rotta epocale che vale oltre 11 miliardi di dollarie che segna la progressiva fuga del Giappone dalla dipendenza industriale dalla Cina.

L’obiettivo è chiaro: fare dell’India un hub produttivo e tecnologico per i prossimi decenni. Il Paese guidato da Narendra Modi offre costi di manodopera bassi, una forza lavoro immensa e, soprattutto, un contesto politico favorevole alle aziende straniere. Mentre in Cina infuria una guerra dei prezzi tra costruttori di auto elettriche come BYD, l’India resta quasi chiusa alle case automobilistiche cinesi, offrendo a Toyota, Honda e Suzuki un mercato protetto e in forte crescita. Secondo gli analisti, per i marchi giapponesi si tratta di un rifugio strategico e redditizio, con margini migliori e meno concorrenza diretta rispetto al colosso asiatico.

Toyota punta tutto sull’India: produzione locale e nuovi modelli

Toyota ha deciso di radicarsi in profondità nel mercato indiano. L’azienda ha annunciato una serie di investimenti per oltre 3 miliardi di dollari destinati all’espansione della produzione nello stabilimento nel sud del Paese e alla costruzione di una nuova fabbrica nello stato del Maharashtra, operativa entro il 2030. Il gruppo prevede di aumentare la capacità produttiva a oltre 1 milione di veicoli l’anno e di lanciare 15 nuovi modelli entro la fine del decennio, portando la sua quota di mercato dall’attuale 8% al 10%.

Il presidente Koji Sato ha definito l’India “un mercato chiave per la crescita futura”, sottolineando come Toyota stia lavorando con fornitori locali per ridurre i costi dei componenti ibridi e sviluppare tecnologie pensate per le esigenze del pubblico indiano. “Non è più il tempo delle specifiche globali, ha detto un dirigente, ma di quelle locali”. Parallelamente, gli investimenti giapponesi nel settore dei trasporti in India sono cresciuti di sette volte tra il 2021 e il 2024, mentre in Cina si sono ridotti dell’83%.

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Modi e gli incentivi che cambiano le regole del gioco

Il governo indiano gioca un ruolo decisivo in questa trasformazione. Con una crescita media dell’8% negli ultimi tre anni fiscali, l’esecutivo di Modi ha lanciato una serie di incentivi per attrarre produttori stranieri e rafforzare le esportazioni. Nel 2024 l’India ha prodotto 5 milioni di auto, di cui 800.000 esportate, con un incremento del 15% rispetto all’anno precedente.

Ma il vero vantaggio competitivo per Toyota, Honda e Suzuki è la barriera all’ingresso per i costruttori cinesi: restrizioni sugli investimenti e regole protezionistiche che impediscono l’espansione di marchi come MG Motor e BYD. “È una benedizione sotto mentite spoglie per i produttori giapponesi”, spiega Gaurav Vangaal di S&P Global Mobility. In questo contesto, i colossi locali come Tata Motors e Mahindra & Mahindra continuano a crescere, ma il mercato resta aperto e in pieno fermento.

Honda e Suzuki: l’India come trampolino globale

Anche Honda e Suzuki si preparano a sfruttare al massimo il potenziale indiano. Honda, che già domina il mercato delle due ruote, intende rafforzare la produzione di auto nel Paese e farne la base di esportazione per la sua nuova gamma elettrica “Zero Series”, destinata anche a Giappone e Asia a partire dal 2027. Il CEO Toshihiro Mibe ha confermato che India, Stati Uniti e Giappone saranno i tre pilastri strategici del marchio nel futuro prossimo.

Suzuki, attraverso la sua controllata Maruti Suzuki, già leader di mercato con quasi il 40% delle vendite interne, ha annunciato un maxi investimento da 8 miliardi di dollari per portare la capacità produttiva locale da 2,5 a 4 milioni di vetture all’anno. “Vogliamo trasformare l’India nel principale hub globale di Suzuki, ha dichiarato il presidente Toshihiro Suzuki, aumentando anche l’export verso i mercati internazionali”. Con questi piani, le case giapponesi non solo cercano un nuovo polo produttivo, ma ridisegnano il futuro dell’industria automobilistica mondiale.

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