La verità sui pignoramenti per le multe non pagate

La verità sui pignoramenti per le multe non pagate
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  • di Luciano Lombardi
Tra bufale e smentite (compresa quella del premier Conte), l'allarme scatenato dall'ennesimo emendamento poco chiaro nell'iter della Leggi di Bilancio 2020
  • di Luciano Lombardi
21 novembre 2019

Come al solito, ogni anno, in questi tempi monopolizzati dall'iter per l'approvazione della Manovra di Bilancio c'è una certa quantità di emendamenti troppo complessi o troppo poco chiari che scatenano allarmi.

L'ultimo della serie è quello che propone di estendere gli accertamenti esecutivi anche ai tributi locali, trasformando così i Comuni e le Province in soggetti deputati alla riscossione, come l'Agenzia delle Entrate e la vecchia Equitalia, per intenderci.

Prevede questo tipo di funzionamento: dopo aver ricevuto l'avviso di accertamento e l'intimazione a pagare, scattano i 60 giorni di tempo per fare ricorso, dopodiché l'atto diventerà esecutivo e gli enti incaricati potranno procedere con le azioni per il recupero del denaro. Tra queste, la norma include anche il pignoramento del conto corrente, dello stipendio e il fermo dell'auto, e lascia intendere che nell'elenco dei non pagamenti soggetti a riscossione coatta ci siano anche le multe.

Apriti cielo. Per evitare che la pioggia di commenti allarmati si potesse trasformare in una bufera è dovuto intervenire il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha smentito l'esistenza di una norma del genere: “Non mi risulta nulla di simile, i cittadini non si devono preoccupare”, ha dichiarato. Dopodiché, si è mosso anche il Senato che ha escluso l'eventualità in una nota pubblicata ad hoc.

Di sicuro non è finita qui, non resta che attendere la prossima modifica e vedere che ne sarà al momento dell'approvazione definitiva della Legge.

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