L’Unione Petrolifera vede nero e... cambia nome!

L’Unione Petrolifera vede nero e... cambia nome!
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Previsioni drammatiche: nel 2020 consumi a picco (-15%) e 6 miliardi di euro persi dallo Stato per mancati incassi di IVA ed accise
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
7 ottobre 2020

Partiamo dalle notizie positive: l’Unione Petrolifere cambia nome e si trasforma in Unem, sigla per Unione Energie per la Mobilità.

Una scelta dalla forte valenza simbolica: dopo oltre settant’anni di attività l’associazione dell’industria dei petrolieri italiani cancella dal suo nome il riferimento diretto al mondo del greggio e sposa la linea della transizione energetica.

Un deciso cambio di rotta, forse imposto e certo accelerato dai numeri che questo 2020 porta in dote: l’ex Unione Petrolifera, infatti, prevede che l’anno in corso chiuderà con un -15% dei consumi di prodotti derivati dal greggio rispetto al 2019, calo dovuto in gran parte alla ridotta domanda di gasolio per autotrazione, benzina e carboturbo.

«Per valutare l'impatto del Covid-19 sui consumi petroliferi - ha detto il presidente Claudio Spinaci durante l’assemblea annuale dell'Associazione - abbiamo elaborato un modello dinamico che fornisce indicazioni sulle evoluzioni future, aggiornato costantemente non solo con i nuovi dati via via rilasciati, ma anche tenendo conto dell'evoluzione del quadro macroeconomico e delle misure di contenimento della pandemia. Sulla base delle stime «per il 2020 ci si attende un calo complessivo di circa 9 Mton, pari ad -15%, di cui 3,4 Mton dal gasolio motori, 1,2 dalla benzina e 3 dal carboturbo. Quest’ultimo, in particolare, ha subito la contrazione maggiore a causa della diffusione della pandemia, non solo per le restrizioni nazionali, ma soprattutto per quelle internazionali, che hanno di fatto azzerato il flusso turistico, che rappresenta circa il 70% dei consumi di jet fuel».

Spinaci ha definito la crisi «devastante, perché alla crisi della domanda legata all'emergenza sanitaria si è aggiunto il crollo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali, che si è ridotto in due settimane del 60%. Questi fattori hanno generato in pochi giorni un ammanco di cassa per il settore superiore ai 4 miliardi e perdite economiche rilevanti. La situazione è parzialmente migliorata con l'uscita dal lockdown totale, ma per l'Italia resta ancora fortemente deficitaria».

In Italia, nei primi nove mesi, i prezzi industriali sono stati più bassi dei prezzi equivalenti a livello europeo: attualmente, al netto delle tasse, sono inferiori alla media dell'area euro.

L'elevato costo alla pompa per gli automobilisti italiani è dovuto alla componente fiscale: il maggior onere fiscale è ora pari a 11 centesimi euro/litro per la benzina e 14,6 per il gasolio e gli automobilisti italiani pagheranno nel 2020 un extracosto fiscale di oltre 4 miliardi di euro rispetto ai consumatori dell'area euro.

Ma per effetto del crollo dei consumi, il gettito delle accise sui carburanti nel 2020 si stima sarà inferiore di 4 miliardi rispetto al 2019, a cui si aggiungono almeno altri 2 miliardi di mancato incasso dell’IVA.
 

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